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Zhàn Zhuàng: la “scienza interiore” delle arti marziali tradizionali

Consapevolezza e Spiritualità

Zhàn Zhuàng: la “scienza interiore” delle arti marziali tradizionali

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Zhàn Zhuàng: la “scienza interiore” delle arti marziali tradizionali

In questo breve articolo analizzeremo allora una pratica cinese millenaria, appartenente al mondo del Kung Fu tradizionale, che va sotto il nome di Zhàn Zhuàng (站桩): un allenamento ideomotorio più vicino ad un addestramento spirituale che non ad una tecnica di combattimento, ma i cui effetti sulla salute psicofisica sono stati ampiamente dimostrati dalla scienza moderna.

 


Roberto Fagnani - 02/08/2021

Articolo a cura di Roberto Fagnani


 

All’interno del vasto panorama marziale cinese sono ormai molti gli stili che hanno attraversato mari, nazioni e catene montuose per approdare nella nostra penisola.

Nonostante ciò, la cultura marziale “sulle nostre tavole” è ancora strettamente legata agli sport da combattimento, ai ring sotto i riflettori e alle applicazioni di autodifesa; insomma, una combinazione di attività fisica e violenza che ha ben poco a che fare con l’antica “via del guerriero”.

In questo breve articolo analizzeremo allora una pratica cinese millenaria, appartenente al mondo del Kung Fu tradizionale, che va sotto il nome di Zhàn Zhuàng (站桩): un allenamento ideomotorio più vicino ad un addestramento spirituale che non ad una tecnica di combattimento, ma i cui effetti sulla salute psicofisica sono stati ampiamente dimostrati dalla scienza moderna.

Se i concetti di bioelettricità e biospiritualità si presentano soltanto adesso al panorama scientifico occidentale, in Oriente sono da sempre parte integrante della realtà quotidiana, così come la visione organicistica della “macchina umana” da un lato, e di quest’ultima nei confronti del cosmo dall’altro. Una visione decisamente contrapposta al determinismo dell’Occidente, caratterizzato dalla suddivisione in compartimenti stagni di ogni ramo del sapere.

Ebbene, la filosofia, la medicina, le arti e perfino le lingue orientali si sono sviluppate fondando i propri pilastri sul rapporto sinergico - legge di equilibrio e mutamento - che lega l’essere umano all’universo, ed il visibile all’invisibile.

La forma esteriore, caratterizzata da una sequenza di movimenti (“Taolu” in cinese, meglio conosciuta come “Kata” - nome giapponese) è infatti soltanto un aspetto delle arti marziali tradizionali: ciò che conta davvero è l’armonia tra i vari elementi che compongono il praticante, il controllo della mente e lo sviluppo della forza interna.

Yì dăo qì, qì dăo lì.

La mente guida l’energia, l’energia guida la forza.

Su questa massima si basa il funzionamento del Zhàn Zhuàng, parte dell’antichissima pratica del Dǎoyǐn (导引, “diffusione dell’energia vitale nel corpo umano”), conosciuta dagli anni cinquanta con il termine Gōng (氣功, “lavoro sull’energia interna”).

Il Zhàn Zhuàng è una forma di Gōng statico, ed infatti si può tradurre come “esercizio del palo immobile”, o “esercizio dello stare in piedi forti”. Ne esistono varie forme, ma in questa sede osserveremo soltanto gli effetti “scientificamente misurabili” che una lunga pratica ha sull’organismo umano.

 

In cosa consiste il Zhàn Zhuàng?

Applicando una visualizzazione attiva ad una posizione statica, mantenuta per molto tempo, otteniamo una mente calma e armonica, capace di indirizzare la forza di volontà, che è immediatamente seguita dal flusso dell’energia-forza vitale all’interno dei meridiani (经络, jīngluò: i canali invisibili dove scorre l’energia interna - 氣, - secondo la Medicina Tradizionale Cinese, così chiamati proprio perché equiparati alle circonferenze immaginarie che misurano la longitudine terrestre).

Volontà ed energia guidano a loro volta la forza fisica, che acquisisce una nuova forma, indipendente dall’ATP, andando a preservare il corpo dal deterioramento e dall’invecchiamento.

In termini pratici, abbinando visualizzazione ed intenzione andiamo a stimolare e ad attivare i microcapillari e i nervi lungo il percorso immaginato, che pian piano restituiscono al cervello un impulso avvertibile come formicolio, calore o pressione. Parallelamente, diveniamo consapevoli del campo elettromagnetico che avvolge la regione corporea alla quale è rivolta l’attenzione. La respirazione deve essere diaframmatica, più naturale e prolungata possibile, così da accompagnare l'immaginazione del movimento e la percezione della “sensazione del corpo”.

Il rilassamento così raggiunto - stato di quiete, o di tranquillità - permette di sviluppare la muscolatura strutturale (e quindi migliorare la postura), e di distaccarsi dagli stimoli esterni e dai pensieri ossessivi, pur mantenendo un alto livello di consapevolezza.

Le indagini all’elettroencefalogramma hanno mostrato che tale condizione è caratterizzata da onde beta nella parte frontale di entrambi gli emisferi, accompagnate in modo sincrono da onde theta e delta, senza tuttavia incorrere in uno stato di sonno o di ipnosi. L’inibizione della corteccia cerebrale fa sì che predomini il pensiero concreto basato sui sensi, piuttosto che su immagini o ragionamenti astratti.

In altre parole, è la volontà del praticante a guidare la percezione, meccanismo che la autoalimenta e ne orienta il flusso. Nello stato di tranquillità “l’eccitabilità del sistema nervoso simpatico di riduce e aumenta quella del sistema parasimpatico, con grandi vantaggi per l’intero organismo”.

Nei praticanti esperti il consumo di ossigeno nel cervello è inferiore del 16%, mentre il livello metabolico di noradrenalina è intorno al 60% rispetto all’ordinario; anche i sistemi cardiocircolatorio, respiratorio e linfatico implementano le proprie funzioni in modo esponenziale, senza contare l’attivazione del binomio mente-cuore...

Insomma, i benefici di una pratica costante del Zhàn Zhuàng sono riconosciuti in ogni parte del mondo. Ciò che manca, soprattutto in Occidente, è la consapevolezza della realtà sottile, quella stessa realtà ormai scoperta da decenni dalla fisica quantistica... Spesso, purtroppo, mancano anche la curiosità di scoprire e la volontà di mettersi in gioco sperimentando tecniche nuove e sconosciute, retaggio di una remota “scienza dello spirito”, per far sì che l’esperienza diretta dei “fenomeni impossibili” spazzi via ogni dubbio circa le infinite potenzialità dell’essere umano.


L'AUTORE

Roberto Fagnani

Coach di crescita personale, artista marziale e ricercatore metafisico, Roberto Fagnani è nato e vive in provincia di Siena, nella campagna Toscana. Amante dei viaggi e delle antiche culture, dopo la laurea in economia ha trascorso un lungo periodo in India, insegnando inglese e approfondendo gli studi di orientalistica, già intrapresi in parallelo al percorso universitario. Oltre al blog, dal quale è nato il saggio “Frammenti di una conoscenza perduta - Viaggio tra i misteri del mondo e dell’essere umano”, è autore del thriller d’avventura “Il Viaggiatore” (primo capitolo della serie Aquarius), entrambi editi dalla casa editrice Corpo&Mente Libro.

Link al sito: https://www.robertofagnani.com/


BIBLIOGRAFIA

  • Yuefang Cen, I fondamenti del Qigong, Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma, 2000.
  • Tohei Koichi, Il Ki nella vita quotidiana, Erga Edizioni, Genova, 2014.
  • Xuanjie Wang, Dachengquan, Luni Editrice, Milano, 2018.

Roberto Fagnani
Coach di crescita personale, artista marziale e ricercatore metafisico, Roberto Fagnani è nato e vive in provincia di Siena, nella campagna... Leggi la biografia
Coach di crescita personale, artista marziale e ricercatore metafisico, Roberto Fagnani è nato e vive in provincia di Siena, nella campagna Toscana. Amante dei viaggi e delle antiche culture, dopo la laurea in economia ha trascorso un lungo periodo in India, insegnando inglese e approfondendo gli studi di orientalistica, già intrapresi in... Leggi la biografia

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