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Stephen Hawking: lo scienziato-icona del Ventesimo secolo

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Emanuele Cangini - 01/01/2016

Mai la numerologia fu più profetica che in questo caso; mai certe precise ricorrenze sono parse essere non il frutto di fortuite coincidenze, quanto l’espressione di una volontà particolarmente ispirata.
A 300 anni esatti dall’8 gennaio 1642, anno della morte di Galileo Galilei e di nascita di Isaac Newton, nasceva a Oxford, in Inghilterra, Stephen Hawking, l’illustre cosmologo e astrofisico di fama mondiale.
Un'immagine inconfondibile quella del “genio sulla carrozzina”; ciò che per molti rappresenterebbe una condanna senza appello a una vita difficile e limitante, per Hawking ha saputo rappresentare quel valore aggiunto, quel quid prezioso e inimitabile che lo ha reso icona-simbolo di un secolo intero.

La termodinamica dei buchi neri
Fondamentale è il suo contributo negli ambiti della fisica cosmologica e quantistica, ma è nella nuova formulazione di una teoria descrittiva della termodinamica dei buchi neri che getta le basi della forza del suo operato teoretico. Tentativo, questo, di ricondurre ai princìpi della termodinamica classica le leggi che regolano l’orizzonte degli eventi (zona-limite che segnerebbe il confine tra il buco nero vero e proprio e lo spazio-tempo inteso canonicamente, ove valgono le conosciute leggi della fisica) dei buchi neri (regione appartenente allo spazio-tempo nella quale, in ragione di una gravità tendente all’infinito, tutto precipita e nulla può sfuggire, nemmeno la luce), e che vede nella dimostrazione matematica, ma non sperimentale, della emissione di energia termica dei buchi neri, uno dei due mattoni fondanti la suddetta teoria.
L’altro pilastro richiama la congettura formulata da Jacob Bekenstein (fisico messicano, nato nel 1947), collega di Hawking, secondo la quale l’entropia di un buco nero (l'entropia è la funzione di stato che descrive un sistema termodinamico dal punto di vista della “efficacia” nel produrre lavoro, e del “livello di ordine” del sistema stesso) dev’essere intesa come proporzionale al rapporto tra l’area dell’orizzonte degli eventi e l’area di Plank (unità di misura concernenti l’infinitamente piccolo). Premessa che ha reso possibile la stesura delle quattro attuali leggi termodinamiche descrittive del comportamento dei buchi neri, utili alla formulazione di modelli illustranti il comportamento degli stessi. Secondo tali cardini, un buco nero è descrivibile attraverso l’utilizzo di variabili termodinamiche quali temperatura ed entropia, definite da gravità e superficie; al contempo nella singolarità (sinonimo di buco nero nel gergo cosmologico), irradiando particelle subatomiche, si verificherebbe una riduzione di massa progressiva, una sorta di “evaporazione” che ne causerebbe la definitiva scomparsa.
Nel 1969 grazie all’utilizzo di una nuova metodologia matematica applicativa, elaborata in sinergia con il collega Roger Penrose ed estrapolata dalla teoria einsteiniana della “Relatività generale”, Hawking arriva a dimostrare un teorema secondo il quale le singolarità non sarebbero da intendersi come fenomeni sporadici e isolati nell’universo quanto, al contrario, come eventi diffusi e facilmente distribuiti.

Una nuova teoria cosmologica
I primi anni Ottanta lo vedono in prima linea nella enunciazione di una nuova teoria cosmologica, oppositiva a quella accademica del Big Bang, che pone nell’assenza di un necessario principio motore, e nell’assenza di limiti di contorno, le proprie basi concettuali; teoria più riconducibile al modello dell’universo stazionario (ma non per questo esattamente identica).
Meraviglioso il film che ne dipinge la vita, uscito sui grandi schermi nel 2014; magistrale interpretazione di un attore inglese emergente, che coglie con sintesi e sofisticata abilità i lati più sfuggenti dello scienziato. Otto gennaio 1942, trecento anni giusti giusti dalla morte di Galileo Galilei: una data importante, che non dobbiamo dimenticare; a Oxford, nasceva Stephen Hawking, un genio stravagante e bizzarro capace di meritare la prestigiosa cattedra di sir Isaac Newton.
E la parabola di questo prestigioso astro della ricerca scientifica non è ancora finita...


Emanuele Cangini
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria... Leggi la biografia
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere. Accanito lettore, da sempre... Leggi la biografia

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