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Industria alimentare e farmaceutica: il predominio degli interessi sulla salute pubblica

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T. Colin Campbell, Thomas M. Campbell - 01/01/2016

Tratto da The China Study (Macro Edizioni, 2011).

Per cosa spende denaro ogni americano più volte al giorno? Per mangiare. E dopo aver mangiato per tutta la vita, cosa facciamo noi tutti? Moriamo, un processo che solitamente richiede ingenti spese, visto che cerchiamo di posporlo il più a lungo possibile. Siamo tutti clienti della fame e della morte, perciò c’è una gran quantità di soldi da spendere e guadagnare.
È questo il motivo per cui l’industria alimentare e quella della salute in America sono fra le organizzazioni più influenti del mondo. Gli utili generati dalle aziende che producono cibo e salute sono sbalorditivi: molte industrie alimentari superano i dieci miliardi di dollari di introiti annuali. La Kraft genera utili per circa trenta miliardi l’anno; il gruppo Danone, un’azienda casearia internazionale con sede in Francia che gestisce il marchio Dannon, ha introiti pari a quindici miliardi di dollari l’anno. E naturalmente ci sono le grandi compagnie di fast food come McDonald’s, con più di quindici miliardi di dollari l’anno, e Wendy’s International, con quasi tre miliardi di utili l’anno. Le spese totali per l’alimentazione, compreso il cibo acquistato dai singoli individui, dallo stato e dalle aziende, superano i settecento miliardi di dollari l’anno.
Nel 2002 il colosso farmaceutico Pfizer ha prodotto utili per trentadue miliardi di dollari, mentre Eli Lilly & Co. ne ha totalizzati più di undici; Johnson & Johnson ha ricavato più di trentasei miliardi di dollari dalla vendita dei suoi prodotti. Non è un’esagerazione affermare che più di mille miliardi di dollari l’anno finiscono in quello che scegliamo di mangiare e nel modo in cui scegliamo di curare le malattie e promuovere la salute. Ed è una cifra enorme.

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Ci sono concorrenti agguerriti che si contendono i nostri investimenti in cibo e salute. Ovviamente le singole aziende fanno ciò che possono per vendere di più, ma ci sono anche gruppi industriali che lavorano per aumentare la domanda generale dei loro prodotti. Il Consiglio nazionale dei produttori caseari, la Commissione nazionale per la promozione e la ricerca nella produzione casearia, la Commissione nazionale per la promozione del consumo del latte liquido, l’Associazione internazionale dei coltivatori di germogli, l’Istituto americano dei produttori di carni, l’Associazione dei produttori di succhi di agrumi della Florida e i Produttori uniti di uova sono esempi di questi gruppi. Queste organizzazioni, che operano indipendentemente da ogni singola azienda, esercitano una notevole influenza: le più potenti fra loro hanno bilanci annuali di centinaia di milioni di dollari.
Le aziende e le associazioni alimentari di cui sopra adottano qualunque metodo a disposizione per esaltare l’attrattiva dei propri prodotti ed espandere il proprio mercato. Un modo per raggiungere lo scopo è dichiarare i benefici nutrizionali dei prodotti alimentari che vendono. Al tempo stesso, queste aziende e associazioni devono salvaguardare i loro prodotti dall’essere considerati dannosi per la salute. Se un prodotto è collegato al cancro o a qualche altra malattia, i profitti e gli utili tenderanno a volatilizzarsi, perciò gli interessi delle aziende alimentari impongono di dichiarare che i loro prodotti fanno bene, o che perlomeno non fanno male. In questo processo la “scienza” della nutrizione diventa il “business” delle strategie di mercato.

Tratto da The China Study (Macro Edizioni, 2011).


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