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Il Tong Len e l'intenzione di guarigione a distanza

Psicologia Quantistica

Il Tong Len e l'intenzione di guarigione a distanza

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Il Tong Len e l'intenzione di guarigione a distanza

Il Tong Len è una pratica meditativa tibetana che letteralmente vuol dire “prendere e dare”. È una pratica spirituale di guarigione, propria della Medicina tibetana. 


Gioacchino Pagliaro - 23/11/2021


È ritenuta una meditazione molto efficace per alleviare la sofferenza e per favorire la guarigione, sia in chi la pratica e sia in chi la riceve. Il Tong Len si basa sul pensiero buddhista della compassione.

Il meditatore attraverso una profonda spinta compassionevole e con una visualizzazione specifica, accoglie su di sé la sofferenza e la malattia degli altri esseri, anche allo scopo di neutralizzare il proprio egoismo, il quale, nella filosofia buddhista, è considerato l’origine dei problemi, della sofferenza e di svariate forme di malattia. Attraverso alcuni passaggi successivi e proseguendo nelle visualizzazioni, queste sofferenze e malattie verranno neutralizzate e genereranno energia positiva e di guarigione, che andranno a vantaggio di chi medita e di chi riceve la meditazione.

I medici e i guaritori tibetani ritengono che la pratica del Tong Len aiuti a diminuire e a eliminare il nostro dolore, e che possa contribuire a guarire le nostre malattie.

La pratica del Tong Len è ritenuta una potente energia benefica, legata al potenziamento di emozioni positive, dotata di un grande potenziale di guarigione. Questo potenziale è stato studiato in modo particolare da R. Davidson, che lo ha definito un riequilibrio globale della persona. Il meditatore che utilizza il Tong Len usa la compassione per visualizzare il paziente o i pazienti, che vengono liberati dalla loro sofferenza o che ne traggono un grande beneficio.

Durante la pratica, il meditatore visualizza se stesso mentre assorbe la sofferenza dei partecipanti, la purifica e la rimanda a loro come energia benefica. Attualmente risultano pubblicati alcuni lavori scientifici che valutano gli effetti della meditazione compassionevole.

Inoltre, studi di neuro-imaging mostrano che la meditazione compassionevole attiva aree del cervello che sono coinvolte nei processi emozionali e nell’empatia. I dati supportano il potenziale utilizzo di questa forma di meditazione come pratica per fronteggiare una varietà di problemi psicologici legati a un lungo periodo di malattia come ansia, stress, depressione e rabbia.

 

Lo studio randomizzato della UOC di Psicologia Ospedaliera del Dipartimento Oncologico dell'AUSL di Bologna

La ricerca svolta dalla UOC di Psicologia Ospedaliera del Dipartimento Oncologico della AUSL di Bologna, è stata pubblicata su Explore, Journal of Science and Healing (January/February 2016, Vol 12. N°1- Elsevier New York, USA). Prima di questa ricerca non esistevano studi clinici randomizzati che avessero esaminato gli effetti a distanza del Tong Len a favore di un gruppo di pazienti con disturbi di ansia, depressione e stress legati alla patologia oncologica; anche se va ricordato che alcuni studi rilevano un’efficacia della preghiera in alcune patologie.

Il principale focus della ricerca consisteva nel verificare l’ipotesi che il Tong Len potesse produrre un effetto di guarigione a distanza significativo sul benessere psicologico dei pazienti assegnati casualmente al gruppo sperimentale.

La ricerca è uno studio clinico randomizzato e controllato in doppio cieco su 103 pazienti oncologici con patologie tumorali. Un gruppo di 12 meditatori ha utilizzato il Tong Len a favore di 52 pazienti selezionati casualmente nel gruppo sperimentale, mentre i restanti 51 costituivano il gruppo di controllo. I pazienti e i meditatori non si conoscevano tra loro.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ai questionari POMS ed EQ-5D prima del trattamento (T0), dopo due mesi (T1), tre mesi (T2) e un mese dopo la fine del trattamento (T3).

La ricerca riscontra nella comunità scientifica un particolare interesse in quanto indaga la presenza di un effetto di guarigione psicolo-gica a distanza, in assenza di un legame empatico tra i meditatori e i pazienti del campione. Infatti, come detto più sopra, la maggior parte della letteratura scientifica ha rilevato l’esistenza di un effetto nell’intenzione di guarigione a distanza, quando esiste una connessione empatica e una profonda conoscenza tra guaritori e pazienti.


Nel presente studio il Tong Len è stato praticato a distanza, da 12 professionisti sanitari: i meditatori avevano esperienze con pratiche di meditazione e di yoga, non praticate con regolarità. Tutti e 12 hanno partecipato a un percorso formativo di 5 incontri esperienziali di gruppo, della durata di 20 ore. La formazione ha seguito i criteri di trasmissione delle pratiche previste dalla tradizione. Ogni incontro era distanziato da una settimana, per consentire l’addestramento per proprio conto a casa.

Il corso di formazione è stato tenuto dallo scrivente e dalla Ven. le Sangye Khadro, monaca della tradizione tibetana, insegnante di meditazione ed esperta di Tong Len. Dopo essere stato addestrato alla pratica meditativa Tong Len, ogni meditatore ha esaminato le schede dei pazienti da trattare. Ogni scheda conteneva soltanto le iniziali di nome cognome, il sesso, l’età e la diagnosi con indicazione del tipo di patologia tumorale.

La meditazione è stata praticata da ogni meditatore per tutti i pazienti, nel periodo compreso tra giugno e settembre, tre volte alla settimana per la durata di 15-20 minuti, secondo giornate e orari prestabiliti.

Ogni meditatore ha praticato il Tong Len individualmente nel luogo in cui si trovava, attenendosi al rispetto delle modalità concordate (giorno, ora e durata).

Dei 103 pazienti (96 donne e 7 uomini), i pazienti che hanno concluso lo studio sono stati 41 nel gruppo dei trattati e 36 fra i controlli.

Dall’analisi dei risultati al POMS è emerso un altro dato interessante: i miglioramenti erano statisticamente significativi in entrambi i gruppi per tensione/ansia, rabbia/ostilità, stanchezza/apatia e confusione/sgomento.

Il fattore depressione, invece, ha mostrato un miglioramento significativo solo nel gruppo di trattamento. Il gruppo dei non trattati ha

riportato un aumento significativo nel livello di vigore/attività. Complessivamente, utilizzando l’indicatore del Total Mood Disturbace come indice del cambiamento globale nelle variabili testate usando il P-OMS, il miglioramento osservato era statisticamente significativo sia nel gruppo di trattamento che in quello di controllo (si veda la tabella sottostante).

L’analisi dei dati ottenuti dalla somministrazione del test sull’autopercezione della qualità di vita (EQ-5D) e riportati in Tabella 3, sug- geriscono come in entrambi i gruppi esista un miglioramento significativo della percezione della qualità di vita, specialmente se espressa utilizzando la VAS (visual analog scale); il risultato però è meno evidente quando si prende in considerazione il punteggio totale calcolato sulle cinque dimensioni.

 

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Gioacchino Pagliaro
Psicologo e Psicoterapeuta, per 17 anni professore a Contratto di Psicologia Clinica presso l’Università di Padova.È Direttore dell’U.O.C. di... Leggi la biografia
Psicologo e Psicoterapeuta, per 17 anni professore a Contratto di Psicologia Clinica presso l’Università di Padova.È Direttore dell’U.O.C. di Psicologia Ospedaliera nel Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Bellaria dell’AUSL di Bologna.Ha introdotto l’applicazione dei principi quantistici in Psicologia e nell’ambito dei processi... Leggi la biografia

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