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Corpo biologico e corpo informatico: intervista a Urbano Baldari


- 01/01/2016

Tratto da Scienza e Conoscenza n. 37.

Dalla medicina tradizionale cinese all’omeopatia, dalla biofisica alle catene causali di Shimmel: l’approccio di medicina dell’informazione messo a punto dal dottor Ubaldo Baldari, e praticato in Italia da una quindicina di medici, ha unito sincreticamente diverse metodologie, con l’obiettivo principale di capire il funzionamento del corpo come sistema e curare con efficacia il paziente. Perché non si può parlare solo di corpo fisico, ma va introdotto il concetto di corpo informatico o informazionale: immaginando il corpo come percorso da una grande rete stradale che permette alle informazioni di muoversi da un organo all’altro e utilizzando il concetto di Catena Causale, è possibile trovare l’origine della malattia e curare il corpo informatico per guarire quello fisico. Con successo e in maniera non invasiva.

Dottor Baldari ci incuriosisce molto il suo percorso: dopo vent’anni di lavoro in ospedale lei approda ad un tipo di medicina molto diverso da quello proposto dalle strutture sanitarie convenzionali, che lei chiama “medicina dell’informazione”. Cosa significa questo termine e cosa deve alla medicina funzionale del dott. Schimmel che tiene conto di tutti i disturbi del paziente e di tutta la sua storia?
La medicina dell’informazione che pratico da tanti anni viene portata avanti, in Italia, da un gruppo di circa quindici medici. Secondo questo tipo di impostazione esiste un corpo biologico e uno corpo non biologico, che noi chiamiamo corpo informatico, o informazionale, che è quello su cui focalizziamo il nostro lavoro. Il nostro approccio si sviluppa partendo dalla ricerca del medico e omeopata tedesco Helmut W. Schimmel. Schimmel che ha messo insieme un’enorme quantità di dati presi dalla medicina tradizionale e dall’antichissima medicina orientale e ha visto che ci sono delle comunicazioni certe fra i nostri organi: c’è come una grande rete stradale nel nostro corpo che permette alle informazioni di muoversi da un organo ad un altro. Ogni organo comunica in maniera standard con tutti gli organi, e la comunicazione avviene attraverso queste strade informatiche. Su questa base, egli ha sviluppato il concetto di “catena causale”, una struttura patologica che parte da un danno in un organo e si sviluppa su tanti organi, i quali vanno in soccorso del primo per aiutarlo. Una struttura saggia che permette al corpo di distribuire un problema in modo che non crei troppo danno ad un solo organo. Vista in questo modo la malattia è il modo migliore che il corpo ha per continuare a fare affluire le informazioni, un sistema di compensazione.
Il sistema opera attraverso dei fasci fotonici che partono dall’organo interessato e vanno ad avvisare gli altri organi di ciò che devono fare per limitare al massimo il danno. Il fascio fotonico esprime una lunghezza d’onda e quindi un numero: si tratta di un’espressione matematica che incide sul sistema, inviando un messaggio molto preciso. Il messaggio è un logaritmo di 2,164 ed è presente in tutte le funzioni cellulari: unioni, duplicazioni e divisioni di tutte le molecole. Questo messaggio fotonico arriva al suo bersaglio, si distribuisce nelle varie parti e modifica le strutture di micromolecole che sono numericamente molto limitate: enzimi, ormoni e neurotrasmettitori che vengono modificati immediatamente. Siccome queste strutture agiscono sul sistema metabolico, sul sistema ormonale, sul sistema immunitario e sul sistema nervoso producono delle modificazioni che attuano una difesa sull’organismo. Il linguaggio matematico innesca come un dialogo, una sequenza che da gli ordini alle strutture, tutto organizzato alla perfezione.
Il sistema biologico si modifica se riceve delle informazioni fisiche o matematiche che lo fanno modificare. Per capire cosa avviene nella patologia possiamo prendere come esempio un computer: un hacker può fare entrare un virus nel nostro sistema (corpo); i virus sono delle frequenze fisiche e possono impoverire i messaggi del nostro corpo facendo si che il nostro programma funzioni di meno e meno bene.
Schimmel, in anni e anni di studi, ha trovato le correlazioni fra tutti gli organi, correlazioni che si possono vedere in una mappa ben definita. Oltre però alle correlazioni fra gli organi e i danni sul sistema, noi come gruppo di studio abbiamo aggiunto una cosa importante al nostro metodo integrato: l’analisi della postura, che Schimmel non prevedeva. Inoltre è importante anche l’analisi geopatologica del luogo in cui si vive.

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Quali strumenti diagnostici utilizza nel suo lavoro?
La tecnica completa prevede che vengano utilizzate sia la matodica l’EAV (Elettroagopuntura secondo Voll) che la metodica ET. La metodica ET rileva l’intensità di corrente in nano-ampere e permette di ottenere misurazioni oggettive e ripetibili del “traffico” di informazioni che si localizza in ciascuno dei 40 punti terminali posti sulla cute, negli angoli delle unghie di mani e piedi. Successivamente la metodica EAV permette di concentrarsi sugli organi segnalati dall’ET cercando le cause del disturbo e preparando una terapia utile a combatterlo. Schimmel voleva trovare un unico punto di analisi che fosse quello di massima intensità elettrodinamica (nell’angolo ungueale) dove attuare le misurazioni. Misurando solo quello con il VEGA test però venivano dei risultati inesatti. In seguito (dopo 20 anni) egli è tornato all’EAV perché più preciso. Il patrimonio di conoscenza di Schimmel è stato lasciato agli italiani, che Schimmel amava molto; in seguito noi come gruppo che seguiva i suoi diretti seguaci, abbiamo introdotto la tecnica mista, che usa l’EAV e l’ET insieme. Abbiamo cercato di trovare un linguaggio nuovo ispirandoci ai ragionamenti di Schimmel, il quale sosteneva che non si doveva partire sempre dai farmaci, anche se omeopatici, ma dal corpo.
Il nostro metodo è informatica pura, soggiace completamente alle leggi dell’informatica e lavora su più livelli. Le leggi dell’informatica sono semplici: i fotoni (informazioni) si mettono insieme e si legano solo con altri di lunghezze d’onda che siano multipli o sottomultipli o uguali fra di loro, quindi vanno a colpire le zone dove c’è lo stesso segnale o lunghezza d’onda, mai a caso.

Continua la lettura su Scienza e Conoscenza n. 37.


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