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Keplero e la rivoluzione dei moti planetari


Emanuele Cangini - 01/01/2016

Un filo conduttore, nemmeno tanto tacito, corre a unire i punti rappresentativi di quattro scienziati di meriti indiscussi: Galileo, Tolomeo, Copernico e Keplero (1571-1630), tutti eccelsi rappresentanti di quel mondo scientifico non più a solo appannaggio di pochi, bensì patrimonio di un’umanità mai così prima d’ora attenta alle sorti del proprio divenire. Quel collante, che abbiamo già intuito nei precedenti articoli, è certo essere l’astrologia, dimensione non meno pragmatica di quanto già non fosse suggestiva ed evocativa.

E Keplero, astrologo, lo era a tutti gli effetti. Sì, lo stesso Giovanni Keplero astronomo tedesco, scopritore delle tre leggi descriventi le orbite e i moti dei pianeti. La sua è una storia davvero singolare, che inizia nel lontano 1571. Figlio primogenito di un matrimonio non certo felice, il padre lasciò presto il focolare domestico per votarsi alla guerra, come mercenario, e quando la madre ne seguì le sorti venne affidato ai nonni, i quali erano soliti maltrattarlo. Crebbe così, povero e cagionevole di salute, in un clima non certo propizio a quello che dovrebbe sottendere l’infanzia di qualsiasi bambino: tuttavia, qualche sporadico, episodico, frammento piacevole anche lui poteva ricordarlo, come quando la madre lo condusse presso la cima di un’altura per osservare la grande cometa del 1577. Il piccolo Keplero, seppur in quell’ambiente disgraziato, cresceva e, raggiunta l’adolescenza, si iscrisse alla facoltà di teologia. Un evento del tutto fortuito, come da lui stesso in seguito definito, fece sì che la morte dell’insegnante di matematica dell’università di Graz, liberasse un posto vacante per la docenza; posto che venne occupato proprio dal giovane Giovanni il quale, sebbene fosse iscritto come candidato al sacerdozio, amava la matematica al pari di tutte le discipline scientifiche, ed era stato iniziato a suo tempo al nuovo sistema copernicano dal proprio professore di matematica M. Mastlin (1550-1631).

 

  • Keplero e il suo primo calendario “astrologico”

Divenne così, tanto professore di matematica quanto matematico ufficiale del Ducato di Stiria: titolo quest’ultimo che comportava l’obbligo di pubblicare ogni anno un nuovo calendario. A differenza degli altri almanacchi però, quello di Keplero doveva “prevedere” per l’anno successivo l’andamento meteo, la salute pubblica, le crisi politiche e gli avvenimenti cosiddetti “eccezionali”.
Proprio nel suo primo calendario, quello relativo all’anno 1595, Giovanni seppe prevedere un inverno rigido e un’invasione turca: eventi che si verificarono e trovarono riscontro, conferendogli così l’autorevolezza e il prestigio che si devono a un “profeta” degno di tale fregio. Proprio il 1595 fu l’anno che vide venire alla luce la sua prima opera scritta, il Misterium cosmographicum.

Leggi la seconda parte dell'articolo.


Emanuele Cangini
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria... Leggi la biografia
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere. Accanito lettore, da sempre... Leggi la biografia

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