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Dove nasce la coscienza?

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Laura Pieroni - 01/01/2016

La coscienza è uno dei temi che da sempre ha intrigato l’uomo. Dalla filosofia alla psicologia, alle più recenti scoperte delle neuroscienze si è cercato di comprendere e districare il mistero di questa capacità, che nelle sue forme più articolate ci caratterizza e ci rende unici nel panorama dell’evoluzione. Lo studio della coscienza, proprio per le sue qualità distintive e per la difficoltà di individuare metodologie di ricerca adatte, ha sofferto per lungo tempo dell’idea che si trattasse di qualcosa di speciale, non riconducibile alla realtà del corpo, alla nostra materialità intesa come meraviglioso insieme di funzioni e vita, come se questo fosse troppo poco per spiegare la facoltà di sentirci presenti a noi stessi, vivi, e capaci di una riflessione sul mondo e su noi stessi. Ancora oggi incorriamo nell’errore di considerare la mente e il corpo come entità separate, di natura completamente diversa, attribuendo al corpo un ruolo quasi di secondo ordine rispetto alle funzioni che attribuiamo alla mente, e lasciando che il nostro sé, tutto ciò che riconosciamo come noi stessi diverso dal mondo esterno, si localizzi in misteriosi processi mentali potenzialmente indipendenti dal corpo. Uno dei meriti principali di Damasio, che con il suo libro Il sé viene alla mente ci offre una panoramica sorprendentemente ampia della nascita del sé e della coscienza, è suggerire e in parte dimostrare come il corpo, invece di essere un semplice effettore della mente, ne sia il creatore.

Il corpo che crea la mente
Mentre leggevo mi sono stupita della semplicità di una riflessione che ho fatto e che nella mia mente si è tradotta in un’immagine: quella di un corpo umano e della sua innervazione, milioni e milioni di neuroni che innervano ogni più piccolo tratto della nostra pelle, dei nostri organi e dei nostri muscoli, ne ricevono e recapitano informazioni, traducono in segnali bioelettrici il freddo, il caldo, la pressione, le tensione, il movimento, l’acidità, l’ossigenazione. Il cervello nel corpo e il corpo nel cervello, senza soluzione di continuità. Damasio infatti, avvalendosi di una visione evolutiva, ci mostra come il sistema nervoso si sia evoluto per coordinare l’attività di miliardi di esseri viventi: le cellule del nostro corpo. Un sistema dal funzionamento incredibilmente complesso, la cui omeostasi si attesta in un intervallo estremamente ristretto e la cui variazione produce le sensazioni che vanno dal piacere al dolore con l’obiettivo di preservare la vita.
Immaginiamo per un attimo il numero impressionante d’informazioni enterocettive e propriocettive che viaggiano da ogni distretto del nostro corpo, i visceri, la pelle, i muscoli, percorrendo strade diverse che s’incontrano nel tronco encefalico, dove per la prima volta si crea una rappresentazione integrata dello status interno del nostro corpo e dove per Damasio si crea il primo abbozzo del sé, quello che lui definisce Proto-Sé, mediato non da un’immagine corporea, ma dai sentimenti primordiali associati ad essa. Una gamma che va dal dolore al piacere, dalla sensazione di tensione a quella di rilassamento; il primordio della sensazione delle emozioni. Queste informazioni permettono al corpo di essere sentito, sentito ad esempio dolorosamente o piacevolmente teso in alcune parti rispetto ad altre, sentito vivo in generale. Questo porta per Damasio a una prima bozza di soggettività, ancora lontanissima dall’essere Sé, ma che del Sé è il primo mattone, senza il quale non potrebbe emergere la condizione di coscienza.

Il ruolo delle emozioni
È quindi già evidente come per l’Autore sia centrale il ruolo delle emozioni nella costruzione del Sé. Sentire rabbia, paura, tristezza, felicità, disgusto, sorpresa, vuol dire interpretare le complesse reazioni del corpo a queste emozioni che innescano schemi precisi di attivazioni corporee. Quando incontriamo un oggetto potenzialmente pericoloso s’attivano determinate aree del nostro cervello, che danno luogo a una cascata di eventi corporei, e la conseguente variazione di stato fisico la percepiamo come sensazione di paura. Insomma noi, più che provare emozioni, sentiamo gli effetti delle emozioni grazie al corpo. Invece di “ho paura” sarebbe quindi più corretto dire “sento paura”, con oltretutto l’indubbio vantaggio di non identificarci nella paura. Coerentemente con quanto afferma Damasio ho potuto sperimentare quanto, in momenti di forte paura in cui la reazione spontanea è quella d’immobilizzarsi e “affogare” nella paura, il movimento o una stimolazione corporea siano di grande aiuto per uscire da quello stato. Il cambiamento di sensazioni prodotte da un nuovo assetto fisico consente di sbloccare quella condizione e uscire dalla paura.
La corteccia dell’insula è la struttura cerebrale che Damasio identifica come il luogo dove le informazioni sul corpo vengono elaborate per produrre i sentimenti delle emozioni in relazione all’interazione dell’individuo con il mondo. La percezione del mondo mediata da vista, tatto, udito, gusto, olfatto, si colora sempre di un’emozione più o meno conscia, più o meno intensa, e si integra con la sensazione di quella emozione. Una volta percepito un determinato oggetto ci è possibile anche ricordarlo, grazie all’attività della corteccia e probabilmente degli stessi neuroni coinvolti nella sua percezione. Ma il ricordo non si ferma alle caratteristiche cognitive, bensì è possibile ricordare insieme all’oggetto/evento anche la sua colorazione emotiva, determinata dalla sensazione che ne abbiamo provato. Nasce così il Sè Nucleare, dall’interazione tra il mondo e l’individuo, tra la rappresentazione di esso e l’effetto che ci fa, ciò che ci permette di discriminare ciò che sono io da ciò che è il mondo. Un sé indispensabile alla coscienza, ma che non necessita di essa per esistere. Un dispiegamento di rappresentazioni, immagini, suoni, odori, e sentimenti associati, che non necessariamente passano per lo stato cosciente, ma che in ogni caso possono essere registrati ed elaborati dalla corteccia cerebrale.

Il Sé Autobiografico
Quando il sé viene alla mente? Quando particolari funzioni cognitive, come il linguaggio, l’attenzione sia selettiva che diffusa, la pianificazione, l’immaginazione, la previsione, il ragionamento, il giudizio, la volontà, s’aggiungono alle funzioni primarie e permettono alla persona di aggiungere al Sé Nucleare quello che Damasio chiama il Sé Autobiografico: l’insieme di rappresentazioni, integrate nello spazio e nel tempo, del passato (ricordi), del presente (percezioni) e del futuro (immaginazioni e previsioni elaborate dalle precedenti) che condividono la prospettiva della persona che sta ricordando, percependo, immaginando, e di cui essa ha un continuo sentire.
Le emozioni diventano così i marcatori del valore biologico nell’interazione con il mondo. Sentire ciò che ci piace e ciò che non ci piace, conoscere cosa ci provoca dolore, paura, felicità, immaginare l’effetto che ci potrebbe fare una determinata situazione, essere insomma a contatto con il nostro corpo, ci permette di scegliere le azioni più appropriate al nostro benessere. Infatti, sebbene non sia possibile bloccare o controllare le emozioni, la modulazione delle sensazioni che ci evocano è possibile, e l’allenamento a riconoscerle nelle loro sfumature è essenziale per il nostro benessere.
Cos’è quindi la coscienza per Damasio? È un particolare stato della mente, in cui vi è conoscenza della propria esistenza e dell’esistenza dell’ambiente circostante. La conoscenza della propria esistenza è determinata dal lavoro di concerto del Proto-Sé, del Sé Nucleare e del Sé Autobiografico; è narrazione e sentimento, che insieme producono quel particolare stato che non ha luogo né area, ma che si manifesta come sinfonia di un’orchestra di numerosissimi elementi, il cui direttore è il Sé manifestazione del corpo.

Chi è Antonio Damasio
António Rosa Damásio (Lisbona, 25 febbraio 1944) è un neurologo, neuroscienziato, psicologo e saggista portoghese.
Ha compiuto importanti studi sulle basi neuronali della cognizione e del comportamento.
Tra le sue più importanti scoperte vanno menzionate: l'identificazione delle attività e dei percorsi corticali e sotto-corticali nel riconoscimento di volti e oggetti; l'identificazione delle aree neuronali implicate nei processi emotivi; la dimostrazione che le emozioni sono implicate nel prendere decisioni; l'identificazione delle regioni limbiche e del tronco cerebrale come possibili aree cerebrali aventi un ruolo nell'Alzheimer.


Laura Pieroni
Attualmente docente di “Neurofisiologia dei processi cognitivi” presso la LUMSA (Libera Università Maria Ss Assunta), nel 2006 ha conseguito... Leggi la biografia
Attualmente docente di “Neurofisiologia dei processi cognitivi” presso la LUMSA (Libera Università Maria Ss Assunta), nel 2006 ha conseguito il dottorato in Psicologia Cognitiva, Psicofisiologia e Personalità presso l’Università di Roma “La Sapienza” dopo la laurea in Psicologia Generale e Sperimentale. Il suo campo di ricerca si... Leggi la biografia

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