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Cannibalismo e acidità tumorale

Medicina Integrata

Cannibalismo e acidità tumorale

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Cannibalismo e acidità tumorale

Le cellule tumorali si cibano di altre cellule, anche di quelle che dovrebbero difenderci: la scoperta apre la strada a un nuovo approccio integrato 

 


Stefano Fais - 27/01/2020

Il cannibalismo tumorale è da considerarsi un fattore di sopravvivenza di grande importanza e, insieme all’acidità tumorale (di cui abbiamo ampiamente parlato su Scienza e Conoscenza 70), un fattore di isolamento dal resto dell’organismo. Infatti aggredendo i linfociti anti-tumorali, le cellule di cancro non solo si nutrono, ma si proteggono dalla risposta immune nei loro confronti [17, 19, 20].

Ma l’aspetto più interessante di questa scoperta è la correlazione fra la malignità tumorale e una sorta di regressione verso una vita più semplice (ancestrale), simile a quella delle amebe, il cui scopo è sopravvivere e propagarsi in un ambiente ostile. L’unico momento della vita di un individuo che assomiglia al comportamento delle amebe è lo stato embrionale in cui, al contrario di quello che succede nell’organismo formato, le cellule sono in lotta le une contro le altre per pura necessità di sopravvivenza. Qualcuno sostiene che anche la determinazione del sesso derivi da questa lotta fratricida iniziale. Da qui l’idea che il tumore maligno possa rappresentare un momento di regressione verso uno stato più ancestrale, per esempio lo stato embrionale. Ed è sicuro che ognuno di noi ha nel proprio corpo un residuo di vita embrionale, che nelle intenzioni dovrebbe rappresentare un reservoir di cellule molto immature e quindi con un grande potenziale di rimpiazzare cellule e tessuti di ogni tipo, ma purtroppo con un’elevata possibilità di trasformazione e moltiplicazione sotto forma di tumore. 

Scopri di più sul legame tra acidità e tumore

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Sta di fatto che questa scoperta ha portato all’individuazione di una proteina, ovviamente legata a un gene, che le amebe e le cellule tumorali hanno in comune, TM9SF4 [20, 21], la quale è correlata alla capacità di cannibalizzare altre cellule, ma non solo [20]. Alla luce di questi risultati abbiamo chiamato questa proteina, e il gene correlato, Tumor Cannibalism Associated Protein 1 (TUCAP-1). Più di recente, la stessa linea di ricerca ha dimostrato che TM9SF4/ TUCAP1, ormai considerata una nuova oncoproteina, ha un ruolo chiave nel far funzionare una delle pompe protoniche associate all’acidificazione dell’ambiente extracellulare chiamata anche ATPasi vacuolare, (V-ATP-asi), [22].

La V-ATP-asi è una pompa protonica altamente attiva nei tumori maligni e abbiamo dimostrato che è un bersaglio, anche se non completamente specifico, degli inibitori di pompa protonica (PPI) [23, 24]. Nello stesso studio abbiamo dimostrato che, inibendo molecolarmente la TM9SF4/TUCAP1, si riduce notevolmente sia la capacità delle cellule tumorali di invadere i tessuti sani limitrofi, sia la capacità di incrementare la sensibilità ai farmaci anti-tumorali. Inoltre, inibendo la sintesi tumorale di TM9SF4/ TUCAP1 si agisce direttamente sul pH tumorale con aumento del pH extracellulare e un’acidificazione interna delle cellule [22]. 

Questi risultati, partiti da una semplice osservazione al microscopio, hanno portato all’individuazione di un nuovo bersaglio per future terapie: si tratta di un ulteriore e importante tassello verso un approccio non convenzionale nella ricerca sui tumori...

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Stefano Fais
Medico, per circa 15 anni ha condiviso la professione con l’attività di ricerca e nel 1994 ha deciso di dedicarsi completamente a... Leggi la biografia
Medico, per circa 15 anni ha condiviso la professione con l’attività di ricerca e nel 1994 ha deciso di dedicarsi completamente a quest’ultima. È stato per diversi anni Direttore del reparto farmaci antitumorali dell’Istituto Superiore di Sanità dove ora è dirigente di Ricerca nel dipartimento di oncologia e medicina molecolare.È... Leggi la biografia

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