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La Somatostatina nel Metodo Di Bella

Medicina Integrata

La Somatostatina nel Metodo Di Bella

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La Somatostatina nel Metodo Di Bella

Significativa e documentata è anche la capacità antiangiogenetica della somatostatina a 28, 14 e a otto aminoacidi.
È noto l’apporto della neoangiogenesi alla proliferazione neoplastica e al processo di metastatizzazione secondo il Metodo Di Bella.


Redazione - Scienza e Conoscenza - 27/02/2022

 

Tratto da libro - La scelta antitumore - Macro Edizioni


 

Prima della formazione di nuovi vasi, la velocità di proliferazione e l’accrescimento neoplastico sono nettamente limitati, assumendo un andamento quasi esponenziale quando il fattore di crescita vascolare specifico VEGF e altri come EGF, TGF, PDGF, IGF1, stimolano attivamente una veloce proliferazione delle cellule endoteliali e di quelle muscolari lisce.

Le cellule endoteliali dell’angiogenesi neoplastica sono differenziate, “normali” e pertanto rispondenti fisiologicamente ai condizionamenti endocrini.

I meccanismi antiangiogenetici neoplastici della somatostatina e analoghi si realizzano sia attraverso l’inibizione dell’adenilato-ciclasi, che riducendo il flusso di Ca2.

Nel 2001 Cascinu e AA hanno pubblicato uno studio: “Inibizione del fattore di crescita vascolare ed endoteliale mediante octreotide in pazienti con cancro colonrettale”. Gli autori affermano che il fattore di crescita endoteliale (VEGF) sembra essere essenziale per l’angiogenesi e la crescita del cancro colon rettale, pertanto la sua inibizione può arrestare la crescita del tumore e inibire la sua potenzialità metastatica, infatti, è già stato dimostrato che l’octreotide inibisce la crescita dei tumori colon rettali in vitro e in vivo.

Una parte dell’attività antiproliferativa dell’octreotide potrebbe essere dovuta alle sue proprietà antiangiogenetiche. Gli effetti dell’octreotide sul VEGF furono studiati in 35 pazienti con cancro operabile colonrettale, cui fu somministrato due settimane prima dell’operazione.

La concentrazione del VEGF nel siero e nei tessuti fu determinata prima e dopo la somministrazione d’octreotide, evidenziandone una riduzione statisticamente significativa, considerando sia la percentuale di cellule VEGF positive, (P=0,006), che l’intensità di colorazione del VEGF (P=0,03).

Una significativa riduzione fu osservata nella concentrazione sierica di VEGF (P=0,03). Ciò a dimostrazione che l’octreotide inibisce l’increzione di VEGF nel tumore colonrettale e che la sua concentrazione sierica è relativa a quella tissutale, rappresentando una metodica affidabile per monitorare gli agenti antiangiogenetici.

È significativo il fatto che il livello più elevato di neoangiogenesi e di densità dei microvasi sia stato individuato nei tumori pituitari, da Vidal e AA. Gli autori considerano che lo sviluppo del tumore dipende da vari fattori, tra cui, l’angiogenesi. Essi, infatti, non possono svilupparsi, se non si formano nuovi vasi per consentire l’apporto di fattori nutritivi e rimuovere i prodotti catabolici. Un incremento dell’angiogenesi è correlata allo sviluppo del tumore e alle potenziali metastasi in molti tipi di neoplasie, ciò indica che la formazione di nuovi vasi è un indice prognostico dell’evoluzione neoplastica.

Gli autori osservano una tendenza dei tumori pituitari maggiormente vascolarizzati a essere invasivi, con una proporzionalità diretta tra vascolarizzazione e invasività. La densità dei microvasi è stata valutata in 157 diversi tipi d’adenomi pituitari e in sette carcinomi pituitari utilizzando l’immunoistochimica per l’antigene CD-34, affidabile indicatore delle cellule endoteliali.

L’angiogenesi nei tumori ipofisari è stata descritta anche da Turner e AA nella pubblicazione “Angiogenesi negli adenomi pituitari, relazione con la funzione endocrina, trattamento e risulati”. In altri tumori cerebrali, i gliomi, l’inibizione del fattore di crescita vascolare VEGF mediante SST è stata studiata da Mentlein e AA in cellule di glioma umano di diversi stadi in coltura, osservando come la loro secrezione di VEGF, già a concentrazioni nano-molari e con effetto dose-dipendente, veniva inibito dalla co-incubazione con SST e analoghi dal 25% all’85% relativamente alla dose.

Studiando  anche l’incremento significativo della secrezione di VEGF da parte di altri fattori di crescita potenzialmente neoplastici, come EGF e FGF, o dall’ipossia, gli AA hanno osservato come, anche in questa situazione, la concentrazione di VEGF sia ridotta di oltre il 50% dalla SST.

Questi studi hanno confermato la potente azione antiangiogenetica e pertanto antiblastica della SST e analoghi. Studi recenti sull’anti-angiogenesi nella terapia del cancro da parte di Kishi e AA, dopo aver confermato il rapporto diretto tra crescita, metastatizzazione del tumore e angiogenesi, sottolineano non solo l’importanza della funzione inibitoria di due componenti del MDB, acido retinoico e somatostatina, ma il razionale stesso del MDB attraverso una multiterapia d’agenti anticancerogeni.

Ulteriore conferma proviene dalla pubblicazione di Albini e AA “La somatostatina controlla la crescita del sarcoma di Kaposi mediante inibizione dell’angiogenesi”. Lo studio, condotto su eterotrapianti di sarcoma di Kaposi in topi nudi è interessante in quanto le cellule tumorali non avevano espresso alcun recettore per la somatostatina, che aveva inibito in maniera potente la proliferazione neoplastica. L’esame istologico aveva evidenziato una vascolarizzazione limitata nei tumori trattati con somatostatina, rispetto al gruppo di controllo.

La somatostatina si è rivelata un potente inibitore dell’angiogenesi in un esame in vivo. In vitro, ha inibito lo sviluppo e l’invasione delle cellule endoteliali. Anche la migrazione dei monociti, importanti mediatori della crescita angiogenetica, è stata inibita dalla somatostatina. Gli autori concludono che la discussa funzione della somatostatina nel trattamento del tumore e i relativi protocolli terapeutici, dovrebbero essere riesaminati in considerazione di questi fatti.


 

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