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Amore: è una questione di quanti

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Amore: è una questione di quanti

L’amore è una molecola meravigliosa, innamorarsi è un’esperienza straordinaria, perché scatena una vera e propria tempesta nella mente e nel corpo, legata alle complesse reazioni biochimiche che avvengono nel Sistema Nervoso Centrale


Carmen Di Muro - 11/02/2024

Articolo tratto da Scienza e Conoscenza 69

La prima fase che segna la nascita di un rapporto amoroso è quella dell’attrazione. È l’esperienza umana più imprevedibile, più illogica e meno soggetta alle regole che la natura abbia predisposto per la formazione della coppia. Si può dire “mi piace quella donna o quell’uomo” perché ha determinate caratteristiche, ma si tratta solo di razionalizzazioni: in effetti, non sappiamo per quale motivo una persona ignota o anche che conosciamo bene, improvvisamente diventi unica, oggetto della nostra costante attenzione, insediando il cuore e catturando ogni nostro pensiero, al di là di ogni possibile controllo volontario.
Attrazione e innamoramento si verificano quando siamo predisposti. Può trattarsi di particolari periodi della vita nei quali la necessità di cambiare rende l’individuo ricettivo all’incontro. Questi particolari momenti dell’esistenza corrispondono a una configurazione biochimica specifica, in cui alterazioni dei livelli normali di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina o la dopamina fanno sì che alcune aree cerebrali siano più “responsive” (Bartles & Zeki, 2000).

Cosa fa scattare la “scintilla” dell’amore?

Una volta che siamo predisposti e la “fascina di legna” è ben approntata, è facile che prenda fuoco. Ma cos’è che accende la scintilla? Il primo aspetto da sottolineare è che, sicuramente, alcune caratteristiche dell’altro ci colpiscono. Queste non possono essere colte appieno, se non partendo dai meccanismi sottili e dalle interazioni di campo che sottendono i sistemi viventi. Questo livello di interconnessione-dipendenza della realtà subatomica, caratterizzato dal principio di non-località, vede le particelle dei nostri organismi interagire tra loro e con quelle dell’universo, simultaneamente attraverso una rete di informazioni. Ciò dovrebbe darci il senso circa l’esistenza di processi profondi, “quantici”, che guidano il manifesto e che si realizzano a partire dalle sintonie vibratorie tra i nostri sentimenti e quelli di un altro individuo che, in un dato momento esistenziale, risuona sul nostro medesimo campo di informazione, in uno scambio costante di cariche che si traduce nella ricezione di una particolare qualità che ci colpisce inspiegabilmente: può trattarsi dell’intonazione della voce, di aspetti caratteriali, di un dettaglio peculiare che cattura la nostra attenzione, magnetizzandoci.


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Segnali che arrivano dritti al cervello 

Infatti, noi ci innamoriamo quando il segnale giusto ci colpisce al momento giusto. Ed è proprio l’informazione che guida la materia biologica. Nel caso dell’innamoramento, i segnali relativi a un’altra persona stimolano per via diretta l’amigdala, quella particolare struttura del lobo limbico, che “sequestra” gran parte del cervello e a breve distanza di tempo informa la corteccia prefrontale, la cosiddetta parte pensante, che elabora le informazioni, fornendo la consapevolezza che stiamo sentendo qualcosa e, altresì, apportando risposte organizzate a quanto sta accadendo (LeDoux, 2000). La corteccia riconosce qualitativamente il sentimento e ci rende coscienti del fatto che tutte le sensazioni piacevoli che stiamo provando sono riferibili al fatto di esserci innamorati. 

Ossitocina e vasopressina: le molecole della pace 

Poiché l’innamoramento rappresenta la fase di un processo, diventa inevitabile che, alla tempesta iniziale, subentri quel senso di tranquillità e regolarità indotto dalla presenza predominante delle “molecole della pace” (ossitocina per la donna e vasopressina per l’uomo), che inducono una forma diversa di sentire, un sentimento di certezza e stabilità (Insel & Shapiro, 1992). L’attenuarsi dell’effetto dopante si verifica in quanto l’organismo non può tollerare di essere sequestrato troppo a lungo e focalizzato su una sola attività. È vero che innamorarsi è importante, ma è anche vero che a un certo punto è necessario che si torni con i piedi per terra. L’intera fisiologia, infatti, innesca gradualmente meccanismi per il ripristino dell’equilibrio di partenza, anche se in un sistema biologico – tanto più nel cervello, organo plastico per eccellenza – l’esperienza affettiva lascia sempre una traccia permanente di ciò che è stato. Eppure, solo una “follia fisiologica” transitoria, come quella dell’innamoramento, ma pur sempre follia, con tutte le modificazioni elettromagnetiche-chimiche-fisiologiche che la sottendono, ci può catapultare sulla strada dell’amore, che da pulsione istintuale diventa uno dei sentimenti umani più elevati, energia per eccellenza in grado di penetrare l’essere in ogni sua fibra ed estrinsecarsi in una miriade di stati d’animo e comportamenti. 

 


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Carmen Di Muro
 È psicologa clinica, psicoterapeuta, specialista in psicoterapia Cognitivo Post-Razionalista, ISTDP, Psicobiologia Emotivo-Comportamentale... Leggi la biografia
 È psicologa clinica, psicoterapeuta, specialista in psicoterapia Cognitivo Post-Razionalista, ISTDP, Psicobiologia Emotivo-Comportamentale Integrata, Quantum Trainer e giornalista, si occupa di Psicologia Integrata. Aperta alla più ampia visione dell’essere umano nella sua inscindibile unità di psiche-soma, ha arricchito la... Leggi la biografia

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