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LHC osserva una nuova particella: è il bosone di Higgs o altro?


Corrado Ruscica - 01/01/2016

 

Per la comunità scientifica internazionale, la data del 4 luglio 2012 potrebbe rappresentare una pietra miliare. Ma facciamo un passo indietro anche per mettere chiarezza su ciò che è stato detto e presentato dai portavoce degli esperimenti CMS e ATLAS del Large Hadron Collider (LHC) durante il seminario tenutosi al Cern di Ginevra.

Ho letto tutta una serie di titoli sul web in cui i media hanno riportato la "scoperta della particella di dio" ma bisogna dire che le cose non stanno proprio così.

Il bosone di Higgs, una particella ipotizzata già nel 1964 da Peter Higgs, rappresenta una sorta di ultimo tassello mancante nell'ambito del modello standard, la teoria che descrive le proprietà ed il comportamento delle particelle elementari e delle interazioni fondamentali.

La caccia a questa particella, definita fantasiosamente la "particella di dio" e che a me piace definire anche come la "particella della creazione", dura ormai da oltre 40 anni.

Capire se questa particella esista, o meno, è di fondamentale importanza dato che spiegherebbe, in maniera semplice ed elegante, il meccanismo mediante il quale le particelle acquisiscono la massa, uno degli obiettivi della ricerca per cui è stato costruito LHC.

Ora, dopo aver analizzato una lunga serie di dati raccolti tra il 2011 e il 2012, i risultati degli esperimenti CMS e ATLAS  suggeriscono chiaramente la presenza di un segnale a livello di 50 rispetto al rumore: ciò si traduce in termini di un nuovo bosone scalare, rivelato per la prima volta, la cui massa stimata ha un valore di 125,3 GeV, secondo i dati di CMS, e 126,5 GeV secondo i dati di ATLAS.

Questi risultati sono consistenti nell’ambito del modello standard con la massa dell’atteso bosone di Higgs, tuttavia occorreranno ulteriori dati per capire di quale bosone si tratti in definitiva o se si tratti di una particella più esotica che emerge da una nuova fisica che ancora ignoriamo e che potrebbe essere significativa per comprendere la natura del 96% dell'Universo. 

 

Per fare un parallelo, mi piace riportare un esempio che mi è stato suggerito da Paola Catapano, Science Communicator del Cern. In altre parole, ad oggi la situazione è simile a quella con cui si dà la caccia ad un ricercato di cui abbiamo l'identikit. 

Qualche mese fa pensavamo che fosse nascosto in qualsiasi parte del mondo, poi si scopre che si trova in una città ben precisa ed in un particolare quartiere di cui abbiamo l'indicazione dell'edificio. Però, non sappiamo se è vivo o morto. Per svelare il mistero, immaginiamo di inviare una spy-cam che ci svela sorprendentemente l'immagine di un uomo completamente diverso. Dunque lo vediamo ma solo attraverso le immagini della spy-cam nel senso che non l'ho abbiamo ancora catturato e per cui è solo una questione di tempo. 

 

Il passo successivo sarà quello di pianificare un accerchiamento più ravvicinato anche per capire se si tratta di un sosia del nostro ricercato, di cui ci possono essere tante versioni diverse, oppure se si tratta proprio del nostro ricercato. 

 

La caccia, quindi, continua.

 

[per maggiori approfondimenti: AstronomicaMens]

 

 

Corrado Ruscica



 


Corrado Ruscica
Laureatosi in Astronomia all'Università di Bologna, ha vinto successivamente la borsa di studio per il dottorato di ricerca in Astronomia presso... Leggi la biografia
Laureatosi in Astronomia all'Università di Bologna, ha vinto successivamente la borsa di studio per il dottorato di ricerca in Astronomia presso l'Università di Milano. Si occupa di divulgazione scientifica e cura il blog AstronomicaMens (http://astronomicamens.wordpress.com), in cui vengono trattati argomenti di cosmologia, astrofisica,... Leggi la biografia

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