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Il LHD e l'ATTESA del BOSONE di HIGGS


Massimo Corbucci - 01/01/2016

Nell’Ottobre del 2000, al C.E.R.N. di Ginevra, sembrava imminente la “cattura” della particella che crea tutto ciò che esiste e c’era aria di festa per il Nobel, che avrebbe coronato la teoria di Higgs e i colossali investimenti economici. Poi ha fatto capolino un nuovo concetto: Il Vuoto Quantomeccanico.

Nelle questioni scientifiche deve essere privilegiata la verità e non la convenienza e ormai la scoperta del Vuoto Quantomeccanico non può essere fatta passare per un’ipotesi fastidiosa, che è meglio nascondere, altrimenti non si potranno mai più riprendere i lavori sulla particella di Dio.

È proprio da qui che debbo partire, per spiegare come sono arrivato nel Marzo 1999 alla scoperta del Vuoto Quantomeccanico.

È stata infatti una scoperta fatta per “serendipità”, come si dice quando si trova qualcosa di interessante, mentre si cercava tutt’altro.

Quello che si cercava era la struttura degli Shell leptonici dell’atomo (tecnicamente: ordine di Riempimento dei Livelli Atomici) e la disposizione dei barioni nel nucleo (tecnicamente: come sono messe affiancate e sovrapposte le particelle sub-nucleari che compongono il più grande nucleo del più grande atomo possibile. Una specie di Tavola Periodica delle particelle!).

Lavoravo dal 1976 sull’Ordine di Riempimento dei Livelli Atomici e quello che avevo realizzato a Dicembre di quell’anno riportava l’ultimo elettrone sul livello quantico 8, nell’ultimo orbitale al numero atomico 112.

Dovetti nascondere le mie carte a quel tempo in quanto proprio quell’anno veniva inaugurato in Germania il più potente Acceleratore Atomico della Terra, costruito per montare a mezzo di fusione nucleare l’atomo con 114 protoni: il trans-uranico “finalmente” stabile.

Dal 1976, anno in cui fu acceso l’UNILAC (Enorme accelleratore “freddo”), seguii con trepidazione le vicende di quella immensa macchina per montare atomi, installata nella città di Darmstadt, perché ero certissimo di aver risolto l’equazione di Schrödinger correttamente e che non poteva esistere l’atomo con 114 protoni, per il limite strutturale a 112.

Dopo più di 2 anni i Fisici Tedeschi scrissero un accorato annuncio confessione su Le Scienze, affermando: “Quando abbiamo iniziato la caccia all’elemento 113, non pensavamo di non trovarlo. Ci stiamo ancora chiedendo: “Perché abbiamo fallito?”

I tedeschi non avevano fallito

Qualora mi avessero detto nel 1976 che i più grandi Fisici del mondo, del più grande Acceleratore Atomico del mondo, mi avrebbero convocato, per la questione atomo 113, non ci avrei creduto.

 

Nell’Ottobre del 2000 il Professor Sigurd Hofmann del G.S.I. di Darmstad parlò con me al telefono: era accaduta una cosa incredibile, che resterà nella storia della Scienza come l’inciampo scientifico più colossale di tutti i tempi e speriamo anche un monito a non ripetere certi affronti alla conoscenza umana. Da alcuni Fisici era stata annunciata la “scoperta” degli atomi con 114-116 e persino 118 protoni. Spazzando via tutti i dispari!

 

Risposi che in Germania avrei fatto tutte le mie dichiarazioni in merito a questa cosa, a favore del G.S.I. Tedesco. Infatti con l’equazione di Schrödinger risolta rifeci l’Ordine di Riempimento dei Livelli Atomici, dimostrando incontrovertibilmente che l’ultimo elettrone è il 112 e non può esserci un 113° elettrone! Come prova del nove portai la struttura del nucleo e tutti i barioni messi in perfetto ordine. Non vi era un barione in più nel nucleo, da mettere in un ipotetico atomo di numero atomico 113. Affermai categoricamente che l’annuncio degli atomi fino al 118 era un madornale svarione di fisica nucleare, ma anche di chimica, poiché il 7° GAS NOBILE (l’atomo 118!) rappresentava una grossa cantonata. Quando fui ricevuto dal Direttore, il leggendario Prof. Gottfried Münzenberg, chiesi energicamente il ritiro della “scoperta” impossibile. Cosa che avvenne, con l’articolo sul New York Times National del 28 Luglio 2001, scritto sotto forma di trafiletto, ad arte, per passare inosservato.

 

L’atomo di Niels Bohr, di scolastica memoria, di cui già al liceo abbiamo imparato la “filastrocca” della distribuzione elettronica 2,8,18,32,32, 18,8,8 la quale fa 126, non presenta affatto la giusta distribuzione.

 


Osservando la Tavola della Numerazione Barionica: le quattro caselle nere
Di “notevole” c’è che le “caselle” di tutto l’AUFBAU atomico (Edificio Atomico) sono 116 e che tra l’elettrone 71° e il 72° e il 103° e il 104° vi sono 4 caselle nere! Sono un “riempitivo grafico”?

Dal 1976 al 1999, mi sono chiesto quale significato concettuale potessero avere le 4 caselle nere. Avevo un “religioso” rispetto, tuttavia, per quel “nero”.

Confesso che la ragione per cui non arrivavo a capire l’importanza veniva soprattutto dal brivido che provavo nel pensare che “tutto” potesse essere vero. Mi appariva semplicemente “fiabesco” che i maggiori Fisici della Terra avessero calcolato una atomo con 114 protoni e speso cifre da bilancio di un continente per “fabbricarlo”, quando il “mio” atomo conteneva fino a 112 protoni.

Soltanto quando nel Novembre 1998 l’edizione italiana della Scientific American pubblicò l’articolo dei Fisici del G.S.I., non ebbi più remore a credere che il mio modello potesse essere giusto e iniziai a spremermi le meningi per trovare più di una “prova del 9”.

Mi ero chiuso in una baita nel bosco, sui monti Cimini da mesi. Una notte del Marzo 1999 stavo facendo un lavoro da certosino: mi ero messo a vedere quale barione comparisse in ogni elemento successivo all’atomo d’Idrogeno e catalogandolo col criterio dello SPIN e di un numero progressivo, lo riportavo in una sorta di “tavola periodica”.

Ricordo che fui preso da un certo entusiasmo, perché mi ricordai di un libro di fisica nucleare, dove l’autore esprimeva il desiderio di poter disporre di una specie di tavola, per le particelle sub-nucleari, così come i Chimici disponevano della tavola per gli Elementi. Diceva: “Ci vorrebbe... ma nessuno l’ha ancora fatta”.

Quando trovai tutti i barioni, 46 di loro stavano a SINISTRA con SPIN 1/2 e altri 57 stavano a DESTRA con SPIN 3/2 (quelli che ruotano velocemente), per un totale di 103!

La “discrepanza” 112 leptoni (elettroni) e 103 barioni era proprio la prova del nove!

Ricordo ancora, come se fosse oggi, che quella notte m’inginocchiai con religiosa deferenza di fronte a quell’area nera a semi-T coricata.

 

In un istante realizzai che cosa avevo scoperto.

L’immensa voragine senza fondo dove il “connettivo” bosonico del nucleo apre una finestra sull’infinito del Cosmo. Mi ricordai del Bosone di Higgs e del ruolo di questo “campo” (ci vogliono le virgolette perché è Scalare, non Vettoriale!) nel conferire massa alle particelle, che altrimenti continuerebbero il loro viaggio alla velocità della luce, senza dare possibilità agli atomi di formarsi.

Conclusi subito che non era un Bosone e non poteva essere afferrabile al collisore adronico LEP di Ginevra, né in nessun collisore.

 

Aprendo la Sacra Bibbia al 1° Capitolo: LA GENESI, si legge che all’inizio era il CIELO e la TERRA.

In Ebraico Cielo si traduce VAVOHU e Terra TOHU. Per anni avevo letto i libri dei mio Professore Luciano Maiani, Direttore Generale del C.E.R.N. di Ginevra e che la Fisica moderna cercasse i Rishoni (i mattoni fondamentali) della materia era nozione reiterata.

 

Quel “nero” era un pozzo senza fondo, “mattonato” di mattoni fondamentali della materia; di Rishoni, che hanno nome VAVOHU e TOHU: Cielo e Terra, di Biblica memoria. Come poteva accadere che venivano spesi tanti miliardi di dollari a Ginevra per trovare la “particella” madre della materia, quando la Bibbia già 4000 anni prima aveva scritto i nomi dei 2 genitori della Materia?

Del “nero” rompe la simmetria tra i barioni a SPIN 1/2 e quelli a SPIN 3/2.

Quel nero, se la tavola non è un terribile svarione (ma come può essere tutto così perfetto ed errato?) rappresenta il “Vuoto Quatomeccanico”.

 

In questo caso continuare a cercare il Bosone di Higgs, sarebbe come insistere di fronte all’evidenza. E’ evidente che VAVOHU e TOHU sono i 2 genitori della materia; dal cui “coito” è nato tutto ciò che è visibile e invisibile! Delle “implicazioni” parleremo nei numeri successivi di Scienza e Conoscenza, perché sono implicazioni che cambiano il mondo, la Fisica, la Teleologia, la vita... e peraltro... la morte.

Prima di parlarne è bene che qualche Autorità scientifica si pronunci, ma con la massima obiettività e scevra dei pregiudizi relativi all’incredibile paternità di una scoperta del genere.

 

Qualora fosse “tutto” vero, starebbe per cominciare una nuova era dell’umanità in cui ci si dovrà rendere conto di verità, che attualmente non hanno minimamente sfiorato nessuno.

L’attesa del Bosone
Altri autori e importantissimi fisici, che occupano posizioni di spicco, scrivono che prima o poi il Bosone di Higgs verrà fuori; perché il Modello Standard lo prevede. Qualora l’Higgs non ci fosse, bisognerebbe riscrivere tutta la fisica! Fatto sta che la Scienza è in crisi, per il noto inghippo della palla d'alluminio che in caduta arriva a terra prima di una palla di ferro, ed ha dovuto invocare una 5a forza (l'antigravità), per non impazzire. Ricorrendo al “Vuoto Vi assicuriamo fin da ora che ci sarà di che stupirsi, perchè quello che ora ci sembra pura fantascienza, invero ha serissime basi scientifiche e potrebbe diventare realtà, persino molto presto!

 


Massimo Corbucci
Massimo Corbucci è nato a Viterbo il 12 – Dicembre  1954. Ha studiato Elettronica e Radiotecnica all’I.P.S.I.A.  di Viterbo.... Leggi la biografia
Massimo Corbucci è nato a Viterbo il 12 – Dicembre  1954. Ha studiato Elettronica e Radiotecnica all’I.P.S.I.A.  di Viterbo. All’Università  “LA SAPIENZA”  di ROMA  si è laureato in Fisica e in Medicina e Chirurgia.   La passione per la Fisica Nel Dicembre 1976, ancora studente di Fisica, ricalcolando la distribuzione degli... Leggi la biografia

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