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Il vaccino contro il Papilloma Virus è efficace?

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Laura Gabrielli - 01/01/2016


Alcuni anni fa vi è stata una massiccia campagna informativa per la diffusione del vaccino, che dovrebbe proteggere, per cinque, anni dalle lesioni precancerose da HPV 16 e 18 (Human papillomavirus) le giovani donne che non hanno ancora iniziato la vita sessuale.
Per capire qualcosa in più su questo argomento tanto controverso, abbiamo interpellato la dottoressa Chiara Vassalli, medico chirurgo che è professionalmente impegnata nel settore della prevenzione primaria.

Sulla base delle ricerche da Lei fatte, ci può confermare che nell’insorgere del tumore al collo dell’utero, nella maggioranza dei casi, è implicato il Papilloma virus?
Ci sono più motivi per cui può insorgere il carcinoma della cervice uterina, l’infezione da HPV è uno di questi. Bisogna infatti distinguere il fattore eziologico (in medicina il fattore di causa) dal fattore di rischio. La causa più probabile è l’infezione da HPV, al punto da essere descritta come esempio di "carcinogenesi virale" nell'ambito dello studio dell'origine del cancro.

Invece i fattori di rischio identificati per il carcinoma cervicale e per i suoi precursori sono: il numero di partners; il fumo di sigaretta; le infezioni sessualmente trasmesse come Herpes Simplex tipo 2 e Chlamydia trachomatis; la displasia squamosa genitale; il numero di gravidanze; l’immunosoppressione (causata da farmaci o da patologie del sistema immunitario); l’uso di contraccettivi orali; la classe socio-economica.

Voglio sottolineare quest'ultimo fattore, perché esiste un’enorme differenza tra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo. Se disegnassi una mappa geografica delle infezioni nel mondo, vedrei la geografia della povertà: le donne che si ammalano maggiormente sono quelle dei paesi in via di sviluppo, dalla bassa condizione socio-economica. Queste donne sono più a rischio di contrarre il Papilloma virus e di sviluppare un carcinoma della cervice perché vivono in condizioni igieniche scadenti, non possono acquistare il preservativo, non possono fare il PAP test e, quindi, risultano essere più a rischio verso questo tipo di lesione rispetto a una donna che abita in un paese sviluppato.

L'infezione da Papilloma virus non è però l’unica condizione. Ci deve anche essere un’alterazione da parte della struttura della cervice uterina e poi, su questa, il virus riesce a replicarsi in modo indipendente dalla replicazione della cellula ospite. Questa alterata morfologia cellulare si chiama coilocitosi, lesione visibile all'esame citologico cervico-vaginale, ossia il PAP test.

Quanto è efficace il vaccino anti HPV per prevenire il tumore del collo dell’utero?
L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) riporta che il vaccino anti-HPV ha un'elevata efficacia, compresa fra il 98 e il 100%, nel prevenire l’infezione da parte dei virus verso il quale è attivo: il 16 e il 18, che sviluppano il cancro, e il 6 e l’11 che non sono oncogeni ma sono responsabili della condilomatosi (tumori benigni) dei genitali esterni. Il vaccino agisce sull’infezione, ma non direttamente sul carcinoma. Il PAP test al momento resta l'intervento più efficace per la riduzione della mortalità associata al cancro della cervice. Sul vaccino non c’è questa evidenza. C’è sull’infezione, ma non sulla mortalità.

Si è ancora incerti sulla prevenzione della mortalità correlata all'infezione. Il vaccino copre nei confronti di due virus che sono il 16 e il 18, coinvolti in più del 70% dei casi di carcinoma alla cervice uterina, ma non sono gli unici. Ne esistono altri che possono essere responsabili nello sviluppo di questo tipo di cancro verso i quali il vaccino non copre, come ad esempio i virus oncogeni 31, 33, 35, 42, 43, 44, 45.

Un altro elemento di incertezza è la durata dell’immunità, in alcuni testi è riportato 3 anni, in altri 5 anni, per eventuali richiami del vaccino. Inoltre le corti studiate sono ancora molto piccole, quindi non vengono riportati gli effetti a distanza di anni, dopo che è stato fatto il vaccino.

Per spiegare la storia naturale di questa patologia, possiamo dire che le infezioni da HPV di solito sono transitorie e di breve durata (8 mesi); in due anni circa il 91% delle donne infettate non ha più tracce del virus (HPV DNA negativa).
Solo una piccola percentuale delle donne infettate da HPV continua ad avere DNA virale nell'epitelio genitale e queste sono le donne per le quali il rischio di sviluppare una lesione intraepiteliale squamosa ad alto grado è concreto. Oggi si può stabilire che una lesione a basso grado, anche se non curata, nel giro di quattro anni può:
A) regredire spontaneamente dal 40 al 70% dei casi
B) persistere nel 25% dei casi
C) progredire in circa il 15% dei casi in lesione ad alto grado e quindi anche progredire verso il carcinoma infiltrante.

Cosa si sentirebbe di consigliare ai genitori delle giovani ragazze, soprattutto dodicenni, pressati da una parte dalla sanità pubblica che sollecita la somministrazione di un vaccino che, a quanto pare, non copre tutti i fattori di rischio, mentre dall’altra si legge che gli effetti collaterali del farmaco sono piuttosto importanti?
Per ogni atto medico esiste un rapporto rischio-beneficio. Il vaccino andrebbe prescritto sulla base dello stile di vita e delle condizioni di salute della ragazza. All'Università canadese British Columbia, i ricercatori Lucija Tomljenovic e Christopher A. Shaw hanno indagato la relazione tra la somministrazione del vaccino e un pesante danno auto-immunitario al sistema nervoso centrale.

Nei loto studi è stato ipotizzato un ruolo patogenetico da parte dei sali di alluminio usati come adiuvante all'interno del vaccino. Le particelle di alluminio danneggiano i mitocondri, che sono dei piccoli organelli che servono per il metabolismo energetico delle nostre cellule. I mitocondri danneggiati rilasciano sostanze all'interno della cellula che attivano i lisosomi, ossia gli spazzini che degradano i prodotti di scarto della cellula. Questa degradazione si riversa sulle pareti vascolari, andando a distruggere la membrana sottilissima che separa i nostri neuroni dal sangue, chiamata barriera emato-encefalica. Diventando più permeabile, è permesso l'ingresso di auto-anticorpi verso le cellule nervose, perché hanno una struttura simile a una proteina del virus HPV. Il sistema immunitario, stimolato dal vaccino, produce anticorpi verso la proteina L1 del virus, che però a causa della barriera danneggiata penetrano nel sistema nervoso centrale e inducono neuro-infiammazione e quindi morte cellulare.

È possibile, attraverso un'attività di prevenzione che parta da una corretta educazione a una sessualità più consapevole, aiutare le ragazze ad evitare di contrarre il famigerato virus?
Dato che l’infezione è asintomatica, viene consigliato di iniziare a fare il primo PAP test 3 anni dopo l'inizio dell’attività sessuale, poi periodicamente ogni tre anni dai 25 ai 64 anni, qualora fosse negativo. Se positivo, in base alla lesione si valuta se intervenire chirurgicamente o ripetere il PAP test ogni anno.

La prevenzione verso l'infezione da HPV va eseguita ridimensionando il rischio nei confronti di questo tipo di cancro ed educando i giovani ad usare il profilattico, anche per proteggersi da altri patogeni trasmessi per via sessuale come il virus dell'epatite, l’HIV, la Neisseria responsabile della Gonorrea.


Abbiamo intervistato Chiara Vassalli
Medico chirurgo, laureata presso l’Università degli Studi di Ferrara nel 2012 con 110/110 e lode. Master Certificate in Plant Based Nutrition, eCornell University, Ithaca, NY (Feb. 2014). Da sempre interessata ai temi della prevenzione, incarna una figura di medico innovativa, condividendo e divulgando le basi scientifiche a favore di uno stile di vita corretto, in modo da aiutare le persone a partecipare in modo attivo alla gestione della propria salute. Per info: www.chiaravassalli.it


Laura Gabrielli
Da circa 25 anni si occupa di pianficazione familiare naturale, con l’ausilio degli apparecchi BabyComp per il controllo della fertilità della... Leggi la biografia
Da circa 25 anni si occupa di pianficazione familiare naturale, con l’ausilio degli apparecchi BabyComp per il controllo della fertilità della donna. Questo lavoro le permette di essere in continuo dialogo con medici, naturopati, ostetriche e operatori del benessere, in un percorso di continua formazione sul campo.Dal 2010 è parte attiva... Leggi la biografia

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