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Animali da macello: una vita da cani

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Gene Stone - 01/01/2016

Tratto da La Rivoluzione della Forchetta Vegan (Macro Edizioni, 2013).

 

Chiaramente, l’impatto di una dieta a base vegetale sulla salute umana è formidabile. Ma la nostra dieta ha altri effetti al di là della salute individuale e solleva interrogativi sul rapporto del genere umano con gli animali, in particolare sul nostro modo di trattare quelli che abbiamo addomesticato per i nostri scopi e che catturiamo allo stato libero per nutrircene.

GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI
Un tempo, la vita nella fattoria evocava immagini di contadini allegri e abbronzati che si prendevano cura di vaste distese di pascoli verdeggianti, con le galline che razzolavano libere sull’aia becchettando il grano appena raccolto e deponevano le uova quando ne avevano l’estro, mentre la mucca di famiglia vagava intorno al pollaio con la campana d’argento legata al collo che risuonava pigramente.
Ma la vita degli allevatori è cambiata. Per ottenere il massimo profitto e per rendere più efficiente la produzione, oggi la maggior parte della carne proviene da fattorie simili a fabbriche: enormi stabilimenti industriali stipati di migliaia di tacchini, polli, mucche, maiali o altri animali. Questi produttori mirano a ottenere la massima efficienza allevando il più alto numero di capi di bestiame nel più breve periodo di tempo.
Una volta ci volevano due anni perché un vitello raggiungesse le dimensioni richieste per la macellazione: dalla prospettiva di una grande azienda questo periodo di crescita rappresenta un notevole costo, giacché gli animali devono essere continuamente alimentati e curati in caso di malattia. Per ridurre la durata di questo periodo, la maggior parte degli allevamenti impiega sostanze sintetiche che promuovono la crescita del bestiame come l’rBGH (ormone ricombinante della crescita bovina), che permettono uno sviluppo dei muscoli in tempi più rapidi del normale. Benché l’Unione Europea abbia proibito l’uso degli ormoni della crescita, circa i due terzi di tutti i bovini degli Stati Uniti vengono trattati con queste sostanze: di fatto gli Stati Uniti sono l’unico Paese sviluppato a permettere l’uso dell’rBGH per incrementare la produzione di latte nelle vacche d’allevamento.

 

ANIMALI DA MACELLO: UNA VITA DA CANI
Purtroppo, il bestiame degli allevamenti industriali viene spinto fino ai propri limiti biologici e sottoposto a un’enorme quantità di stress.Come altri animali d’allevamento, le mucche da latte subiscono una pressione snervante e sono soggette a malattie e affaticamento. Somministrando loro alimenti altamente energetici e iniezioni di ormoni della crescita, l’allevatore è in grado di ottenere più latte dalle proprie mucche: in media, una vacca produce circa 45 kg di latte al giorno, dieci volte quella che sarebbe la sua produzione naturale. Benché una mucca possa raggiungere l’età di vent’anni e più, al momento di compiere quattro anni molti animali allevati negli stabilimenti non riescono quasi più a camminare.

 

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Negli allevamenti per la produzione intensiva delle uova, le galline sono solitamente così stipate nelle gabbie da non riuscire a muoversi e nemmeno a sbattere le ali. Le inospitali gabbie di metallo sono allineate e impilate una sopra l’altra negli enormi capannoni industriali. Quando sono ancora pulcini, gli animali vengono sottoposti a un processo detto debeaking (rimozione del becco), una pratica che comprende la resezione di osso, cartilagine e tessuto, così da eliminare parte del becco: una precauzione necessaria in molti allevamenti industriali in cui il sovraffollamento delle gabbie fa sì che i polli si becchino e combattano fra loro.
Normalmente i vitelli da carne vengono separati dalle madri subito dopo la nascita per essere rinchiusi in box larghi appena 60 cm, con una catena al collo che ne limita i movimenti; i maschi vengono castrati senza la somministrazione di antidolorifici.
Poiché il costo di ogni centimetro quadrato di spazio è accuratamente calcolato per ottenere profitti ottimali, anche i maiali vengono stipati l’uno sull’altro e devono continuamente respirare le esalazioni tossiche dei loro stessi escrementi.
Nei macelli, i polli in perfetto stato di coscienza vengono appesi ai ganci per le zampe: poiché il pollame è escluso dallo Humane Methods of Livestock Slaughter Act [legge americana sui metodi umani di macellazione; N.d.T.], tramortirli prima della macellazione non è una procedura prevista. Se il tagliatore automatico non mozza loro il collo al primo colpo, vengono uccisi con altri procedimenti, oppure immersi vivi nella vasca bollente usata per ammorbidire le penne, così da permetterne la successiva rimozione.
Complessivamente, nel 2008 il numero di animali uccisi per soddisfare i palati americani ha toccato gli 8,56 miliardi, in media 29 animali per ogni cittadino carnivoro americano. Il numero totale di animali uccisi in terra e in mare si aggirava intorno agli 80 miliardi, 270 per ogni mangiatore americano di carne e pesce, da cui deriva che ogni americano nel corso della vita consuma 21.000 animali. Se è vero che negli ultimi anni il numero totale degli animali uccisi per nutrire gli americani è lievemente diminuito, il numero dei capi macellati in realtà è aumentato in seguito all’incremento delle esportazioni di carne dagli Stati Uniti (a fronte di una percentuale della popolazione mondiale corrispondente al 5%, gli USA sono responsabili del 20% degli animali uccisi nel mondo per ricavarne alimenti).

Tratto da La Rivoluzione della Forchetta Vegan (Macro Edizioni, 2013).


Gene Stone
Gene Stone è giornalista e scrittore vive a New York, alcuni dei suoi libri sono stati dei best seller. Leggi la biografia
Gene Stone è giornalista e scrittore vive a New York, alcuni dei suoi libri sono stati dei best seller. Leggi la biografia

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