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Il pensiero e la gabbia della mente

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Carlo Dorofatti - 01/01/2016

Il seguente articolo è tratto dal libro di Carlo Dorofatti "Nient'altro che se stessi. Incanti e disincanti della nuova era" (Nexus Edizioni, 2010).

La mente non é noi: tutti i nostri pensieri vengono da una Mente ben piú vasta della nostra, universale.
Sri Aurobindo


Il pensiero non è qualcosa che produciamo, ma una “sostanza” nella quale siamo immersi. È il nostro habitat naturale, nel quale agiamo e creiamo effetti e rispondenze. Noi infatti “elaboriamo” pensiero, non lo produciamo: il pensiero non è parte di noi, non ci appartiene. Siamo abituati ad identificarci nei nostri pensieri, ma la verità è che noi siamo solo il canale attraverso il quale scorrono.

L’essere umano partecipa ad un ecosistema multidimensionale di energia-pensiero. L’uomo riceve pensiero elaborato da specie “inferiori” (meno complesse) ed elabora pensiero-cibo per specie “superiori” (piú complesse), all’interno di una vera e propria “catena alimentare”.

È interessante considerare che noi, nella nostra attuale condizione, non solo non produciamo pensiero, ma non siamo neppure fruitori del pensiero che elaboriamo, o meglio, non lo siamo in tempo reale. Quando crediamo di pensare, ci stiamo semplicemente ricordando di aver elaborato “qualcosa” che la mente ha adattato a sé, rielaborando i nostri pre-giudizi. Praticamente viviamo in una “differita” della realtá, riveduta e corretta dalla mente.


Se viviamo in un’illusione della mente, come possiamo “essere”?
Se non pensiamo, come possiamo “agire”?
 
Noi non siamo mai nel “qui e ora”, ma sempre nel passato o nell’idea del futuro, comunque elaborata secondo il nostro schema di abitudini e di preconcetti. Noi viviamo nel “ricordo”.

Usare davvero il pensiero significa essere capaci di una consapevolezza e di un potere che abbiamo disimparato ad applicare. E ricordiamoci che l’elaborazione del pensiero non avviene nel cervello. Il cervello é solo un coordinatore della mente: l’elaborazione del pensiero é un atto che riguarda tutto il nostro corpo ed in particolare alcuni organi come l’intestino e il cuore.

Ma questo “pensiero”, che canalizziamo ed elaboriamo, che ci permette di elaborare la realtá e di partecipare ad un ecosistema di intelligenze, é proprio quello che ci serve per evolverci? Intendo dire, non solo per progredire e per svilupparci come specie senzienti, ma per evolverci come Coscienza?
La vera coscienza, la vera consapevolezza, é libera dai vincoli della mente. É libera dai processi mentali, emancipata dal pensiero che costringe la nostra percezione entro i limiti dei sensi, delle tre dimensioni e del tempo. Quando siamo consapevoli siamo semplicemente qui, e quindi dappertutto, ed ora, e quindi nell’eterno. Non esiste altro luogo e sopratutto non esiste altro tempo, non esistono i vincoli del passato, le limitazioni del ricordo e della memoria che ci costringono entro schemi e processi vecchi, abitudinari e pre-programmati, da noi stessi o da altri. E non esiste la tensione del futuro che mai ci permette di essere ció che siamo. Il flusso di pensiero cessa finalmente. Da quel momento, in quel momento, siamo noi ad essere, a produrre il Pensiero.
Solo se riusciamo ad emanciparci dal ricordo possiamo essere nel presente. Ma non basta: solo se riusciamo e uscire dal flusso del pensiero possiamo eludere i programmi che ci allontanano dalla realtá di noi stessi e delle cose. Non si tratta solo di smettere di vivere nel ricordo e quindi di usare finalmente il pensiero in tempo reale, ma di uscire dal flusso del pensiero elaborato, di cominciare a CREARE il pensiero, essere il pensiero, anzi, superare l’idea stessa di pensiero.
Questo é possibile solo se ne siamo fuori: allora la mente, che genera l’illusione dei sensi e del tempo, si ferma e nasce la percezione del Vero, la consapevolezza del Reale.
I flussi di pensiero, che permettono lo sviluppo delle specie viventi, sono il trampolino ma anche la gabbia dell’evoluzione superiore, il confine che le forme-ponte devono trascendere. Sui flussi di pensiero viaggiano i limiti del pre-concetto e sono essi stessi il supporto dei programmi di controllo mentale architettati da noi stessi cosí come da forze sfruttatrici e predatorie.
La meditazione é non-mente, non-tempo. Fermare la mente significa fermare il tempo (concetto caro ad Osho ma anche tipico del Buddismo Tibetano – si legga a questo proposito “Spazio, Tempo e Conoscenza” di Tarthang Tulku).
Sappiamo che i flussi di pensiero non conducono solo la sostanza-pensiero da elaborare ma per loro natura trasportano idee pre-elaborate, ovvero programmi mentali, e sono direttamente connessi con la struttura temporale della nostra realtà, dove burattini e burattinai condividono un'illusione e sono persi, sebbene in modi diversi, nel medesimo dramma umano: la distrazione dalla consapevolezza individuale (= realtà).
Approssimandoci al 2012, e comunque giá da alcuni anni di questa potenziale Nuova Era, le linee energetiche planetarie vengono man mano “resettate”, come effetto dell’allineamento galattico (che peraltro altererá  il campo magnetico terrestre, altro supporto ai processi di controllo).
Tutto questo produrrà nuove e straordinarie condizioni di rinnovamento spirituale, ma la densitá temporale, e quindi il flusso di pensiero che attraversa il nostro mondo, si sta già riducendo sensibilmente, dandoci la possibilitá quindi di sfruttare un momento eccezionale per liberarci dal “baco”, esprimere appieno la nostra possibilitá di coscienza, emanciparci dall’illusione della mente e dai programmi di controllo, essere finalmente produttori di pensiero e quindi svolgere appieno il nostro ruolo di forme-ponte, irrorando l’esistente con il nostro pensiero prodotto e avvicendando cosí le forze vicarie della natura che hanno finora presieduto ai processi evolutivi di questa potenziale realtá.
Essere legati al pensiero o essere preoccupati per i fenomeni che possono riguardarci nel nostro prossimo futuro significa non cogliere quanto davvero sta accadendo e, anzi, rischiare di operare al fine di trovare “soluzioni” per evitare possibilitá straordinarie che a volte vengono percepite (o fatte percepire) come problemi.
Il vuoto del pensiero é la libertà dell’anima.


Carlo Dorofatti
Carlo Dorofatti (Milano, 1970), parallelamente alla sua professione di consulente aziendale e formatore,  esplora da oltre vent'anni le tradizioni... Leggi la biografia
Carlo Dorofatti (Milano, 1970), parallelamente alla sua professione di consulente aziendale e formatore,  esplora da oltre vent'anni le tradizioni spirituali d’Oriente e Occidente, le facoltá sottili dell’essere umano e le cosiddette discipline di frontiera. Tiene conferenze e seminari presso Centri e Istituti in Italia e all’estero.... Leggi la biografia

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Sublime

postato da Emanuele Lazzari il 22/05/2018

Non si può non essere d'accordo, bell articolo,complimenti.

mente e cervello

postato da Bernardino Damonti il 02/03/2017

Da non addetto ai lavori(non filosofo né teologo,ne esperto di scienza-sono medico)ho sempre qualche problema con lo spirito.Si ha tendenza a parlare mente, di spirito e spiritualità dando per scontato i concetti.Chi é d’accordo che senza cervello non si può pensare o provare sentimenti e poi introduce enti come lo spirito per superare indenne il test del rasoio di Occam,dovrebbe spiegarmi in che relazione questo spirito sta con la materia(il cervello):é immateriale? Pensare é un’operazione a costo energetico zero o consuma energia nel senso della fisica(per capirci esprimibile in watt)? Se si allora lo spirito/mente necessariamente dipende da leggi fisiche e siamo in un monismo che va dalla posizione fisicalista fino ai tentativi più o meno sofisticati di superarla per cui monismo rimane e il termine immateriale é evidentemente(necessariamente) errato(essendo l’immateriale quindi il non materiale dipendente dalle stesse leggi fisiche della materia). Se invece lo spirito non consuma energia fisica(pensare é a costo energetico zero) allora siamo a ragione difronte a un ente che si può considerare immateriale come potrebbe essere l’anima dei credenti nel contesto di una fede soprannaturale e quindi alle sue leggi( che sono quelle divine per cui totalmente indipendenti dalle leggi del mondo fisico) e qui la posizione é chiara e legittima e siamo nel dualismo. Le cose si complicano quando si tratta di definire lo spirito/mente(quindi il pensiero,le emozioni)pretendendo che sia un ente immateriale quindi non materiale(quindi non dipendente dalle leggi da cui dipende l’attività del cervello inteso come ente materiale).Qualcuno deve spiegare come sono possibili le attività della mente(lo spirito) che proprio in quanto immateriale é indipendente dalle leggi della fisica:siamo in una situazione analoga a quella dell’anima con la differenza che qui abbiamo introdotto un ente immateriale(lo spirito/mente) indipendente dalle leggi che regolano la materia(l’attività cerebrale),senza spiegare come funziona:c’é un legame materia(cervello) e la mente (immateriale)? di che tipo é?Sono un unico ente(monismo)?O sono due e allora siamo nel dualismo e ci troviamo con lo stesso problema di Cartesio 400 anni dopo:cercare ancora una volta una ghiandola pineale che permetta di reggere il tutto.Un tentativo disperato e francamente non vedo come se ne possa uscire.In fin dei conti ammesso che senza cervello non si possa pensare,il cosiddetto spirito é un’attività cerebrale(complessa fin che si vuole) e niente più.Lo spirito sembra una costruzione che probabilmente ha la sue radici a partire dal concetto di anima ciò che avvicina l’uomo a Dio,l’intelletto è considerato(già in Aristotele) l’apice dell’attività umana contrapposto alla materia che ha di conseguenza assunto un’ ingiustificata connotazione negativa che perdura ai nostri giorni.È ora di scrollarsi d’addosso questi pregiudizi costruiti sul nulla ,diffidare(usare quello che si chiama sano scetticismo) di tutti i grandi discorsi su spirito spiritualità, spiritismi,miscugli di spirito e anima ecc. e rendere omaggio alla nostra materia grigia.

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