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Decolonizzare l’immaginario: intervista a Gloria Germani, filosofa e attivista del movimento per la Decrescita Felice

Consapevolezza e Spiritualità

Decolonizzare l’immaginario: intervista a Gloria Germani, filosofa e attivista del movimento per la Decrescita Felice

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Decolonizzare l’immaginario: intervista a Gloria Germani, filosofa e attivista del movimento per la Decrescita Felice

Collasso climatico e COVID-19 mostrano come la cultura del progresso sia arrivata al capolinea: come invertire la rotta? 


Redazione - Scienza e Conoscenza - 17/08/2020

 Questo articolo è tratto da Scienza e Conoscenza 73.

«Non sarebbe meglio avere meno, ma il giusto? Avere tutti meno, ma avere tutti qualcosa? Oggi invece la gente lavora a ritmi spaventosi per produrre cose perlopiù inutili, che gli altri lavorano a ritmi spaventosi per poter comprare. Questo è ciò che dà soldi alle multinazionali, alle industrie, ma non dà felicità alla gente. Io trovo che in italiano c’è una parola che è molto più calzante della parola felice. È “contento”. Accontentarsi. Chi si accontenta è un uomo felice. Perché questo sistema fondato sulla crescita dei desideri – c’è sempre un desiderio che per te è irraggiungibile – è un automatico meccanismo di infelicità». 

È con questa frase del suo maestro Tiziano Terzani che Gloria Germani ci ha risposto, quando io e Valerio Pignatta le abbiamo chiesto che cosa fosse per lei la resilienza. Gloria Germani è filosofa, profonda conoscitrice del pensiero occidentale e orientale e attivista del Movimento per la Decrescita Felice e del Movimento Italiano per l’Ecologia Profonda: abbiamo letto in anteprima le bozze del nuovo libro a cui sta lavorando – dal titolo La Verità della Decrescita – e abbiamo pensato che nessuno meglio di lei potesse dare una lettura lucida e senza sconti del momento storico che stiamo attraversando. 

La Redazione: Il collasso climatico e la pandemia del 2020 sono la cartina al tornasole della crisi della società occidentale moderna: qual è la narrazione che ne è il fondamento e che andrebbe, a tuo avviso, messa in discussione? 
Gloria Germani: Nella storia del pianeta terra si sono alternate 5000 diverse civiltà, o modelli culturali. Pensiamo alla civiltà egiziana, greca, azteca, maya, mesopotamica, cinese, indiana per citare le più conosciute. Tra tutte queste, solamente la civiltà occidentale moderna ci ha condotti in tempi molto brevi (meno di 200 anni) al collasso climatico. Con altre parole, solo cinque generazioni tra Novecento e Duemila – sulle 10.000 che ci separano dalla comparsa dell’Homo Sapiens – hanno prodotto emissioni di CO2 tali che entro il 2050 la sopravvivenza dell’uomo sarà drasticamente compromessa, mentre già adesso è scomparso il 75% delle specie viventi. La maggior parte degli studi dimostra inoltre che la pandemia di COVID-19 è legata alla distruzione degli ecosistemi e all’inquinamento nelle sue varie forme. Questi risultati contraddicono del tutto la fede che la civiltà occidentale moderna sia l’unica civiltà arrivata alla scienza e alla vera conoscenza del mondo. Occorre mettere radicalmente in dubbio questa narrazione, che in realtà si erge sul paradigma della scienza cartesiano-newtoniana che dall’ambito fisico-filosofico è passata a tutti i settori del sapere moderno: dalla medicina, alla biologia, alla chimica, dalle scienza sociali, all’agraria e all’economia. 

La Redazione: Cos’è questo paradigma cartesiano-newtoniano esattamente? 
Gloria Germani: Agli inizi del Settecento Cartesio, Newton e gli altri padri della cosiddetta modernità ci hanno convinto che l’unica verità è rintracciabile nei fenomeni empirici, che sono esterni all’io che studia. Esiste una realtà oggettiva che è misurabile, calcolabile, numerabile – indipendente dal soggetto – che è comprensibile tramite una frammentazione, una separazione delle parti in segmenti sempre più piccoli. Questa specializzazione ha portato alla scoperta di nessi causa-effetto e ha dato luogo alla nascita delle più svariate industrie, ma ha fatto dimenticare totalmente le ripercussioni sull’intero sistema. Si è passato sotto silenzio il fatto che le ricerche della fisica, dopo gli anni Venti, hanno dimostrato che non esiste una realtà oggettiva, spazio e tempo non hanno realtà di per sé, ma ogni azione, come ogni espediente industriale, ha ripercussioni sulla totalità del sistema vivente. L’allarme lanciato da Capra nei Il Tao della Fisica e Il punto di Svolta negli anni Ottanta è stato silenziato, cosi come gli studi degli anni Settanta che avevano previsto il collasso climatico a partire dal 2020. E da qui che occorre ripartire, con le conseguenze alla mano. 

La Redazione: È davvero necessario buttare via un intero paradigma o il punto è capire i limiti entro i quali può funzionare? Serge Latouche diceva: «Non ci opponiamo ciecamente al progresso, ma ci opponiamo al progresso cieco»... 
Gloria Germani: A mio avviso l’idea che esista un progresso nel tempo che porta da forme inferiori a forme superiori è l’idea più pericolosa, perché di fatto è questa che giustifica ogni innovazione scientifico-tecnologica e il suo lancio sul mercato, ignorando del tutto le sue conseguenze sull’ecosistema e il principio di precauzione. Su questo tema rimando al bellissimo studio di Capra e Mattei, L’ecologia del diritto, in cui si dimostra come tutta la giurisprudenza moderna, nata nell’Ottocento, si basa sull’errore del paradigma cartesiano-newtoniano – in sintesi l’illusoria separazione tra ego e mondo – e sull’accento posto sul diritto individuale e non sui beni comuni. 

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Ovviamente c’è stata un’evoluzione delle forme viventi e l’Homo Sapiens è il risultato dell’evoluzione dalla scimmia (contrariamente a ciò che riteneva la teologia cristiana), ma dal Settecento l’uomo occidentale ha confuso la cultura industriale nascente con una naturale forza evolutiva. Se sconfiggiamo l’idea di progresso, potremo vagliare ogni novità e ogni attività industriale con una ottica completamente diversa. Latouche ha lanciato la grande corrente della decrescita proprio perché riteneva che lo “sviluppo sostenibile” fosse un’assurda ninna nanna. Inoltre oggi sappiamo che se, sotto la spinta del progresso e dello sviluppo, tutta la popolazione del pianeta adottasse gli stessi consumi energetici degli americani, avremmo bisogno di sei pianeti, e ne abbiamo uno solo....

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La redazione di Scienza e Conoscenza è composta da giornalisti e responsabili di collana che collaborano con autori e ricercatori esperti nei... Leggi la biografia
La redazione di Scienza e Conoscenza è composta da giornalisti e responsabili di collana che collaborano con autori e ricercatori esperti nei campi della Medicina Integrata, della Consapevolezza e della Fisica Quantistica.    Leggi la biografia

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