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Il dolore nel dibattito sul dualismo

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Mario Tiengo - Professore Emerito Università degli Studi di Milan - 01/01/2016
Percepire dolore significa diventare consapevoli di informazioni nocicettive. In altri termini quando un evento lesivo colpisce un punto qualsiasi del nostro organismo, da quel punto sorgono, e si avviano verso il cervello, informazioni “nocicettive”, ossia di una aggressione potenzialmente pericolosa per la nostra integrità o addirittura per la nostra sopravvivenza. Giunte entro pochi secondi al Talamo, le informazioni si distribuiscono nel cervello, nei circuiti della coscienza - sensazione, cognizione, emozione - e fra queste tre grandi aree del cervello (sensoriale, cognitiva ed emotiva) le informazioni si integrano. Dalla integrazione delle informazioni nocicettive pervenute al cervello emerge (in modo ancora assolutamente misterioso) la “percezione” del dolore. Anni fa ho decritto in poche parole tutto questo ampio processo nel modo seguente: “la percezione del dolore è la presa di coscienza di informazioni nocicettive”. Possiamo allora affermare che l’intero ciclo del fenomeno “dolore” può essere descritto in cinque fasi funzionali:
1.- ricezione (eccitazione del nocicettore),
2.- trasmissione (dal nocicettore e al Talamo),
3.- distribuzione (dai nuclei talamici al cervello),
4.- integrazione (delle informazioni nocicettive nei circuiti della coscienza),
5.- percezione (sentire “male”).

Le prime tre fasi furono descritte assai bene e compiutamente dai neurofisiologi nell’800 (Charles Sherrington, Filippo Lussana) e del primo novecento (Eccles, Spadolini e molti altri).

Alla fine del novecento si inizio’ a compiere ricerche sulle fasi 4 e 5 . Queste presentano una loro caratteristica: sono modulate anche da fattori mentali (attenzione, distrazione, stress emotivi, tono d’umore, suggestione ecc.). Esempi clamorosi sono il “placebo” (ossia mancata percezione di eventi nocivi a causa solo di suggestione) oppure la “SIA” (Stress Induced Analgesia) sulla quale si tenne, all’Ohio University nel 1992, un Convegno Internazionale. Come scrive Germana Pareti, i primi ad occuparsi di ricerca scientifica sulla coscienza furono gli anestesisti poiche’ il lavoro sugli stati di coscienza rientra nella loro abituale attività (sonno, risveglio, coma).

Per tentare di chiarire gli ancor oggi misteriosi meccanismi d’azione della fase di “Percezione” del dolore io dedicai nello scorso secolo molto lavoro: un lungo periodo di ricerca scientifica e filosofica (che prosegue ancor oggi) svolto in collaborazione soprattutto con due grandi intellettuali del XX secolo: il filosofo della scienza Karl Popper ed il Neurofisiologo, Premio Nobel, John C. Eccles. L’interessante è che l’evento “percezione del dolore”, sfugge ai normali metodi di ricerca neurofisiologica ed entra nel millenario dibattito filosofico sul dualismo o unicismo della interazione cervello-mente.

Karl Popper propose, alla fine del novecento, un modello teorico noto come “diagramma dei tre mondi”. In esso si considera che l’intero nostro organismo, a livello cerebrale, sia suddiviso in tre parti o mondi. Eccles si propose di individuare il correlato neufisiologico di tale modello e creò la teoria degli “psiconi”.
Nella corteccia cerbrale dell’uomo esistono circa 100 miliardi di neuroni, raggruppati in fasci di 100 neuroni ciascuno, che sovraintendono a tutte le funzioni, volontarie ed involontarie del nostro organismo, detti “dendroni”. Ciacun dendrone è avvolto da una nube di “psiconi”, unita’ immateriali. Gli èpsdiconi controllano ed intervengono sulla modulazione della esocitosi dei dendriti raccolti a fascio in quel dendrone esercitando
così un controllo funzionale sull’intero nostro organismo. In altre parole gli psiconi controllando l’esocitosi di ciascun dendrite esercitano un’azione regolatrice su tutte le funzioni del nostro organismo. Psiconi e Dendroni interagiscono fra loro, nell’ipotesi ecclesiana, attraverso “campi di probabilità quantistica”.
Afferma Eccles: “Sono quindi giunto alla filosofia dualista di Cartsesio, con le sue res extensa e res cogitans. Questa filosofia garantiva una condizione di certezza per l’anima e l’Io”. Eccles inugura così, alla fine del novecento, un periododo di grosse polemiche sull’ IO e sulla coscienza (consapevolezza) separate e distinte dal cervello. In altri termini l’IO starebbe prigioniero del nostro corpo e solo alla morte di questo, finalmente libero, vagherebbe per l’infinito come un fantasma.

Per avere sostenuto tali idee Eccles venne isolato dalla Comunità Scietifica internazionale e allontanato dalla Università americana che l’aveva chiamato anni prima. Egli si ritirò in pensione a Coira dove nel 1992 fondò, con me e pochi altri amici, la SINT, Società Internazionale di Neurobiologia Teoretica, con lo scopo di indagare su quegli eventi ancora misteriosi e che sfuggono alla normale ricerca neurofisiologica entrando anche in altri domini come quello della Filosofia.

Tuttavia, alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche ed ai progressi della Fisica Quantistica il modello da lui proposto viene riconsiderato con attenzione dagli scienziati. Infatti nel 1982 i fisici quantistici scoprono una delle più inaspettate e sconvolgenti proprieta’ della materia: l’entanglement o “intreccio quantistico”. In cosa consiste? Se una coppia di particelle subatomiche, ad esempi due fotoni, viene separata ed i due fotoni lanciati separatamente in direzioni opposte, qualsiasi modifica si applichi ad uno di essi si verifica CONTEMPORANEAMENTE anche nell’altro la stessa modifica, indipendemente dalla distanza che li separa. Questo fenomeno che contrasta con tutte le ovvie leggi naturali della materia si chiama della “non località”.

Il fisico Teodorani, nel suo saggio “Entaglement” scrive: ”Le manifestazioni di fenomeni psichici, sono intese oggi, seppur su scale diverse, come un vero e proprio fenomeno di entanglement mentale. I due celebri studiosi di meccanica quantistica applicata alla neurobiologia, il matematico di Oxford Roger Penrose, autore del recentissimo ampio volume “Le strade della realtà”, e lo psiconeurobiologo Stuart Hameroff affermano di avere scoperto che le trasmissioni de informazioni che avvengono nei microtuboli dei neuroni si compiono in stato di entaglement. In concluisione le intuizioni di Popper ed Eccles trovano nalla fisica quantistica ampi orizzonti di ricerca scientifica. Come scrive Stuart Hameroff: “Spanning neurobiology, physics and philosophy is the most complete theory of consciousness”.

Mario Tiengo - Professore Emerito Università degli Studi di Milan
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