La coscienza in una visione olistica
Scienza e Fisica Quantistica

Scienza e Fisica Quantistica

Il concetto di coscienza, ha avuto un ruolo marginale nella fisica, concentrata prevalentemente sullo studio dei fenomeni misurabili e delle leggi che li governano; con l'avvento della fisica quantistica ha iniziato ad essere invece considerata una componente potenzialmente fondamentale nella comprensione della realtà. La meccanica quantistica, in particolare dal fenomeno del dualismo onda particella, ha sottolineato l’importanza dell'osservatore cosciente nella determinazione degli stati quantistici, sostenendo che l'atto dell'osservazione non è un processo passivo ma un'interazione partecipativa che può influenzare l'esito dei fenomeni quantistici.
Varutti Guerrino
Coscienza e campo quantistico unversale
La coscienza può essere concepita come un campo quantistico universale onnipervasivo che attraversa e permea tutta la realtà. In questa visione, sempre più accettata e riconosciuta come ad esempio da Federico Faggin, dallo stesso David Bohme, Vittorio Marchi ecc., ogni mente individuale sarebbe una manifestazione locale di questa coscienza universale. Ciò implica che la coscienza non sia limitata al cervello umano, ma che possa essere una qualità fondamentale e intrinseca dell'intero universo.
Se la coscienza è non-locale, allora potrebbe essere necessario un nuovo quadro teorico che integri pienamente la coscienza con la fisica, portando a una comprensione più completa della realtà e delle nostre esperienze soggettive all'interno di essa. Questa nuova prospettiva potrebbe portare a una migliore comprensione di fenomeni come la percezione, l'intenzione e il libero arbitrio, e anche a una revisione delle basi della fisica, inclusi concetti come lo spazio, il tempo e la causalità.
La coscienza quindi si manifesta come proprietà fondamentale della realtà, al pari dello spazio, del tempo, e dell’energia. Questa idea è affine alla visione panpsichista e panformazionalista.
Alcuni filosofi e fisici, come David Bohm, hanno suggerito che la coscienza sia una proprietà fondamentale dell’universo e che la meccanica quantistica sia il modo in cui essa si manifesta. In questa visione, ogni particella avrebbe una forma rudimentale di coscienza, che cresce in complessità nei sistemi biologici.
Massimo Teodorani riferendosi a David Bohm riporta che "Il mondo macroscopico può esistere solo se esistono lo spazio e il tempo e quindi la fisica che lo descrive ha caratteristiche locali, mentre il mondo microscopico non ha bisogno dello spazio e del tempo ma percepisce la guida e l'informazione in maniera istantanea, in tal modo che la fisica che lo descrive viene definita "non locale". Il mondo microscopico riflette l'esistenza di un infinito al di fuori dello spazio e del tempo e non riceve l'informazione da un luogo preciso, ma la riceve da tutto l'universo la cui "locazione" viene identificata in una specie di "prespazio", sede della coscienza dell'universo, un ordine che esiste sotto il livello delle particelle fondamentali e precede le nozioni di spazio e di tempo. Nel prespazio non esiste nessuna distinzione tra spazio, tempo e materia."
Erwin Laszlo filosofo della scienza ha proposto l’esistenza di un campo informazionale cosmico chiamato campo Akashico, che conterrebbe tutte le informazioni dell’universo, e in questa visione la coscienza sarebbe una interfaccia tra la mente individuale e questo campo informazionale.
Federico Faggin parimenti e in linea con i precedenti autori propone una visione della coscienza affine alla visione dei filosofi antichi orientali, che la coscienza è una realtà primaria, non come prodotto del cervello, ma come qualcosa di fondamentale nell’universo.
La coscienza è primaria
Faggin infatti propone che la coscienza non emerge dal cervello, ma è la realtà fondamentale da cui emerge l’universo materiale. Quindi, la materia deriva dalla coscienza, non il contrario. Questo rovescia il paradigma materialista classico.
Ogni essere vivente, secondo Faggin, è un’unità di coscienza individuale, un Sé capace di esperienza soggettiva e di evoluzione. Queste unità non sono isolate: comunicano tra loro a un livello più profondo, non locale (concetto legato alla fisica quantistica).
Ciò che percepiamo come mondo fisico sarebbe un’interfaccia generata da queste unità di coscienza per potersi relazionare tra loro. Il cervello, quindi, non genera coscienza, ma funge da strumento per collegare il Sé individuale all’esperienza collettiva.
Il ruolo dell'informazione e dell'intenzionalità
Secondo Faggin, l’informazione ha un ruolo centrale, ma non nel senso puramente computazionale. L’informazione è veicolo di intenzionalità, creatività e significato. La coscienza attribuisce significato, e questo non è riducibile a calcolo algoritmico
Faggin parla anche di una Coscienza Unica (una sorta di “origine divina” o trascendente) da cui derivano tutte le unità individuali. Questo richiama filosofie come l’idealismo e certe visioni dell’induismo (es. il concetto di Brahman e Atman).
Vi sono collegamenti scientifici con la fisica quantistica e teorie come quelle del campo quantistico coerente e con l’idea di campo morfogenetico o di una memoria collettiva dell’universo.
La coscienza sinteticamente per Faggin:
- è ontologicamente primaria (cioè viene prima della materia),
- è non algoritmica (non riducibile a calcolo),
- è individuale ma interconnessa,
- è il fondamento dell’esperienza e della realtà.
Secondo chi scrive la teoria proposta da Federico Faggin è quella più aderente alla personale opinione sulla realtà della coscienza, maggiormente conciliabile come le principali tradizioni filosofiche orientali, dall’induismo, al Taoismo, e al Buddismo.
Sul ruolo della coscienza nel mondo della fisica, consiglio anche l'originale proposta di Amrit Sorli, presentata nel suo libro Oltre la fisica di Einstein.
Guerrino Varutti