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L'Evoluzione spontanea

Nuova Biologia

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L'Evoluzione spontanea

L’evoluzione riguarda la cooperazione e la comunità, ed è questo che intendiamo quando parliamo del giardino dell’Eden. C’era competizione in quel giardino? No, c’era cooperazione!


Marianna Gualazzi e Romina Alessandri - 01/01/2016

 Intervista a Bruce Lipton - Tratto da Scienza e Conoscenza n. 38 -




Anche nel tuo ultimo libro l’abbandono delle vecchie credenze è un punto fondamentale del tuo pensiero, ma la prospettiva si sposta da quella individuale a quella collettiva: le credenze da cambiare sono quelle dell’umanità intera se vogliamo salvare la nostra specie e il nostro mondo dalla distruzione. Detta così sembra sempre un’impresa sovrumana: cosa possiamo fare nel nostro piccolo, giorno per giorno, tutti i giorni?


La civiltà di oggi sta cadendo a pezzi, perché la natura di quella che chiamiamo comunità è sull’orlo del crollo. E la scienza che abbiamo è stata la porta di accesso. È una scienza basata sull’individuo, che parla di ardua sopravvivenza, dei più forti, l’evoluzione supporta il migliore, e poi risulta, guardando meglio, che non è quella l’evoluzione.


L’evoluzione riguarda la cooperazione e la comunità, ed è questo che intendiamo quando parliamo del giardino dell’Eden. C’era competizione in quel giardino? No, c’era cooperazione, tutti gli organismi insieme creavano un bellissimo giardino. Abbiamo distrutto il giardino che ci è stato dato (e lo stiamo distruggendo) perché ognuno compete con l’altro, e il passo evolutivo che dobbiamo affrontare è superare l’individuo, riconoscere che l’evoluzione è basata sulla visione di famiglia, su gente che si riunisce, che lavora in armonia e si supporta vicendevolmente. Non c’è un noi e un loro, siamo tutti uno, e quando impareremo questa lezione sarà un’opportunità di prendere questa terra, che è particolarmente sacra ora, e creare una svolta nella storia creando salute e armonia, trasformando questo pianeta nuovamente in un giardino.

Dipende dalla nostra capacità d’imparare che siamo noi i portatori dei guai. Il modo per uscirne è smettere di combattere tra di noi e riconoscere che gli umani sono tutti parte di una famiglia chiamata umanità.
L’umanità è l’organismo e noi siamo le cellule, ogni essere umano è una cellula nel corpo di un qualcosa di più grande, l’umanità. Il problema che affronta ora l’umanità è che le cellule continuano a lottare tra loro. Quando le cellule del tuo corpo si combattono, la malattia è detta autoimmune. Se le cellule competono e lottano si chiama autodistruzione. Lo stesso vale per gli umani: combattersi è autodistruzione, è una malattia autoimmune, è l’umanità che morirà, oppure vivrà se noi correggiamo questa direzione autodistruttiva.

Siamo vicini a prendere una decisione: vogliamo sopravvivere ed evolvere o vogliamo morire? Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare.

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Qual è la tua risposta alle grandi domande: chi siamo, perché siamo qui, adesso che siamo qui come possiamo trarne il massimo beneficio?


È molto interessante. Quando ho iniziato a occuparmi di scienza, non credevo nella spiritualità. Pensavo – come mi era stato insegnato – che il corpo è una macchina fatta di chimica e geni. Ma sono state proprio le cellule, durante la mia lunga ricerca, a insegnarmi la lezione verso la mia identità.

Chi sono non è questo corpo, ma qualcosa dall’alto, che chiamiamo spirito, ed è diventato molto importante per me comprendere che io non sono il corpo e dunque, se il corpo muore, la mia identità vera non muore. Sono come un televisore, lo show è trasmesso attraverso il corpo. Che cosa ho imparato da questo? Ho imparato la lezione più importante. Se c’è un Bruce fisico e uno spirituale, perché ci sono entrambi?

La risposta giunse dalle “mie cellule” e mi chiesi, indagando, perché hai un corpo e uno spirito Bruce? Se tu fossi solo spirito che sapore avrebbe la cioccolata? Se tu fossi solo spirito a cosa assomiglierebbe un tramonto? Che cosa sarebbe essere innamorato? Le sensazioni vengono dal corpo fisico che le trasmette al “mio spirito”, per cui il punto di essere vivo, è fare esperienza attraverso il corpo in questo pianeta. Arrivare qui e sentirsi bene, essere in amore e avere del buon cibo, gioire della vita. Avere un corpo quindi aggiunge qualcosa al mio spirito, le sensazioni. Quando muoio, avrò memorie, ma non potrò più creare sensazioni perché esse sono del corpo. Usa il corpo per toccare il mondo, per sperimentarlo, percepirlo, amarlo perché tutte queste esperienze sono veicolate poi allo spirito.

Ecco perché davvero credo che questo sia il paradiso. Sono qui per espandere la mia esperienza, la mia consapevolezza e per creare, creare vita, e quando lo capiamo, e ogni essere umano riconosce che questo è il paradiso ed è dove creiamo il paradiso, allora siamo tutti creatori. Se tutti lo riconoscessimo, questo luogo passerebbe dalla distruzione al paradiso, che esisteva qui all’inizio. Questo è il motivo per cui sono così eccitato nel trasmettere l'idea che possiamo trasformare questo mondo e portarlo dalla distruzione al benessere assoluto – imparando che non siamo questo corpo, siamo spirito che visita questa terra – e lo facciamo per amore, per la gioia, per la vita, ed è la cosa più bella del mondo.

Cambiando argomento...  al Cern di Ginevra hanno dato notizia di una misura relativa al superamento della velocità della luce da parte dei neutrini: se la notizia verrà confermata, che conseguenze potrebbe avere sul cambiamento di paradigma che auspichi?


La nuova scienza forse rivelerà che Einstein aveva sbagliato, forse sì, forse no, lo stiamo ancora verificando. Quello che conta è che gli esseri umani evolvono diventando più consapevoli. Ogni volta che abbiamo più consapevolezza, creiamo una più ampia comprensione del mondo in cui viviamo. Quando abbandoniamo le nostre credenze limitanti e ci apriamo al fatto che ci sono forze più vaste, ciò apre alla possibilità di vivere in un modo molto diverso su questo pianeta. Posso avere un pensiero e qualcuno dalla parte opposta del globo lo percepisce a una velocità maggiore della luce. Lo sappiamo dagli esperimenti, ma fatichiamo a comprendere come ciò possa accadere perché il nostro limite è di andare solo alla velocità della luce.

Oggi, però, la nuova scienza ci dice che forse quella vecchia credenza non è vera. E se potessimo lavorare con questa nuova scienza, grazie alla quale siamo in grado, istantaneamente, di cambiare il mondo con i nostri pensieri, questa sarebbe una grande e potente risorsa perché il mondo ha bisogno, ora, di cambiare velocemente. Sono molto eccitato nel prendere atto delle nuove scoperte scientifiche, perché ogni volta che esse accadono, significa che abbiamo più consapevolezza. La consapevolezza è conoscenza e la conoscenza è potere, così con più conoscenza diventiamo più “forti” ed è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento, in cui tendiamo a sentirci esseri molto deboli in un mondo che sta crollando.

Come sarebbe se diventassimo tutti più forti? Ci sarebbe l’opportunità di cambiare il mondo virtualmente, in un istante, ecco perché ho chiamato il mio libro evoluzione spontanea, a seguito della recessione immediata e spontanea della malattia. Quel tipo di evoluzione che mi permette di passare spontaneamente dall’essere un ammalato terminale all’essere sano, all’istante. Penso che il mondo che vediamo sia un malato terminale, ma che ci sia l’opportunità per una nuova conoscenza che permetta un recupero istantaneo e faccia ritornare questo pianeta di nuovo all’Eden, così come l’abbiamo trovato.


 

Scopri Scienza e Conoscenza n. 38.


Marianna Gualazzi e Romina Alessandri
Marianna Gualazzi è direttore responsabile della rivista Scienza e Conoscenza.Romina Alessandri è direttore editoriale della rivista Scienza e... Leggi la biografia
Marianna Gualazzi è direttore responsabile della rivista Scienza e Conoscenza.Romina Alessandri è direttore editoriale della rivista Scienza e Conoscenza. Leggi la biografia

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