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Pier Luigi Ighina: “un profeta sconosciuto”

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Emanuele Cangini - 01/01/2016

“Un simpatico arzillo nonnetto”, questo ho pensato, non appena concluso il video tratto dalla trasmissione Report: un video che lo ritrae pienamente nonagenario, considerato il suo anno di nascita, il 1908, e l’anno in cui il video stesso venne girato, il 1998. Uno sguardo vispo, attento e lucido, che non trova però quella giusta corrispondenza che ci si aspetterebbe in una parlata, al contrario, a tratti un po’ impacciata e affaticata. Nacque a Milano Pier Luigi Ighina, nel 1908 come già visto, e si è spento a Imola nel gennaio del 2004; poco meno che ventenne lavorò presso la Magneti Marelli e, grazie alla sua radicata passione in merito alla materia radiotelevisiva, decise di arruolarsi in Marina, come telegrafista, nella seconda metà degli anni Venti.

Il concetto di ritmo magnetico Sole-Terra e l’atomo magnetico
Proprio in questo scorcio di vita la sua attività di ricerca lo condusse a formulare il concetto di “ritmo magnetico Sole-Terra”, probabilmente concepito come risultato delle sue indagini riguardo alle teorie promulgate da Wihelm Reich sull’energia orgonica e sull’orgone. Ighina era convinto del fatto che esistesse una sola tipologia di energia Fondamentale, della quale ogni cosa, ogni fenomeno, erano diretta conseguenza, manifestazione originaria non intelligibile che soleva definire “spirito”. Tutta la materia, secondo Pier Luigi, è il prodotto dell’interazione tra energia solare, spirale positiva proveniente dal Sole, e l’energia lunare, spirale negativa emessa dalla Terra; l’irradiazione neutrinica ricevuta dal Sole viene definita, secondo la nomenclatura di Ighina, monopolo positivo, mentre monopolo negativo viene denominata la controparte neutrinica emanata dalla Terra. Prendeva così forma il concetto di “atomo magnetico”, più volte osservato, a detta dello pseudo-scienziato, attraverso un particolare microscopio di sua fabbricazione.

Ighina: un inventore geniale sulla scia di Tesla
Ma il mito di Ighina non si ferma solo a questo, acquista una enfasi ancora maggiore, avvolgendosi in quelle fitte nebbie di Avalon nelle quali, la scienza accademica ufficiale, non ama inoltrarsi: realizzò, un video in particolare lo attesta, una sorta di elettrocalamita in grado di controllare e influenzare le condizioni atmosferiche a proprio piacimento. Dotando l’elica rotante (questa la forma della macchina), di alcuni magneti e di due tubi carichi di polvere di alluminio, era in grado di attirare o respingere le nubi a seconda della rotazione dell’elica stessa. Effetto tanto prodigioso, quanto scontato, per Ighina, che soleva sorridere alle domande che, mosse da legittima incredulità, intendevano condurlo su quei terreni di ciarlataneria certamente ostili alla sua buona fede. Conosciuta e al centro di feroci controversie anche la sua “valvola antisismica”, strumento portentoso che, a suo dire, era in grado di scaricare la devastante potenza di un evento sismico: Ighina era solito concepire i terremoti come pacchetti di gas compresso e, per meglio delucidare il principio di funzionamento della sua valvola, ricorreva al paragone con la gomma di una bicicletta: perché la gomma non scoppi, dobbiamo necessariamente ricorrere all’inserimento di una valvola”. Ecco, la valvola della ruota della bicicletta, è il corrispettivo della valvola antisismica: potremmo quasi immaginarla alla stregua di un salvavita, un relè, un dispositivo di sfiato, di decompressione che funge da “scarico” del sovraccumulo di energia sottoterrena. Un po’ a ricalcare il principio della pentola a pressione nella quale, a pressione elevata raggiunta, si attiva la valvola di sfiato che ripristina le condizioni di normalità.
Bellissimo il libro che parla del discusso pseudo-scienziato, opera intitolata Pier Luigi Ighina Profeta Sconosciuto: da lui stesso scritto, ed editato in proprio, è certamente un'autobiografia che restituisce quella dignità e quella rispettabilità che molti, anche non volendo, hanno cercato di sottrargli. Forse sconosciuto, come afferma il titolo, certo incompreso aggiungo io: tentativo di rendere più comprensibile l’insegnamento di Ighina, il libro è un atto di vero e proprio coraggio nel definire quella dimensione della ricerca, che si presta senza dubbio a malintesi, come irrinunciabile e complementare al divenire della prassi epistemica. L’oscurantismo al quale certe intelligenze vengono relegate, Tesla ne è esempio conclamato, certo non è sufficiente a stendere una coltre di silenzio che ne metta a tacere i risultati: più che una critica alla conclusione, spesso si reifica una critica alle metodologie procedurali.

Pier Luigi Ighina e Raffaele Bendandi: due corregionali uniti dalla ricerca
Bellissima l’intervista di Giuliano Preparata, insigne scienziato di fama internazionale: intervista che legittima la dimensione, certo non priva di contraddizioni, di Ighina, consacrandone al contempo le conclusioni e le prassi investigative: una investitura di rispettabilità che riscatta anni e pagine di critiche forse a volte acri, spesso immeritate, nei confronti di un ricercatore che, nei suoi limiti, ha dedicato una vita intera allo studio. E con qualche contributo, indubbiamente.
Leggendo di Pier Luigi, come in un baleno, mi è venuto alla mente la travagliata storia di Raffaele Bendandi, di origine faentina, anche lui membro onorario di quel circolo forse “disgraziato” composto dagli scienziati di frontiera: ebbene, anche Raffaele aveva investito il suo impegno nella ricerca sismica e, pur riscontrando forti ostracismi da parte della comunità accademica, ha saputo creare un polo magnetico dialettico. Tant’è, dopo la morte, avvenuta nel novembre del 1979, l’associazione Bendandiana iniziò a riordinare l’immenso materiale lasciato in eredità dal ricercatore, riuscendo a proporre i suoi princìpi teorici in sede dibattimentale durante l’European Geosciences Union a Vienna nel 2015.
Che strano pensare che un tratto così breve di via Emilia separa Faenza da Imola, quello stesso tratto che ha separato Raffaele da Pier Luigi: così diversi di carattere eppure così simili negli intenti e negli obiettivi.
 


Emanuele Cangini
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria... Leggi la biografia
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere. Accanito lettore, da sempre... Leggi la biografia

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