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La Nuova Storia

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- 01/01/2016


La Nuova Biologia rivela che gli esseri umani non sono un caso ma parte integrante dell'ambiente ed elemento vitale interdipendente nella trama della vita.
Se vogliamo che il “nostro mondo” cambi, deve prima cambiare quello che ci raccontiamo sul “nostro mondo” - la nostra storia
Tenetevi forte - stiamo per fare una corsa meravigliosa!

Quella attuale non è la prima crisi che mette in pericolo la vita della civiltà. Lo storico Arnold Toynbee ha descritto la società come un “organismo” vivente che attraversa determinati ritmi universali di crescita, sviluppo e decadenza. Toynbee ha rivelato che i cicli vita/morte della società sono guidati da modelli di sfida-e-risposta. Ha inoltre affermato che una società si sviluppa velocemente, raggiunge l'equilibrio e infine entra in una situazione di “sbilanciamento” che produce nuove sfide ambientali. Le sfide provenienti dall'ambiente a loro volta provocano una risposta nella società. Le culture che si trovano ad affrontare sfide minacciose, si aggrappano inevitabilmente a idee fisse e modelli rigidi. Quando la struttura sociale di una civiltà e i suoi modelli di comportamento diventano troppo rigidi, quella società soccombe non riuscendo più ad adattarsi alle situazioni mutevoli.
Le attuali crisi globali sono veri presagi di un imminente sconvolgimento che farà vacillare le fondamenta della civiltà. Mentre l'attenzione mondiale si concentra sulla paura dell'estinzione, le intuizioni della nuova scienza di frontiera offrono uno scenario diverso, sostenendo che l'umanità si trova al vertice di un imminente cambiamento evolutivo.

La comunità umana sta affrontando una situazione simile a quella della comunità cellulare contenuta da una larva di farfalla. Miliardi di cellule s'impegnano a tempo pieno nella maturazione della larva che si nutre e cresce ininterrottamente. A un certo stadio di sviluppo, i processi metabolici cominciano a interrompersi e la vita nella prima comunità cellulare attiva della larva comincia a svanire. Tra le cellule morenti della larva, una popolazione emergente di cellule immaginali (imaginal cells - il corsivo è dell'autore) progressive “pensanti” risponde a una nuova consapevolezza. Queste cellule collaborano alla ristrutturazione della loro società per creare una farfalla, una nuova organizzazione che permette di sperimentare il futuro livello superiore della loro evoluzione.

Poiché la luce della nostra civiltà comincia a oscurarsi, le minoranze creative, l'equivalente delle “cellule immaginali” umane, rispondono alle nuove scelte di sostegno vitale. La sopravvivenza è fondata sulle nostre scelte che, a loro volta, sono completamente dipendenti dalla nostra consapevolezza collettiva, le “verità” sulle quali viviamo. Le verità fondamentali che formano collettivamente una società si possono definire i suoi paradigmi di base.
Secondo Thomas Kuhn, un paradigma è una struttura teorica che rappresenta le “verità” alla base di ogni particolare sistema di credenze, sia di natura scientifica che religiosa, economica o politica. In modo particolare, un paradigma di base rappresenta le “verità” accettate da una civiltà nel rispondere a tre domande fondamentali. Come siamo arrivati qui? Perché siamo qui? E…adesso che siamo qui, come possiamo trarne il meglio?

Le culture usano le verità del paradigma di base per comprendere il significato delle esperienze di vita. Se le percezioni di un paradigma sono esatte, ci sarà offerta un'opportunità di usufruire di salute e coerenza. Se le percezioni sono distorte, in tal caso lo saranno anche la vita e la società.
Un cambiamento nelle credenze paradigmatiche di base produce inevitabilmente uno sconvolgimento e una riorganizzazione drammatica della civiltà umana. La storia della civiltà occidentale rivela l'ascesa e la caduta di tre varianti culturali precedenti, ognuna definita dal proprio paradigma di base unico. Il carattere di queste culture è descritto come Animista, quello che rappresenta le culture aborigene come i Nativi Americani (o Indiani d'America) o i Druidi Celtici; Politeista, esemplificato dalle culture Egiziane, Greche e Romane, e Monoteista, ossia la cultura Giudeo-Cristiana formata dalle “verità” della Chiesa. Con il Monoteismo, le eterne domande della civiltà ottennero come risposta le seguenti “verità”: Come siamo arrivati qui? Per intervento Divino. Perché siamo qui? Per compiere azioni di moralità. E, Adesso  che siamo qui, come possiamo trarne il meglio? Vivendo secondo le leggi della Bibbia.

Quando tutte le culture oltrepassarono i limiti della comprensione e dell'influenza del proprio paradigma, si arrivò all'evoluzione di nuove credenze, che a loro volta provocarono la futura versione della civiltà. L'ultimo sconvolgimento culturale avvenne quasi centocinquanta anni fa quando la civiltà rifiutò le credenze paradigmatiche Monoteiste della Chiesa e, al loro posto, adottò le “verità” offerte dalla Scienza Moderna.

Per oltre due secoli la scienza aveva creato i “miracoli” tecnici superando quelli della Chiesa, ma le “verità” scientifiche non riuscirono a sostituire la Chiesa come dispensatrice di verità. La Chiesa mantenne la sua posizione potente solo perché la Scienza non fu in grado di fornire una risposta soddisfacente alla prima domanda del paradigma: “Come siamo arrivati qui?”

Darwin e il destino dell'attuale civiltà
Ma tutto cambiò nel 1859 quando Darwin pubblicò la sua opera, Le Origini della specie: per mezzo della selezione naturale o il preservarsi delle razze favorite nella lotta per la vita. […] Adottando la teoria scientifica dell'evoluzione e non quella delle origini divine, la civiltà passò ufficialmente dall'era del Monoteismo a quella attuale del Materialismo Scientifico.

Due dogmi fondamentali della teoria di Darwin modificarono drammaticamente il destino e il carattere della civiltà attuale. In primo luogo, la teoria mise in evidenza che le variazioni ereditarie, responsabili dell'evoluzione da una specie a un'altra, nascono a seguito di mutazioni random (per es., mutazioni genetiche). Definendo le mutazioni ereditarie “incidenti”, la scienza soppresse il ruolo di Dio nel formare la biosfera, e in modo particolare, nel provvedere alla nostra esistenza. Fondamentalmente, la Scienza sostiene che l'unica ragione o scopo della nostra esistenza è nientemeno che un'avventura genetica rischiosa e incerta. Come “turisti casuali”, non abbiamo alcuna responsabilità verso il pianeta o l'uno verso l'altro.

La seconda caratteristica della teoria Darwiniana che regola la cultura si esprime nel concetto della selezione naturale. Non tutte le mutazioni ereditarie sono uguali, alcune aumentano la sopravvivenza, alcune la minacciano, mentre la maggior parte è neutra. La selezione naturale indica che la Natura favorisce la sopravvivenza degli individui più adatti. Nel capitolo finale dell' Origine della Specie, Darwin riporta di un'inevitabile “lotta per la vita”, e di un'evoluzione guidata dalla “guerra della natura, contro la carestia e la morte”.

Aggiungete ciò all'opinione Darwiniana sulla casualità dell'evoluzione e avrete un mondo, descritto poeticamente da Tennyson, che possiamo definire “rosso di zanne e artigli”, una serie di lotte insignificanti e cruente per la sopravvivenza. Per Darwin, la lotta e la violenza non sono solo parte della natura animale (umana), ma costituiscono le “forze” principali che guidano il progresso evolutivo. A causa della sua influenza sul paradigma di base della società, la teoria Darwiniana ha avuto un impatto profondo sulla formazione dello stato attuale della civiltà. Nell'era del Materialismo Scientifico, gli esseri umani hanno acquisito le seguenti “verità” per rispondere alle solite domande: Come siamo arrivati qui? Attraverso un'evoluzione casuale. Perché siamo qui? Siamo solo incidenti genetici, perciò la nostra esistenza non ha alcun motivo. E… adesso che siamo qui, come possiamo trarne il meglio? Vivendo secondo la legge della giungla, mentre combattiamo nella lotta per la sopravvivenza.

Mentre la Scienza misura il successo evolutivo in termini di sopravvivenza di un individuo, tuttavia non stabilisce i “mezzi” necessari per ottenerlo. La vita viene percepita solo come una “lotta” con vincitori e vinti. Un Uzi (pistola mitragliatrice israeliana) è un potente mezzo per assicurarsi la sopravvivenza, come lo è possedere una grande cervello o esprimere amore. In questo mondo basato sulla competizione, spesso la moralità viene considerata un impedimento alla realizzazione del “successo” evolutivo.

La teoria Darwiniana, valutando in modo erroneo il significato di evoluzione, la descrive come una inevitabile “gara” per la sopravvivenza. I leader mondiali, nello sforzo di aderire a questa filosofia, si sono impegnati per assicurare la sopravvivenza, incoraggiando la competizione basata sulla violenza nella “lotta per la sopravvivenza” così come viene percepita. È proprio questa convinzione, in origine selezionata per il suo valore di sopravvivenza, ad aver sollecitato la violenza e lo sconvolgimento ecologico che oggi sta distruggendo la nostra civiltà.

Sempre più problematica, la nostra esistenza “senza scopo” ha inciso profondamente sull'armonia globale allontanandoci dall'ambiente e l'uno dall'altro. Nell'inseguire il suo destino Darwiniano, la civiltà ha contribuito a un numero sempre maggiore di crisi globali, sfide ambientali che minacciano la nostra sopravvivenza collettiva. Come ha rivelato Toynbee, le sfide ambientali provocano una reazione nella società.

La luce all'uscita dal tunnel
A insaputa del grande pubblico, una rinascita biologica sta profondamente sfidando le credenze paradigmatiche correnti che regolano la civiltà contemporanea. Le recenti scoperte scientifiche forniscono una nuova storia impellente talmente diversa (in originale out of the box, ndr) dall'opinione prevalente che anche per la scienza è difficile accettare le sue implicazioni. È una storia di armonia e relazione, di vita e d'amore. Curiosamente, le “nuove” intuizioni riecheggiano una “verità” fornita all'umanità cinquant'anni prima che Darwin formulasse la sua teoria.

Il biologo francese Jean-Baptiste de Lamarck fornì nuove interpretazioni sul significato della vita pubblicando il primo rapporto scientifico sulla teoria dell'evoluzione (1809). Per chi ricorda vagamente la biologia studiata alle superiori, il nome Lamarck rimarrà associato per sempre all'opinione che le giraffe svilupparono colli lunghi perché “desideravano” raggiungere foglie e frutti sospesi troppo in alto. L'idea che gli organismi primitivi abbiano una coscienza con cui possono influenzare la propria evoluzione è ridicola e fa passare Lamarck per un pazzo. Fu proprio questa l'intenzione del massimo scienziato francese Baron Cuvier, un Creazionista, che diffamò volutamente Lamarck e screditò la sua teoria per “mantenere” il controllo della Chiesa sul paradigma Monoteista. Se Lamarck aveva ragione circa l'evoluzione, allora la “verità” della versione biblica della Creazione, sostenuta dalla Chiesa, era sbagliata.

Se Lamarck fosse stato vivo per difendersi, avrebbe messo in evidenza che l'evoluzione era basata su un'interazione collaborativa “istruttiva” tra gli organismi nella biosfera che permette alle forme di vita di sopravvivere, adattandosi ai mutamenti ambientali dinamici. Questo è evidente quando si osserva la relazione perfetta tra gli organismi e i loro ambienti; gli orsi polari non vivono nei tropici e le orchidee non crescono nell'Artico. Lamarck sosteneva che l'evoluzione era il risultato di organismi che acquisiscono e superano le mutazioni ambientali, dovendo affermare la loro sopravvivenza in un mondo in costante cambiamento.
La teoria secondo la quale esista uno “scopo” per l'evoluzione è collegata alla visione di Lamarck.

Quando un organismo entra in un ambiente, la sua esistenza e i processi vitali modificano tale ambiente. Mentre le modifiche cambiano l'ambiente, le nuove condizioni che ne derivano offrono un'opportunità all'origine di nuove specie, per “bilanciare” quei cambiamenti ambientali. Un esempio è l'evoluzione della fotosintesi delle piante che conduce a uno squilibrio ambientale. La fotosintesi, che preleva biossido di carbonio (anidride carbonica) e libera ossigeno di scarto nell'atmosfera, era rischiosa. L'eccesso di ossigeno nell'atmosfera avrebbe provocato inevitabilmente una combustione spontanea, incendiando il mondo! Tuttavia, alti livelli di ossigeno fornirono una nuova nicchia permettendo l'evoluzione di animali che respirano ossigeno e liberano biossido di carbonio di scarto. Di conseguenza, l'evoluzione animale “bilanciò” le mutazioni ambientali prodotte dalle piante.

Le false credenze sulla teoria di Lamarck era fondata sulla voluta interpretazione erronea di Cuvier della parola francese besoin, che significa sia bisogno che desiderio. Lamarck usò la parola besoin per intendere “bisogno”, per esempio: “gli animali hanno bisogno di evolversi”. Cuvier  insinuò che Lamarck usasse besoin per intendere “desiderio”, in modo da ottenere una nuova interpretazione della frase:  “gli animali hanno il desiderio di evolversi”. Alla luce della denigrazione di Cuvier, le idee di Lamarck sull'evoluzione erano ridicole. Ora, dopo oltre 175 anni dalla morte di Lamarck e le diffamazioni di Cuvier, la scienza sta scoprendo che “l'intenzione evolutiva” può essere molto più vicina alla verità di quanto lo stesso Lamarck avrebbe immaginato. […]
 [continua sul n°24, pag. 59]


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