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Carlo Rubbia, il CERN e l'intuizione del creato

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Emanuele Cangini - 01/01/2016

Nel panorama degli scienziati più insigni a livello internazionale occupa, certamente, un posto nelle prime file il “nostro” Carlo Rubbia (Gorizia, 31 marzo 1934), Premio Nobel per la fisica nel 1984 e senatore della Repubblica dal 2013.

Laureatosi precocemente nel 1957 (a soli 23 anni) presso l’Università di Pisa, dal 1960 ha svolto le proprie ricerche presso il CERN di Ginevra, il laboratorio ormai a tutti noto per la scoperta del Bosone di Higgs, divenendone poi Direttore dal 1989 al 1994, effettuando esperimenti sull’interazione debole per mezzo del protosincrotone (acceleratore particellare nel quale il campo magnetico indispensabile all’incurvamento delle particelle e il campo elettrico variabile risultano in sincronia con il fascio particellare stesso), e del sincrociclotrone (acceleratore particellare, evoluzione del precedente ciclotrone, che utilizza un campo elettrico come veicolo accelerante delle particelle).


Carlo Rubbia e le sue ricerche al CERN
Nel 1983, al fine di valutare la correttezza della teoria elettrodebole coniata da Salam e Weinberg (fisico pachistano, il primo, statunitense il secondo), progetta una modifica tecnica da apportare al Super Proton Synchroton (SPS), un gigantesco collisore di particelle e antiparticelle della circonferenza di quasi 7 km.

Modifica che permetterà a Rubbia e alla squadra da lui coordinata (cento fisici) di determinare e scoprire le particelle caratterizzanti l’interazione debole, i bosoni vettoriali W+, W-, Z; in tal modo darà conferma al tentativo concettuale di unione tra la forza elettromagnetica e l’interazione debole, creando l’innovativo modello della forza elettrodebole.

Dall’anno 2005 collabora attivamente con lo spagnolo Centro di ricerca sull’energia, l’ambiente e la tecnologia (CIEMAT), nella veste di consigliere speciale, corroborando attivamente lo sviluppo del Solare termodinamico (sistema di produzione energetica alternativa che sfrutta l’irradiamento solare, tramite centrali a concentrazione, per produrre energia elettrica).

La sua sensibilità alle tematiche delle energie pulite è raffinata a tal punto da spingerlo, dopo il Nobel, a creare il progetto Reattore nucleare a fissione sicuro, conosciuto ai più forse come Amplificatore di Energia o come Rubbiatron (ancora allo stadio di progetto).


“Il dilemma nucleare”: il tema dell’energia pulita
Nel 1987 pubblica la sua famosa opera Il dilemma nucleare (Sperling & Kupfer), nella quale dibatte il tema dell’energia sulla scia della sciagura di Chernobyl, tentando di fornire nuovi approcci e nuove riflessioni non tanto sul potere derivante dalla manipolazione dell’atomo, chiaramente già evinto, quanto sulla responsabilità del saperne preservare e gestire le conseguenze. Allo stesso tempo dimostra, inequivocabilmente, con rassegnata lucidità, l’incapacità delle fonti solari, al pari delle corrispettive fonti “verdi”, di soddisfare la crescente richiesta energetica dell’intero Pianeta.

Ne deriva una speculazione di carattere antroposociologico che percorre come trama sottile tutta l’opera, pervadendone l’anima come frusta sferzante, volta a sensibilizzare l’umanità verso un utilizzo più consapevole e meno dispersivo di un pacchetto di risorse esauribile. Una nota positiva ne traccia le righe conclusive: l’energia del futuro, auspica Rubbia, forse deriverà proprio da quella singolare reazione atomica, la fusione, che anima il cuore del Sole come il cuore delle stelle tutte.


Rubbia come Galileo alla ricerca di un “creatore” del “creato”
«Più guardi dentro alla scienza, più capisci che non ha a che fare con il caso», frase efficace, forte, pregna di significati: per certi aspetti, forse, sinossi perfetta della sua opera La tentazione del credere (Rizzoli, 1987). Lo scienziato raccoglie nelle proprie indagini quelle “prove” o, forse meglio, quegli indizi tanto cari ai “disperati fiduciosi” del trascendente, vedendo nella struttura del creato e nelle leggi che lo governano, chiari indizi di una mente soggiacente, una energia imperscrutabile, abile architetto di un creato nato non dal presuntuoso scoppio di una egoistica casualità dell’uomo, ma da una misteriosa e certo organizzata volontà attivatrice.

In questo Rubbia è certo come Galileo: «Vedo le tracce del divino attraverso le leggi della Natura», esclamò fiero e rassegnato il fisico pisano, al tribunale della santa Inquisizione che lo costrinse ad abiurare.
Come Galileo, Rubbia vede e sente l’immanenza nel creato, come Galileo, è consapevole che è dono prezioso di pochi ricercare il divino attraverso gli strumenti del razionale e non, come molti, attraverso i limiti dell’apologia dell’irrazionale.
Come Galileo: un Dio cercato e forse intravisto attraverso la fessura di una particella e non immaginato attraverso il portone di un falso dogmatismo.


Emanuele Cangini
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria... Leggi la biografia
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere. Accanito lettore, da sempre... Leggi la biografia

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