Scienza, coscienza e risveglio – un’intervista a Peter Russell
Scienza e Fisica Quantistica

Scienza e Fisica Quantistica

Nel panorama contemporaneo, il dialogo tra scienza e spiritualità si sta intensificando, cercando di colmare un divario che per secoli ha separato la comprensione del mondo materiale da quella dell'esperienza interiore. In questo contesto, figure come Peter Russell, fisico teorico e psicologo sperimentale, emergono come pionieri, indagando nuove vie che connettono la scienza occidentale con il misticismo orientale e la fisica moderna. Il suo lavoro invita ad attraversare un "ponte" verso una visione radicalmente diversa e sanatrice di noi stessi e dell'universo, dove scienza e spirito non sono più in conflitto. Qui un’intervista all’autore.
Francesca Lanza - 04/06/2025
Peter, il tuo ultimo libro si intitola 'Letting Go of Nothing', noi in italiano abbiamo chiamato “Meditazione senza sforzo. Non c'è nulla da lasciare andare”. Ci puoi spiegare che cosa significa?
Il titolo originale, 'Letting Go of Nothing', è un gioco di parole che si traduce letteralmente con 'Lasciare andare nulla'. Questo concetto è centrale nella meditazione che insegno e nel pensiero della non-dualità, in particolare della tradizione Advaita Vedanta, una filosofia che ha studiato in India.
Significa che non c'è nulla da acquisire o raggiungere: l’illuminazione non è uno stato straordinario o lontano da ottenere dopo molti anni di meditazione, né qualcosa da conquistare, è un processo di rilascio. Invece di cercare di “aggiungere” qualcosa, dovremmo rilasciarlo. L’illuminazione è semplicemente il lasciare andare totalmente l'ego ovvero quella parte di noi che cerca di mantenerci al sicuro e al controllo, portandoci a credere che la felicità dipenda da ciò che otteniamo nel mondo materiale. Tuttavia, questa mente egoica è spesso la fonte di un costante flusso di pensieri e tensioni.
Quando riusciamo a lasciare andare i pensieri e a uscire dal modello del pensiero tipico della mente egoica, torniamo al nostro sé autentico. Questo stato è caratterizzato dalla pace e dalla quiete, il nostro stato naturale. La meditazione che insegno mira proprio a questo: permettere alla mente di rilassarsi e diventare immobile.
Qual è il confine tra l’ego e il sé autentico? Come facciamo a riconoscere quando agiamo dall'uno o con l’altro?
L’ego è la "mente egoica". È una modalità di pensiero che ha la funzione cruciale di mantenerci al sicuro e protetti nel mondo. La mente egoica è convinta che la nostra felicità dipenda da ciò che riusciamo a ottenere nel mondo esterno, come beni materiali o relazioni. Questa parte di noi è utile per la sopravvivenza pratica (ad esempio, sapere che dobbiamo mangiare quando abbiamo fame), tuttavia, il problema è che la mente egoica è attiva il 99% del tempo, quando in realtà ne basterebbe solo una piccola parte, circa il 5%.
Il sé autentico, invece, è lo stato in cui siamo fuori da quella mente egoica. È il nostro stato naturale, caratterizzato da pace e quiete, dove la mente è calma. La mente egoica, con il suo continuo pensare, crea inevitabilmente tensione. Quando riusciamo a lasciare andare tutti i pensieri generati dall'ego e a entrare nel nostro stato naturale, ci rilassiamo. La meditazione è proprio questo processo: uscire dalla mente egoica e dai pensieri, entrando in uno stato di pace e riconnettendosi con il proprio sé più vero. È il modo più naturale per riconnettersi con noi stessi.
Come da fisico si è avvicinato al mondo della spiritualità e alla meditazione?
Ho iniziato la mia carriera come matematico e fisico teorico, materie che amavo e in cui me la cavavo, tuttavia è arrivato un momento in cui ho capito che queste discipline non potevano dare risposta a tutte le mie domande, specialmente quelle relative alla mente e alla coscienza. Sentivo di dover intraprendere un percorso personale per esplorare la mente e la consapevolezza e questo mi ha portato in India, dove ho iniziato a studiare la meditazione. Lì ho realizzato che tutte le tradizioni spirituali, sebbene con differenze superficiali, si concentrano su un’unica cosa: calmare la mente per permetterci di entrare nel nostro stato naturale e questo porta ad un enorme cambio di prospettiva nell’interpretazione di noi stessi e dell’universo che ci circonda.
Durante il tuo percorso di meditazione ha visto/conosciuto/toccato, qualcosa che ti ha dato la certezza che non siamo solo questo corpo fisico, ma ben oltre. Di che cosa si tratta?
Non ho avuto esperienze visive o "straordinarie". Per me, l’esperienza più profonda è quando, seduto in meditazione in uno stato di quiete e calma, ci si connette con un'entità – che si può chiamare Dio, energia o luce. In questi momenti, trascendendo la propria individualità ("non sono più Peter Russell"), ci si riconnette con il divino che è dentro di sé. Quell’illuminazione che è spesso percepita come un obiettivo straordinario e lontano da raggiungere è semplicemente il lasciare andare totalmente l'ego. Una volta che l’ego viene lasciato andare, si inizia a conoscere veramente se stessi e si vedono le cose come sono realmente. Quindi, l’illuminazione non è qualcosa che si "raggiunge" dopo anni di meditazione, ma piuttosto qualcosa che si può "assaporare" più volte al giorno. È uno stato di grazia, il nostro stato più naturale.
Qual è l'errore più grande che la scienza moderna commette quando si occupa della coscienza e che cos'è la coscienza?
Sono molto critico verso l’approccio materialista della scienza alla coscienza. La scienza è molto efficace nel misurare il mondo materiale e ciò che è "fuori di noi", tuttavia, la spiritualità si occupa di ciò che è non-materiale, invisibile, come lo spirito, inteso come ciò che non è visibile. Il problema è che la scienza è intrappolata in un "paradigma" o "visione del mondo" che riconosce solo il mondo della materia. Di conseguenza, ignora il mondo spirituale e, poiché non può misurarlo o spiegarlo, lo nega, affermando che non esiste. Io nonostante sia un matematico e fisico che ama queste discipline, mi sono reso conto che la scienza non può spiegare tutto, in particolare perché siamo coscienti, perché siamo consapevoli, perché abbiamo una mente, e non è una questione da poco!
La coscienza come fenomeno fisico (non locale) potrà mai essere misurata a livello strumentale?
Decisamente no. La coscienza non è materiale, e gli strumenti scientifici sono progettati per misurare il mondo materiale. È impossibile misurare la consapevolezza con delle macchine, sarebbe come tentare di misurare l'amore, ad esempio l'amore di una madre per un figlio… Impossibile, eppure esiste, è un amore così profondo che può imprimere una forza tale da permettere ad una donna di sollevare una macchina per salvare un figlio, pur non avendo la forza fisica per farlo. Questo dimostra come la coscienza va ben oltre ciò che è misurabile
Arriveremo ad avere strumenti, oltre la meditazione, che insegnano a ottenere stati di coscienza non ordinari?
Io penso di no, semplicemente perché non abbiamo bisogno di strumenti esterni a noi. L’'unico vero strumento è nella nostra testa. Dobbiamo imparare a "pulire la nostra mente" e a usarla in modo saggio, liberandola dai pensieri. Questo è lo strumento migliore disponibile oggi e in futuro.
L’intelligenza artificiale non ha un corpo fisico. Essere coscienti significa avere un corpo, interagire con esso e sentire il mondo attraverso il corpo, facendo esperienza. Per lo stesso motivo, l’AI non può avere sentimenti, non può "sentire" come noi perché le manca l’esperienza corporea.
Crede nel campo quantico, nella possibilità che il singolo possa interagire a livello energetico con le grandi questioni mondiali?
Assolutamente sì! Noi siamo tutti interconnessi. Sebbene possa sembrare che ognuno abbia la propria vita e le proprie questioni, in realtà siamo tutti profondamente connessi e fatti della stessa essenza. In un’epoca di crisi e di orrori inenarrabili che ci fanno sentire immobili, è importante sapere che possiamo interagire e cambiare le sorti. Questo perché, nel profondo, siamo un’unica cosa.
Qual è la ricerca ultima dell'essere umano?
In ultima analisi, tutto ciò che vogliamo è essere felici e raggiungere uno stato di soddisfazione. Tutto ciò che facciamo nel mondo è, in realtà, un tentativo di raggiungere un diverso stato mentale, uno stato di quiete. La parola sanscrita "ananda" (grande soddisfazione) si riferisce proprio a questa profonda pace interiore che si ricerca acquietando la mente. Questo implica un ritorno al nostro stato naturale, al di fuori dell’influenza predominante della mente egoica che è spesso piena di pensieri e tensioni. La meditazione, nel suo approccio, è la via per uscire dal modello del pensiero e dalla mente egoica, permettendoci di entrare in uno stato di pace. Per armonizzare il ritmo della vita moderna con uno stato di coscienza più sveglio e presente è necessaria però un tipo di meditazione permetta di uscire dal "modello del pensiero" della mente pensante, lasciando che la mente si rilassi e diventi calma. Praticando questo, non solo si sperimenta più pace, ma si ottiene anche più energia, che si può poi riportare nella vita quotidiana. Io stesso medito da oltre 50 anni, spinto dall’interesse scientifico di esplorare la coscienza e l’essere consapevoli.
