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La Scienza dell'UNO

Scienza e Fisica Quantistica

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“Tutto dunque è unico, totum simul, tutto è contemporaneo e pertanto tutto è indivisibile, immobile e indestabilizzabile”, così diceva Parmenide di Elea, storico filosofo a cui si attribuisce l’ancor più famoso adagio “l’essere è e non può non essere”.

 


Redazione - Scienza e Conoscenza - 22/04/2022

 

Cosa esiste davvero?

Commentando il passo di Parmenide, Vittorio Marchi in La Scienza dell’Uno scrive:

“Pertanto, in assenza di spostamento, al posto del frammentario e dei limiti all’esteso, si manifesta un continuo, dove le infinite possibilità di divenire coesistono. Per il grande saggio greco, nato su una diversa sponda del Mediterraneo e che aveva profondamente indagato sulla dimensione di retroscena, tutto era immobile e senza fine e rimaneva medesimo in sé medesimo. Ora, è quasi impossibile per la nostra mente comprendere tali concetti e immaginare una simile dimensione della realtà senza estensione di alcunché. Ma certamente nel retroscena del palcoscenico del mondo tutte le polarità cessano e gli opposti si riuniscono a formare l’unità della conjunctio oppositorum.

 

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Cosa esiste dunque davvero?

Bisogna innanzitutto distinguere tra il mondo di scena: quello che l’uomo comune considera mondo reale, e mondo di retroscena: la realtà così com’è. Chi vive il mondo di scena vede solo quel segmento discontinuo di realtà costituito dalla materia nucleare da cui partono le radiazioni luminose che impressionano la retina dell’occhio. L’apparato visivo umano rispetto a tutta la gamma delle infinite radiazioni elettromagnetiche riesce a cogliere solo quelle di lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 700 nm. Si escludono così già tutti i valori inferiori di 380 nm (ultravioletto) o superiori di 780 nm (infrarosso) che l’occhio umano non percepisce, radiazioni che potrebbero aprirgli una finestra sul mondo immensamente più vasta rispetto alla microscopica fenditura da cui è abituato ad affacciarsi. Nel mondo di retroscena le leggi del discontinuo, caratteristiche di quello di scena, sono diverse. Le leggi dell’ottica ondulatoria, tanto care alla meccanica classica, non valgono più. Le onde, per la fisica che si occupa di meccanica ondulatoria, si propagano, mentre qui, dove non trovano più espressione né lo spazio né il tempo, in assenza di movimento (relativo), vige la legge della “trasfigurazione”, ovvero della “trasformazione in sé” che da solo impressione di movimento.

Tutto dunque è unico, totum simul, tutto è contemporaneo”, diceva Parmenide di Elea, e pertanto tutto è indivisibile, immobile e “indestabilizzabile”.

In quest’assenza di movimento, al posto del frammentario e dei limiti all’esteso, si manifesta un continuo, dove le infinite possibilità di divenire coesistono. Non esiste dunque alcuna dualità. La scena è molteplicità, il retroscena è l’Uno tutto.

La dualità: principio femminile e principio maschile

Viviamo in una comunità umana in cui la maggior parte delle persone continuano a pensare che nulla esista senza il suo opposto e che tutto non possa che essere ricondotto a soli due archetipi primordiali dai quali prendono origine le categorie degli opposti. Gli antichi cinesi li individuavano in un’alternanza cui davano il nome di Yin e Yang.

Pertanto è opinione comune, incrollabile e diffusa in quasi tutte le nostre classi sociali che il numero che regola il nostro mondo del divenire sia il 2 e che il 2 sia il simbolo della polarità che separa e che unisce.

Tutti o quasi credono che maschio e femmina siano due partner che si accoppiano per generare una terza vita e che dalla continua opposizione dei contrari scaturisca la legge di attrazione – repulsione, alla base dell’equilibrio della vita. A ragion di ciò si adduce come prova inconfutabile che tutto soggiace a questo principio: dalle orbite dell’atomo a quelle dei copri celesti, dalla legge di Coulomb a quella di Newton.

Esiste una folla di persone immersa nel mare delle idee dove si rappresenta il discontinuo, fatto di frammenti e segmenti di vita limitati e relativi, ma la verità è che invece esiste una forza maschile laddove esiste anche un’energia femminile, esattamente come esiste un polo nord e contemporaneamente un polo sud. Si tratta di energie mutuabili unite da un legame indissolubile e non separabile.

Ciò che esiste davvero è l’Unico, l’Uni-verso Organico, che li riassorbe in sé entrambi e che costituisce la totalità della realtà esistente, visibile e invisibile. La separazione del tutto è quella che permette l’identificazione dell’individuo, ecco perché per noi è così difficile anche solo immaginarla.

Archetipicamente i principi di maschile e femminile vengono rappresenti dallo Yin Yang. Il maschio è la virilità che si lancia e penetra, la femmina è il femminino che riceve e accoglie e tutto è raccolto e conservato nell’Uno. La femmina non solo riceve il seme, ma anche conserva; al contrario del maschio, che non è in grado di trattenere e disperde il seme.

Lontani dall’essere nell’Uno, molto spesso in questa raffigurazione leggiamo piuttosto la perenne tensione nel mondo di scena tra i due apparenti opposti polari dell’Uno, dove il tutto della vita scorre incessantemente ed eternamente tra gli estremi del divenire. Siamo, ritornando alla filosofia, nel polemos eracliteo, in cui la guerra è madre di tutte le cose.

La femmina è attrazione, principio che lega insieme tutti i corpi dell’universo fisico, espressione della legge di gravitazione (stesso etimo di “gravidanza”) universale. All’opposizione c’è il maschio, che è principio di eccitazione e di fermento che tende invece a mantenere separati i corpi, impedendo il ritorno all’unità, in questa tensione, nel mondo di scena, si crea la vita. La donna è amore (cuore) e l’uomo disputa (mente), una dualità che si ripropone anche nel mito di Amore (Sole o Pensiero) e Psiche (Luna o Mente) di cui Marchi parla ne corso del libro. Solare è la forza, e lunare è l’intelligenza, solare è l’azione e lunare il pensiero.

Indagando più fondo il significato del Tao è possibile intravedere non solo la lotta tra gli opposti, che conferisce la vita individuale a tutti gli esseri, ma il simbolo dell’Univivente, ovvero di ciò che è uno e doppio nello stesso tempo, Luna e Sole, come Yin e Yang, uniti nella Vita unica.

L’Uno

A partire dal retroscena, l’Uno si manifesta nel mondo della scena attraverso campi di forze, aventi la stessa natura del Tutto ma in forma già differenziata. Noi di regola dell’intero panorama della realtà esistente percepiamo solo un’infinitesima parte, e talvolta nemmeno quella. Ciò perché, pensando in termini che si spingono oltre il visibile e il percepibile, la maggior parte della realtà non è sensibile. Pertanto, se si deve davvero studiare e conoscere tutta la realtà, si deve indagare sia sulla componente manifesta che su quella celata, senza suddividerle in porzioni, altrimenti non si arriverà mai a capire, continuando a considerare banali coincidenze quelle che invece sono manifestazioni di un’unica realtà.

Tutti i dati sperimentali della fisica dicono che il mondo frammentario esiste proprio in virtù di questa forza, di questo “qualcosa” che genera e anima il movimento di tutti i corpi. Essa non ha peso, non sente la gravità centripeta o sferica. Non ha inerzia, non sente la forza nucleare forte. Non si vede perché non interagisce con la forza elettromagnetica e con la materia nucleare.

Nel retroscena era ed è la materia primigenia, priva di massa e di spazi, perfettamente residente e quindi immobile in se stessa e persino omogenea in ogni suo punto. Quando non è ancora tradotta nel molteplice, né è ancora differenziata nei corpi, essa era ed è tutto in potenza. Matrice del tutto: è tutta in Uno, così come nel mondo di scena l’Uno è in tutto. E quindi è anche nell’uomo, cellula speciale dell’Uno, il vero Dio (per approfondire di Vittorio Marchi La vertigine di scoprirsi Dio)

La materia prima, la sostanza senza il due, è matrix, la Madre, lo sfondo o la fonte che genera per separazione da sé, dal quale o dalla quale si differenziano tutti i corpi. Atomi, molecole, cellule, una miriade di corpi sparsi per l’Universo, dal quark alle galassie, è tutto un processo di separazione e di allontanamento fino a giungere alla dispersione estrema di un universo che appare ed è infinito. Il mondo trae origine da questa luce invisibile che produce gli spazi e differenzia le forme. È una luce che indica le “vie” della forza e che attraverso la dilatazione e la separazione innesca il processo che dall’universale conduce al particolare, generando gli individui col preservarne l’individualità.

Il tutto che era ed è l’Universo senza confini e senza divisioni diviene attraverso questo processo, separazione. Ed ecco allora spiegarsi il mito della separazione che ritorna anche nel racconto biblico della cacciata dall’Eden.

La separazione del tutto è quella che permette l’ideazione dell’individuo, e l’individuo è l’unità atomica, la particella elementare, la molecola, l’essere pluricellulare e così via fino a tutti gli esseri viventi, pianeti e galassie compresi, che li rende unici e irripetibili. E si entra così nella dimensione del tempo nel mistero della creazione… anch’essi illusioni…ma questa è un'altra storia!

 

Buona lettura!

 

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