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Cosa sono i Campi Morfogenetici secondo Rupert Sheldrake

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Ranan Banerji - 01/01/2016

Forse è arrivato il momento di chiedersi se uno studio serio e approfondito dei campi morfogenetici e delle loro proprietà possa dare risultati migliori, nel campo della morfogenesi e della parapsicologica, delle ricerche basate su una più classica impostazione materialista. Ma se il mondo scientifico continua a essere diffidente verso questo percorso alternativo, chiaramente questi nuovi studi impiegheranno molto più tempo per svilupparsi, e ciò avrà un costo sociale e nazionale. Fenomeni simili hanno impedito il progresso anche in molte aeree della medicina alternativa. Nel presente articolo non intendiamo affrontare quest’ultimo punto; ciò che faremo è commentare l’opera di Sheldrake, soprattutto per quanto riguarda la stretta affinità tra le sue idee e il concetto dell’indeterminatezza quantica.
Ci rendiamo conto che molte idee che esponiamo in “Science Within Consciousness” necessitano di ulteriori approfondimenti. Non ci scusiamo per questo. Nessuna scienza è mai completamente in grado di spiegare il mondo, né viene mai sviluppata fino in fondo. Il massimo che possiamo fare è indicare quei punti in cui riteniamo che occorrono chiarimenti e unificazioni, e tentare di offrirli noi stessi laddove è possibile. Questo è un altro degli scopi del presente articolo.

Quanto segue è una sintesi delle idee di Sheldrake contenute nel suo libro A New Science of Life e nei successivi Seven Experiments that could Change the World e Dogs that Know When their Masters are Coming Home.

I Campi morfogenetici
La scienza materialista non è un complesso unificato. Studiando sistemi di complessità sempre maggiore, questi ultimi sembrano sviluppare un proprio sistema di proprietà assiomatiche. La scienza materialista, come è noto, sostiene che dalla meccanica quantistica delle particelle subatomiche si può derivare la meccanica quantistica delle strutture atomiche e molecolari, e da queste ultime le proprietà chimiche delle sostanze, che a loro volta spiegano i fenomeni vitali e sono alla base della psicologia, della sociologia, dell’economia e della cosmologia. Ovunque sia possibile, questi passaggi sono stati studiati, spesso con risultati soddisfacenti. Tuttavia, lo studio di alcuni di essi presenta grandi difficoltà. Nel caso della meccanica quantistica, le difficoltà sembrano inerenti alla disciplina stessa: la transizione dallo stato di potenza a quello di attualità non è spiegabile, ora come ora, all’interno della meccanica quantica. Le altre transizioni, incluse le interazioni non-lineari dei costituenti, danno luogo a insormontabili difficoltà di calcolo, che rendono necessaria la creazione di nuovi assiomi sulle macrostrutture emergenti da tali complesse interazioni. Studiamo la Fisica nucleare, la Fisica atomica, la Fisica classica (incluse la Fisica ottica e geometrica), la Fisica molecolare, la Chimica, la Biologia, la Psicologia, la Sociologia, ognuna come una disciplina a se stante, con le sue proprie leggi. Ora invece torniamo a esse, cercando di integrare il nostro sapere con le teorie di Rupert Sheldrake.

Come sottolinea Sheldrake, quando si cerca di predire il comportamento di grandi aggregati in termini di comportamento dei loro singoli componenti, ci si trova di fronte al fatto che l’aggregato può presentare molte configurazioni stabili di energia relativamente minima. La configurazione che un aggregato può assumere dipende in larga misura dalle condizioni iniziali imposte al sistema: la teoria del caos dimostra come mutamenti infinitesimali di queste condizioni possono produrre enormi cambiamenti, quindi è praticamente impossibile predire la configurazione dell’aggregato.
Ciò vale a esempio per i cristalli, gli enzimi, il comportamento animale o delle società (confrontare l’analisi di Rene Thom riguardo la "Teoria della catastrofe"). “… Niente ci autorizza a dire che [le attuali teorie della Fisica] … possano spiegare il formarsi di una di queste possibili strutture anziché di un’altra”. Sheldrake postula che la determinazione di una struttura dipende da un campo esterno di influenza associato al processo di formazione della struttura stessa. Questo cosiddetto campo morfogenetico porta con sé il “programma”, per così dire, del processo di formazione.

Sheldrake postula che tale programma si sviluppa nel campo tramite strutture precedenti formatesi sotto la guida del campo. Ciò ricorda molto da vicino il modo in cui le cellule cerebrali sono all’origine della consapevolezza individuale nel contesto (ipotizzato da >>>Goswami) della separazione tra la consapevolezza individuale e quella universale.

A ogni modo, c’è una grande differenza nei due meccanismi postulati: quello ipotizzato inizialmente da Goswami (cioè la transizione dalla consapevolezza universale a quella individuale) e quello di Sheldrake. In entrambi i casi, le strutture in questione hanno proprietà classiche, donde la memoria: nel caso dei neuroni o delle cellule individuali, essa sorge dal termine non-lineare dell’equazione many-body approssimata di Schroedinger; nel caso di Sheldrake sorge dalla complessità della struttura dell’organismo. L’indeterminatezza della struttura è meccanico-quantica nel caso delle cellule, mentre nel caso degli organismi è dovuto alla natura caotica (nel senso della teoria del caos) della struttura emergente.

Comunque, tale differenza nel meccanismo del collasso non deve necessariamente essere fondamentale. Quando Goswami analizza l’Evoluzione, ascrive il campo morfogenetico alle cellule individuali, in modo tale che considerazioni meccanico-quantiche bastano a condurci all’indeterminatezza. Invece, il campo di Sheldrake prende in considerazione l’organismo intero, che è più in linea con il fenomeno morfogenetico da esso spiegato. Quindi, almeno per la morfogenesi, può essere più ragionevole postulare che il collasso non avviene al livello della cellula individuale, ma dell’organismo. L’indeterminatezza fondamentale è ancora quanto-meccanica, cioè provocata dalla sensibilità della struttura a piccoli cambiamenti delle condizioni iniziali, al livello degli atomi costituenti.

Goswami analizza due fenomeni collegati all’individuo: la consapevolezza individuale e la morfogenesi (collegata a quello che egli spesso chiama il Corpo Vitale: la consapevolezza individuale di cui il Corpo Mentale è una componente). Parleremo in seguito di un altro fenomeno da lui studiato, cioè dell’evoluzione. Per ora, vogliamo solo ricordare che la sua analisi di quest’ultima tratta soprattutto dell’evoluzione delle nuove specie e della morfogenesi durante lo sviluppo dell’embrione. Invece, nel campo morfogenetico di Sheldrake, l’influenza tra membri delle specie è studiata attraverso il fenomeno della risonanza morfica, simile alla telecinesi. Con Sheldrake, la telecinesi diventa un costrutto teorico. “Science Within Consciousness”, usando il quadro del collasso quantico simultaneo, è riuscita a spiegare questo fenomeno in modo soddisfacente. Sheldrake ha analizzato la relazione tra l’eredità classica a la risonanza morfica.

L’analisi di Sheldrake della morfogenesi non si limita a spiegare l’esistenza del campo morfogenetico; include il meccanismo attraverso cui una struttura biologica parzialmente formata (il germe morfogenetico) si collega al campo morfogenetico di una specie, che poi guida la crescita del resto della forma. Finora, nessuna indagine è stata condotta per verificare se la spiegazione quanto-meccanica del corpo vitale può venire estesa a questo fenomeno.

Il corpo vitale nei sogni
Un altro punto da analizzare riguardo il corpo vitale, a parte la sua connessione con la morfogenesi, è l’interpretazione di esso come del portatore di emozioni, come fa Goswami nella sua interpretazione dei sogni. Per la nostra mentalità, considerare il corpo vitale un portatore di morfogenesi e di emozioni lascia molto a desiderare, a meno che non si facciano ulteriori supposizioni.

Il quadro di Sheldrake sembra fornire le supposizioni richieste, a patto che siano uniformabili al quadro della meccanica quantistica. Sheldrake postula che ogni struttura trasporta il suo campo morfogenetico. Se una struttura del tipo di un organismo incorpora sub-organismi di natura diversa, il campo morfogenetico dell’organismo incorpora i campi dei sub-organismi. Ovvero, non esiste un unico campo morfogenetico: i campi degli individui sono incorporati in quelli della specie, e campi di aspetti diversi di un individuo interagiscono. La loro interazione dà origine ad altri campi. I campi formano quello che si potrebbe descrivere come un continuum. Da questo punto di vista, si può ipotizzare che quelle che chiamiamo emozioni sono determinate in parte dal corpo mentale e in parte dal corpo vitale, ovvero sono un prodotto della loro interazione.

Goswami basa la sua interpretazione dei sogni quasi direttamente sul Vedanta, i cui concetti di consapevolezza universale e individuale sembrano sostenere le sue idee. Comunque, non sembra né necessario né desiderabile attenersi troppo fedelmente al modello del Vedanta. Quest’ultimo, dopo tutto, è solo l’inizio di una grande scienza: non possiamo aspettarci che in esso tutto sia chiaramente definito. Allo stesso modo, nessuna affermazione di “Science Within Consciousness” può essere ritenuta la risposta definitiva. Forse è meglio ritenere i cinque corpi del Vedanta un’utile approssimazione del continuum dei corpi (campi), allo stesso modo in cui parole come blu, rosso, giallo creano utili suddivisioni nello spettro ottico. Se dobbiamo prendere sul serio una concezione del genere, occorrono studi molto più approfonditi sul fenomeno del collasso (meccanico quantico o all’interno della teoria del caos). Quello che finora abbiamo delineato è solo l’abbozzo a grandi linee di un quadro generale; una teoria completa richiederà molto tempo ancora per venire alla luce. Perché ciò avvenga, un numero assai più vasto di scienziati deve cominciare a lavorare su questo quadro.

Un problema evolutivo
“Science Within Consciousness” ha cercato di usare il concetto di Consapevolezza Universale per superare alcune difficoltà incontrate dai biologi nello studio dell’evoluzione da un punto di vista neo-darwiniano. Il fenomeno dell’equilibrio punteggiato è stato studiato in modo abbastanza dettagliato. Si è notato spesso che, dopo un periodo di cambiamenti omeostatici in una specie attraverso le selezioni naturali, si forma improvvisamente una nuova specie. Questa specie non può essere spiegata come il risultato del cambiamento di alcuni geni nella specie antica: un numero molto grande di geni cambia simultaneamente. Nessuno di questi cambiamenti darebbe origine a un mutamento evolutivamente significativo. Questo fenomeno si ritiene provocato da molti cambiamenti potenziali nella struttura avvenuti nel corso di un lungo arco di tempo, fino alla comparsa di una significativa struttura potenziale, la cui consapevolezza a quel punto collassa in stato di attualità.

Questo quadro attribuisce alla Consapevolezza una proprietà che non era tra quelle da noi usate per spiegare altri fenomeni come la consapevolezza individuale o l’origine del campo morfogenetico. Qui stiamo immaginando la Consapevolezza dotata di una specifica struttura “in mente” degna di venire attesa. Questa proprietà non concorda con il concetto vedantico dell’unità indifferenziata, che è un importante principio guida nel nostro modello. È possibile che tali punteggiature nell’equilibrio si verificano per formare molte nuove specie, alcune delle quali passano il test della selezione naturale, altre no. Ma a questo punto ci si può anche chiedere in che modo i collassi accadono solo quando una significativa combinazione di geni è disponibile in potenza. Dobbiamo forse dire che se un collasso accade prima che tutti i geni siano al loro posto, le specie corrispondenti non nascono solo perché le leggi della biologia non permettono a tali specie di esistere? O forse bisogna fare ricorso a quello sconcertante concetto del Vedanta secondo cui la Consapevolezza, essendo senza dualità, ricerca quest’ultima attraverso determinate creazioni?
Allo stato presente delle conoscenze, possiamo solo dire che esistono alcune proprietà della consapevolezza che vanno chiarite, e che allo scheletro della teoria dell’evoluzione qui abbozzata va aggiunta ancora un po’ di carne.

Fonte: Science Within Consciousness: http://www.swcp.com/~hswift/swc/Winter00/Banerji0002.htm
Traduzione di Daniele Gagan Pietrini



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