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Le idee di Galileo sul moto e la nascita del metodo scientifico

Scienza e Fisica Quantistica

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Le idee di Galileo sul moto e la nascita del metodo scientifico
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Redazione - Scienza e Conoscenza - 12/09/2017

Questo articolo è tratto dal libro L'Enigma Quantico.


Nel 1591, a soli 27 anni, Galileo ottenne l’incarico di professore all’Università di Padova. Ottenuto un posto analogo a Firenze, dopo poco si trasferì nella città toscana. I docenti universitari di oggi possono capire bene quali furono le motivazioni del trasferimento: più tempo per la ricerca e meno ore di lezione. Galileo, oltre che nella scienza, era molto versato anche nella musica e nelle arti. Brillante, geniale e affascinante, a volte era arrogante, impertinente e meschino. Personalmente, invidiamo la sua abilità nello scrivere. Amava molto le donne, e le donne amavano lui.

Galileo era un copernicano convinto. Quel sistema, con la sua semplicità, lo convinceva decisamente. Ma, a differenza di Copernico, Galileo non voleva delineare una nuova tecnica di calcolo: desiderava inaugurare una nuova concezione del mondo. L’approccio modesto non era di certo nelle sue corde.

La Chiesa fu costretta a mettere un freno ai pensieri indipendenti di Galileo. Lo scopo della Chiesa era quello di salvare anime, non quello di salvaguardare la validità scientifica. Giudicato colpevole di eresia dalla Santa Inquisizione e condotto in visita forzosa nelle stanze delle torture, Galileo ritrattò la sua idea di una Terra che orbitava attorno al sole. Trascorse gli ultimi anni della sua vita agli arresti domiciliari (una pena decisamente più lieve rispetto a quella scontata qualche decennio prima da un altro copernicano, Giordano Bruno, che venne messo al rogo).

A prescindere dall’abiura, Galileo sapeva che la Terra si muoveva. Inoltre, si era reso conto che la spiegazione aristotelica del moto non poteva sopravvivere su una Terra in movimento. Era l’attrito, non il desiderio di avvicinarsi al centro cosmico, ad arrestare lo scivolamento di un blocco di pietra su una superficie. Era la resistenza dell’aria, non l’inferiore entità del desiderio di raggiungere il centro del cosmo, a far sì che una piuma cadesse più lentamente di un sasso.

Contraddicendo le idee di Aristotele, Galileo affermò: «In assenza di attrito o altre forze impresse, un corpo continua a muoversi orizzontalmente a una velocità costante». E: «Escludendo la resistenza dell’aria, corpi leggeri e corpi pesanti precipiterebbero alla stessa velocità».

Le idee di Galileo erano ovvie, almeno per lui. Ma come avrebbe potuto convincere gli altri? Rifiutare gli insegnamenti di Aristotele circa il movimento della materia non era una cosa da poco. La filosofia del grande filosofo greco rappresentava una concezione della realtà onnicomprensiva che la Chiesa difendeva strenuamente. Rifiutarne una parte significava rifiutarla tutta.


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La redazione di Scienza e Conoscenza è composta da giornalisti e responsabili di collana che collaborano con autori e ricercatori esperti nei campi della Medicina Integrata, della Consapevolezza e della Fisica Quantistica.    Leggi la biografia

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