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Il Noce, un albero divino

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Lena D'Angelo - 01/01/2016

Quanti miti e leggende ci sono dietro all’albero del noce? Nel rapporto tra l’uomo e la natura gli alberi hanno rappresentato nelle tradizioni nordiche, romane e greche il mezzo di interconnessione tra la superficie della terra, il sottosuolo e il cielo.
In particolare il noce evoca il ternario sacro che presiede a ogni manifestazione: corpo (guscio), spirito (la pellicola intorno al guscio o mallo), e anima (la polpa, il gheriglio). La noce come frutto inoltre assume il significato di “protetto dagli sguardi dei profani”. Il noce è un albero che esiste sulla Terra da prima che arrivasse l’uomo.

Origini e storia del noce
Originario dell’Asia Minore fu poi introdotto in Europa dai re Persiani. Plinio il Vecchio testimonia nel suo “Naturalia Historia” che le noci venivano importate dai Greci fin dal VII V secolo a.C. In quanto dono regale i Greci lo chiamarono “Karya Basilica” ovvero noce regale e lo ritenevano un albero profetico.
Nella mitologia greca il noce era legato al dio Dionisio. Si racconta infatti che Dionisio ospite del re Dione della Laconia si innamorò di una delle tre figlie. Caria, questo il suo nome, contraccambiò l’amore, ma le sue due sorelle gelose iniziarono a fare pettegolezzi sul dio Dionisio che inferocito le fece prima impazzire e poi le uccise. Per il dolore Caria morì e Dionisio ancora innamorato la trasformò in un albero di noce che potesse produrre frutti fecondi. Una curiosità: i Laconi fecero costruire un tempio e al suo ingresso misero delle statue scolpite in legno di noce raffiguranti le tre sorelle che furono poi chiamate Cariatidi, ed ecco il significato della parola Cariatide.
Al noce vengono attribuite valenze positive ma anche negative. La Bibbia lo cita come albero escluso dal paradiso terrestre. Secondo il Vangelo era di noce la croce su cui morì il Cristo. In epoca romana Ovidio racconta di come i ragazzi utilizzassero i frutti come palline da gioco. Era poi d’uso gettarle nei matrimoni a simboleggiare la fine dell’età dei giochi.

Detti e credenze popolari
Frutto nutriente utilizzato nei periodi di carestia viene ricordato con il detto ”pane e noci pasto da sposi”. Un altro detto è “una noce in sacco non fa rumore”, a indicare che le proteste del singolo non impensieriscono i potenti.
Dove cresce il noce le altre piante non osano e si raccomandava di non dormirci sotto né tantomeno di piantarli vicino alle stalle per il pericolo di far ammalare gli animali. In effetti il noce si difende dalle altre specie producendo con le sue radici la juglandina che è tossica.
Sotto al noce si svolgevano rituali pagani. In Italia uno dei più conosciuti è quello delle streghe di Benevento. In epoca medioevale la religione cristiana punì con torture e con la morte queste donne ritenute streghe e portatrici del male. Nei processi per stregoneria l’albero viene spesso citato.
Il nome scientifico del noce è Juglans regia, nome che deriva dal latino jovis glans che significa “ghianda di Giove”, a testimonianza della sacralità e del legame con la divinità, probabilmente grazie alla sua maestosità e all’alto valore nutritivo del frutto.
Secondo la magia verde, portare con sé le noci è utile per rafforzare il cuore e curare i dolori reumatici. Ricevere in dono un sacchetto di noci favorisce la realizzazione dei propri desideri. Mettere noci in un cappello o intorno alla testa aiuta a prevenire il mal di testa e le insolazioni.
Se una donna desidera sposarsi, ma non concepire, il giorno delle sue nozze dovrà mettere nel suo corpetto tante noci tostate quanti sono gli anni in cui vuole restare senza avere figli. In Puglia, l’usanza popolare vuole che le donne portino in tasca una noce per tenere lontano le malattie e il malocchio.
Tra il 1500 e il 1600 era in voga la dottrina della segnatura per cui la noce, somigliando con il suo gheriglio ai due emisferi cerebrali, veniva ritenuta utile per tutte le problematiche del cervello.

Connettersi con l'energia del noce
Ma vorrei che questo albero così carico di storie e credenze fosse vissuto da tutti noi con una nuova consapevolezza.
Possiamo osservare le sue foglie e vedere la crescita dei suoi frutti.
Possiamo notare come gli astuti corvi, raccogliendo le fresche noci, le fan cadere in volo per poi aprirle e “spizzicarle”con il duro becco.
Possiamo strofinare una foglia tra le mani per sentirne l’amarognolo odore.
Possiamo tornare a sentire e a percepire l'energia degli alberi e, se ne conosciamo la storia, ci sentiremo sempre più in connessione con loro.


Lena D'Angelo
Infermiera professionale con corso base di ipnosi medica. Naturopata, floriterapeuta, coach spirituale. Leggi la biografia
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