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La mente e le onde-pensiero


- 01/01/2016

La conoscenza o percezione che abbiamo delle cose è un’onda-pensiero nella mente, che noi dobbiamo controllare, perché ciò che accade comunemente è che se l’onda-pensiero è piacevole, noi diciamo “io sono contento” e se l’onda-pensiero è spiacevole, noi diciamo “io sono infelice”. Ma questa identificazione è falsa ed è causa di ogni nostra infelicità.

Infatti la conoscenza o percezione che noi abbiamo di ciò che viene dal mondo esterno, è solo quella materiale e tangibile propria del livello più macro. Ma, ad un livello più micro, vediamo che anche la materia corrisponde all’immateria. Questo concetto apparentemente astratto trova invece fondamento nella scienza, ed in particolare nella fisica subatomica che da Albert Einstein in poi riconosce che anche la materia apparentemente più fissa e stabile è composta da particelle, cui la meccanica quantistica ha tolto definitivamente l’aspetto classificabile come “materiale”, definendole onde. Perciò noi stessi, al pari di un sasso, siamo fondamentalmente immateriali, senza fissità, e costituiti da onde. Quello che compare ai livelli più grossolani della materia e cioè il mondo nelle sue manifestazioni fisiche è solo la superficie di una verità molto più complessa.

Analizzando le cose e il mondo in termini subatomico-quantistici la stessa fisica e meccanica ci dicono che non esiste nulla che abbia un’esistenza concreta e reale di per sé. Questo modo scientifico di avvicinarci, interpretare e vivere le cose e il mondo che ci circonda, ricorda quanto la mente impalpabile e le onde-pensiero che l’attraversano sono inconsistenti quanto l’apparenza e vacuità stessa del mondo, universo e cosmo. Con questa consapevolezza noi dobbiamo arrivare a controllare le onde-pensiero in modo da non identificarci (come già detto), in false credenze che sono l’origine della nostra infelicità. In definitiva la vera “felicità” è raggiungere la calma della consapevolezza che tutto è apparenza e vacuità, niente è come sembra.

Le apparenze che compongono la nostra realtà materiale possono essere percepite o conosciute dalla nostra mente, come pure o impure. Le apparenze pure sono quelle percepite dalle persone che hanno riconosciuto la natura impalpabile della mente e della sua attività, uguale a quella stessa natura vacua dei fenomeni esterni che vediamo, tocchiamo, ecc. Queste persone sono consapevoli, non si fissano sulle apparenze, sono mentalmente libere da ogni forma di attaccamento (brama, desiderio, possesso, ira, collera, dolore, delusione, ecc). Queste persone sono mentalmente libere dal proprio ego-ismo, cioè dall’identificazione erronea dell’ego con le illusorie onde-pensiero, e questa libertà permette loro anche di aprirsi agli altri e comprenderli.

Le apparenze impure sono quelle percepite dalle persone ordinarie che credono, sbagliando, alle apparenze relative che compongono il mondo fuori di loro e le scambiano per qualcosa di distinto dalla propria mente. Invece, siamo noi che crediamo che quel tal evento sussista al di fuori di noi con un significato positivo o negativo, e l’onda-pensiero da noi creata in questo modo, induce il nostro io a identificarcisi, facendoci credere erroneamente che “io sono felice/infelice per quel fatto”.

E’ senz’altro difficile imparare a controllare le proprie onde-pensiero, perché siamo stati abituati a vivere in questo mondo fatto di dualità: bene/male, brutto/bello, cattivo/bravo, giorno/notte, luce/buio… Questo procedere per alternative ci rende difficile non interpretare il mondo e le cose che ci capitano in un senso o nell’altro, con i conseguenti stati emotivi che ciò comporta. La difficoltà sta anche nella stratificazione nel tempo che certi stati emotivi hanno calcificato a causa del percuotersi e ripercuotersi di certe onde-pensiero, creando così in noi anche delle strutture di personalità, il carattere. Onde-pensiero negative per es., possono a lungo andare fissare nella persona malessere e brutto carattere. Queste onde-pensiero, però, possono essere controllate e indirizzate diversamente, facendo anche, nel lungo periodo migliorare le tendenze caratteriali negative della persona. Ci vuole tempo, intenzione e perseveranza, ma è possibile. 

 

Come posso controllare e cambiare le mie onde-pensiero?

Condizionati dall’abitudine possiamo reagire in modo positivo o negativo.

Se siamo abituati a stati mentali negativi, ovvero a reagire alle situazioni senza consapevolezza né presenza mentale né controllo, senza portare energia positiva (cioè onde-pensiero di amore, generosità, comprensione e verità), avremo depressione, rabbia, paura, collera, desiderio di vendetta e tanta sofferenza.

Se invece siamo abituati a stati mentali positivi, o con intenzione decidiamo incondizionatamente e con vera sincerità di pensare e comportarci positivamente, ovvero ci abituiamo a generare pensieri e azioni coltivando la presenza mentale, la centratura sulla calma, la gentilezza e l’amore, possiamo invertire le nostre emozioni negative, vivere meglio, affrontando con mente sgombra e serena anche problemi, situazioni difficili e dolori. 

Ciò significa liberarsi dall’attaccamento alle cose materiali, che si manifestano così come sono, centrarsi sul qui ed ora, padroneggiando l’esperienza del momento senza influenze emotive del passato o del futuro. E’ un percorso non semplice che richiede motivazione, intenzione vera e vera fiducia e credenza. Si può fare. E’ una scelta. E come ogni scelta porta con sè le rispettive conseguenze: una scelta positiva, o meglio fatta con positività, porta conseguenze positive (anche quando all’apparenza ciò può non sembrare). Al contrario, una scelta negativa, ovvero fatta con negatività, porterà conseguenze negative. Energie e vibrazioni positive, portano energie e vibrazioni positive. Scegliere è una nostra responsabilità.

Ma il mondo esteriore, come detto in apertura, le cose che percepiamo e conosciamo, anche nei loro aspetti più belli sono comunque transitori. Sia le cose belle che le brutte sono superficiali e transitorie. Per questo la vera calma è sapere che tutto è vacuità.

Pertanto, quando con la pratica e la disciplina spirituale o mentale (che dir si voglia) avremo offerto onde-penierso di amore, comprensione, generosità, verità, in sostituzione di quelle di collera, ira, desiderio, delusione, ecc., anche le onde-pensiero positive dovranno man mano essere neutralizzate in una visione di calma interiore per così dire “neutra”. E solo allora potremo con presenza e centratura scegliere come orientare questo nostro viaggio nella vita ordinaria, nella vera consapevolezza di quanto sin qui consolidato. Potremo allora liberamente scegliere il bene o  il male (consci comunque di permanere in mete terrene e caduche, che secondo l’interpretazione propria della spiritualità orientale coincidono con la perpetuazione di un karma attraverso il samsara) o l’illuminazione (in vista di mete spirituali e di una realizzazione ascetica più alta secondo le proprie mire ed attitudini). 

Per quanto ci affanniamo, saremo ricompensati solo secondo i nostri desideri: ciò che conta sono le nostre intenzioni. Se vogliamo perseguire una calma illuminata, la otterremo; se vogliamo solo piaceri e potere li otterremo; se vogliamo perseguire il male, avremo il male. L’opportunità è in mano nostra.

“La mente dell’uomo illuminato è calma, non perché sia egoisticamente indifferente ai bisogni altrui, ma perché conosce la pace che è in ogni cosa, anche dove in apparenza c’è miseria, lotta, malattia  e bisogno.”?

Questa attitudine alla calma interiore, ricercata con sincera e fiduciosa pratica e pensiero, si raggiunge superando l’attaccamento a desideri e bisogni. Il non attaccamento ci rende liberi e padroni di noi stessi, non più in balia delle emozioni. Il non attaccamento ci permette di discriminare il reale e l’immaginario. 

Superare l’attaccamento richiede tempo e non è detto si raggiunga subito, né facilmente. Non è una pratica di austerità o pena, ma una pratica di riconoscimento, analisi e distacco dalle cose materiali che ha bisogno anche di preparazione e sincera disposizione a farlo. L’esito sarà la libertà da desideri e bisogni immaginari, senza rinunciare a ciò che è veramente importante per noi: la centratura, l’equilibrio, la calma interiore. Ogni nostro sforzo in questa direzione, anche il più piccolo, anche quando ci sembrerà di non farcela, non sarà inutile, mai, neppure quando ci sembrerà di aver fallito. Bisogna provare, aver fede, metterci energia. Nessuno sforzo sarà sprecato.

La nostra vita temporale di esseri mortali, veicola un’anima o spirito, attraverso il corpo fisico che “sta” dentro un’esperienza materiale. Perciò la disciplina fisica e l’espressione corporea sono tanto importanti nell’allineare la mente su di un'unica centratura, o unione mente/corpo. Pertanto, come già si diceva, non sono solo importanti un’impostazione mentale  e una disposizione spirituale, ma anche una pratica, cioè anche azioni che vadano nella direzione scelta. Di qui la possibilità di scegliere se impegnare il proprio corpo e canalizzare anche l’energia fisica nello sport, arti marziali, yoga, corsa, nuoto, passeggiate, ecc. e impegnarci in occupazioni zen o similari (coltivazione di bonsai, giardini, costruzione di mosaici, ricamo o altro...), allo scopo di predisporre anche il corpo e non solo la mente alle nuove aperture ed orizzonti di vita.

 

Riferimenti bibliografici:

1. Capra Fritjof, Il tao della fisica, Adelphi

2. Prabhavananda Swami., Isherwood Christopher, Aforismi yoga di Patanjali, Ed. mediterranee

3. Dzogchen Ponlop, La mente oltre la morte, Ubaldini editore

4. Pierre Crepon, Dizionario della spiritualità orientale, Gremese Editore

 

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