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Morbillo: prevenirlo e curarlo con la vitamina C

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Thomas E. Levy - 01/01/2016

Tratto da Vitamina C di Thomas E. Levy (Macro Edizioni, 2007)

La ventunesima edizione del Cecil Textbook of Medicine, descrive il morbillo come una malattia acuta e molto contagiosa accompagnata da febbre, tosse, naso che cola, occhi infiammati ed eruzione cutanea. Benché le complicazioni importanti siano relativamente rare, il morbillo qualche volta può essere fatale se la malattia porta a una polmonite virale o a un’infezione cerebrale virale. Il Cecil Textbook of Medicine afferma che non c’è «nessuna terapia antivirale specifica» per il morbillo, e il riposo a letto resta la terapia raccomandata in assenza di complicazioni. L’intervento primario offerto dalla medicina moderna per questa malattia consiste nella tentata prevenzione con l’uso del vaccino per
morbillo, rosolia e parotite (MMR).
Klenner [1953] si trovò ad affrontare la terapia per il morbillo quando dovette prendersi cura delle sue giovani figlie. Esse contrassero la malattia durante un’epidemia in Nord Carolina, nella primavera del 1948. La terapia con vitamina C iniziò non appena la diagnosi di morbillo fu accertata clinicamente.
Klenner era molto fiducioso che grandi dosi di vitamina C avrebbero certamente distrutto il virus in qualsiasi momento, perciò procedette con l’intento di determinare la dose minima sufficiente di vitamina C utile a impedire lo sviluppo della malattia. Dosi di 1.000 mg per bocca ogni quattro ore migliorarono chiaramente i sintomi, mentre dosi più piccole sembravano permettere il progredire della malattia. Quando Klenner passò a somministrare 1.000 mg ogni due ore per bocca, ogni segno d’infezione fu eliminato in quarantotto ore.
Ma l’interruzione della vitamina C a questo punto condusse a una ricaduta della malattia. Klenner riuscì a dimostrare che usando questo dosaggio per trenta giorni il morbillo poteva essere sintomaticamente controllato ma non eliminato.
A questo punto riprese con 1.000 mg ogni due ore per quattro giorni, e l’infezione scomparve definitivamente. Klenner notò che per «la prima volta
un’infezione virale poteva essere gestita come se si trattasse di un cane al guinzaglio». Questo probabilmente è il singolo esperimento clinico condotto da Klenner che dimostri in modo lampante come sia sufficiente una terapia a base di vitamina C in dosi sufficientemente elevate per un periodo di tempo abbastanza lungo da uccidere efficacemente un virus aggressivo.
A seguito dell’ottimo successo della cura alle proprie figlie, Klenner passò a trattare nuovi casi di morbillo con vitamina C per via endovenosa o intramuscolare. Egli osservò che poteva ottenere il controllo completo della malattia entro ventiquattro-trentasei ore dall’inizio della cura, con risposte differenti in dipendenza del dosaggio e della frequenza della somministrazione. Klenner notò anche che i suoi pazienti sviluppavano l’immunità completa a contrarre il morbillo nuovamente anche quando era intervenuto precocemente, guarendo la malattia prima che l’eruzione cutanea avesse avuto il tempo di svilupparsi.
Klenner [1951, 1953] ha riferito il caso di un bambino di 10 mesi con occhi e gola arrossati, febbre alta (40,6 °C), tosse, naso gocciolante e macchie di Koplik. Le macchie di Koplik sono essenzialmente le tipiche macchie dell’eruzione che si vede nel morbillo e che compaiono sulle membrane mucose dentro alla bocca prima dell’eruzione cutanea. Fu somministrata una dose di 1.000 mg di vitamina C per via intramuscolare ogni quattro ore. Dopo solo dodici ore la tosse si era calmata, la gola e gli occhi si erano schiariti e la temperatura si era normalizzata. Ciononostante, Klenner volle vedere se la febbre era fluttuante o se stava davvero rispondendo alla vitamina C, come un antibiotico. Nelle successive otto ore non venne data vitamina C e la febbre ritornò a 39,7 °C. Nel momento in cui la terapia con vitamina C venne ripresa, la febbre calò prontamente e il bambino ebbe un recupero completo e rapido. Non sviluppò nessuna eruzione cutanea da morbillo e Klenner notò che nei successivi quattro anni il bambino non contrasse mai il morbillo. Questo conferma un’acquisita immunità alla malattia sebbene la malattia non si sia mai manifestata clinicamente in modo completo. Klenner curò anche un bambino di 22 mesi con un quadro clinico simile a quello del bambino di 10 mesi sopra menzionato. Questo bambino rispose rapidamente e con le stesse modalità alla cura con vitamina C, e i genitori insistettero per le dimissioni dall’ospedale dopo solo trentasei ore. Apparentemente ancora infettivo, il fratello e la sorella del bambino svilupparono il morbillo quattro giorni più tardi, e il bambino ebbe una recidiva di morbillo sette giorni dopo. Ancora una volta questo fatto rafforza l’assoluta necessità di usare vitamina C in quantità sufficiente per un periodo di tempo abbastanza lungo. Anche Paez de la Torre [1945] ha riportato buoni risultati nella cura del morbillo con vitamina C. Kalokerinos [1976] ha riferito sulla sensibilità del morbillo alla vitamina C e ha inoltre sottolineato l’importanza di usare la forma di somministrazione endovenosa o intramuscolare per ottenere un effetto ottimale e affidabile.

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Come detto in precedenza, il morbillo può uccidere quando invade il cervello o i polmoni. Klenner [1953] ha discusso il caso di un ragazzo di 8 anni con encefalite, un’infezione infiammatoria cerebrale di origine virale, una complicanza di morbillo e parotite. Il ragazzo era molto sonnolento e distratto, e sua madre riferì che lo stordimento crescente del figlio, che era associato con un mal di testa, si era sviluppato nei precedenti quattro o cinque giorni. Benché si trattasse di un bambino molto attivo, aveva voluto andare a letto senza esserne spinto, con una febbre a 40 °C. Klenner diede immediatamente 2.000 mg di vitamina C endovena, e poiché non c’era nessun letto d’ospedale libero, il bambino venne mandato a casa. Dopo due ore il bambino sentì appetito, cominciò a giocare per la casa e per diverse ore sembrò che avesse recuperato completamente. Però, dopo sei ore, i suoi sintomi cominciarono a ricomparire. Dopo diciotto ore dall’iniezione di vitamina C effettuata nell’ambulatorio, Klenner somministrò
un’altra dose di 2.000 mg di vitamina C endovena e aggiunse 1.000 mg da dare ogni due ore per bocca. Di conseguenza, il giorno seguente il bambino era privo di sintomi e libero dalla febbre. Tuttavia, preoccupato di una ricaduta, Klenner diede altri 2.000 mg di vitamina C in vena e confermò il regime orale per altre quarantotto ore. Il bambino guarì completamente e non evidenziò mai danni al cervello durante i successivi cinque anni. Danni del genere sono molto comuni quando si sopravvive all’encefalite. Klenner aggiunse che “casi simili” a quello di questo ragazzo avevano evidenziato risposte anche più rapide e marcate con un regime di vitamina C iniettata ogni due o quattro ore.
Klenner [luglio 1949] pubblicò anche alcune osservazioni sulla capacità della vitamina C di proteggere dal morbillo durante un’epidemia. Come c’era da aspettarsi, la considerazione primaria era il dosaggio. Klenner scoprì che 1.000 mg di vitamina C iniettati ogni sei ore fornivano una protezione completa. Tuttavia, dosi fino a 1.000 mg ingeriti con succo di frutta ogni due ore non fornivano una protezione completa. Questa è un’ulteriore, drammatica evidenza che molte delle cosiddette “megadosi” di vitamina C su cui si fa ricerca e si pubblica sono del tutto insufficienti a fronte di una grande esposizione al virus. Tutte le dosi espresse in grammi (al confronto di quelle in milligrammi) sono considerate megadosi nella maggioranza della letteratura, anche se si tratta solo di uno o due grammi (da 1.000 a 2.000 mg). Tuttavia, le malattie acute, specialmente quelle infettive, metabolizzano e utilizzano vitamina C in quantità apparentemente astronomiche. Il morbillo è una malattia infettiva nota in particolare per causare epistassi (sangue dal naso). L’emorragia, causata dalla fragilità dei piccoli vasi sanguigni (capillari), è anche una delle caratteristiche dello scorbuto. Questa tendenza all’emorragia si risolve molto prontamente ed efficacemente dopo la prima o la seconda iniezione di vitamina C. L’enorme carico virale riscontrato in un caso di morbillo acuto può benissimo talvolta indurre un caso di scorbuto acuto, almeno per la maggiore propensione alle emorragie.
Ogniqualvolta, nonostante una dose di “manutenzione” di diverse migliaia di milligrammi di vitamina C, alcune malattie infettive come il morbillo prendano piede, per combattere l’infezione si deve immediatamente istituire una terapia con dosi molto più elevate di vitamina C. Il fatto che la malattia si manifesti mentre l’individuo stava prendendo costantemente diverse migliaia di milligrammi di vitamina C al giorno non impedisce un dosaggio ancora più alto della stessa come trattamento d’elezione.
È stato anche dimostrato che la somministrazione di vitamina C a pazienti con morbillo ha migliorato la funzione immunitaria. Joffe et al. [1983] hanno
dimostrato che essa ha permesso un recupero più rapido dei sottoinsiemi linfocitari.
Da sola, questa informazione potrebbe sembrare non molto significativa, ma assume significato molto preciso nel contesto delle risposte cliniche
ottenute da Klenner.
Come la polio e l’epatite, il morbillo è un’altra delle malattie completamente curabili con vitamina C adeguatamente dosata e opportunamente somministrata. Inoltre, quando se ne ingeriscono regolarmente dosi adeguate, il morbillo può anche essere prevenuto. L’aggiunta di altre vitamine è pure una buona idea. Goskowitz ed Eichenfield [1993] hanno notato che nei bambini con morbillo si riscontra un’acuta deficienza di vitamina A, di solito associata a malattie più gravi. Comunque, poiché la vitamina C può guarire prontamente un caso di morbillo completamente sviluppato, la capacità di prevenire l’infezione non è poi così importante. Infatti si potrebbe argomentare validamente che la maniera più desiderabile di procedere potrebbe essere di contrarre la malattia, guarirla con la vitamina C, e conseguire la risultante immunità alla malattia a lungo termine. Questo è particolarmente vero in quanto potrebbe non essere sempre prontamente disponibile una quantità di vitamina C adeguata e/o potrebbe non esserci un medico disposto a dosarla adeguatamente quando la malattia colpisce.

Tratto da Vitamina C di Thomas E. Levy (Macro Edizioni, 2007)



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