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Barnard, il cognome di un astronomo, il nome di una stella


Emanuele Cangini - 01/01/2016

Nasceva il 16 dicembre 1857 Emerson Barnard, nel Tennessee. Ho osservato con attenzione la foto in bianco e nero che lo ritrae appoggiato a un grosso telescopio: una immagine comune, consueta, a tratti scontata, se non fosse che, scrutandola con più scrupolo, se ne percepisce una dimensione strana, non ordinaria, suggestiva. Non pare essere lui ad appoggiarsi al telescopio, quanto il telescopio volere avvicinarsi a lui, come in un sottile gioco di voluta riduzione delle distanze, due amici di vecchia data che si cingono le spalle con goliardico affetto e spontanea complicità. 

Alla scoperta delle prime comete

Figlio di Reuben Barnard, venne chiamato Emerson per volontà della madre, in onore dell’omonimo filosofo americano. Il padre morì prima della sua nascita e questa infausta condizione fu la causa delle precarie condizioni nelle quali fu costretto a vivere la propria infanzia, soprattutto considerando il periodo delicato attraversato dalla nazione, a causa della guerra civile. L’istruzione scolastica fu alquanto modesta e, all’età di soli 9 anni, iniziò a lavorare in uno studio fotografico di Nashville. Risparmiò sui suoi alquanto magri guadagni finché, nel 1876, racimolò un gruzzoletto sufficiente per comprarsi un telescopio da 5 pollici (12,5 cm) a montatura equatoriale (per equatoriale si intende un sostegno che permetta, con un unico movimento manuale o motorizzato, di seguire i movimenti apparenti degli astri nel cielo) con il quale riuscì, nel 1881, a scoprire la sua prima cometa. La sua diligenza venne altresì ricompensata quando, nello stesso anno, gli fu assegnato un premio per aver scoperto un’altra cometa e averne comunicato le coordinate a L. Swift (1820-1913), specialista nel settore e nello specifico segmento di ricerche, il quale lavorava presso l’osservatorio di Rochester, New York.

Un mese dopo aver reso noto la scoperta di una nuova cometa, nel 1883, Barnard osservò più di una dozzina di piccoli frammenti della grande cometa del 1882. La dedizione e l’entusiasmo gli fruttarono l’offerta di una borsa di studio all’Università di Vanderbilt di Nashville, dove poté fare uso di un telescopio a montatura equatoriale di 6 pollici (15 cm) e studiare matematica, fisica, chimica e lingue moderne. Nel 1887, anno nel quale veniva pubblicato il suo primo lavoro scientifico Astronomische Nachrichten’, ricevette un BS (laurea accademica per corsi della durata triennale o quinquennale) dall’Università di Vanderbilt. Quella stessa estate gli veniva offerto un posto nel nuovo Lick Observatory dove iniziò ufficialmente a lavorare due anni più tardi. Utilizzando un telescopio di 12 pollici (30 cm) cominciò a scoprire molte più comete e a misurarne accuratamente le posizioni celesti con un micrometro a fili. Nel 1889 monitorò l’eclisse del satellite di Saturno, Giapeto, da parte del sistema di anelli del pianeta, osservazione che convalidò l’ipotesi che l’anello fosse praticamente trasparente e composto da piccole particelle.

Le sue cognizioni e la lunga esperienza nel campo fotografico gli furono di grande aiuto quando fotografò la Via Lattea facendo uso di un obiettivo da ritratti di 78 cm focale, montato su un telescopio equatoriale di 6,5 pollici (17 cm) di apertura. Le lunghe pose effettuate con questo apparecchio fotografico svelarono per la prima volta l’esistenza di immense nubi stellari e risvegliarono l’interesse di tutto il mondo scientifico. A Emerson si deve la prima scoperta fotografica di una cometa: proprio a un mese esatto da un’altra sua scoperta, quella del V satellite di Giove, avvenuta nel settembre del 1892, con un rifrattore da 36 pollici (90 cm). L’Académie des Sciences di Parigi lo insignì della medaglia d’oro Lalande per aver rivelato conseguito una scoperta di tale portata e tale rilevanza. Le sue fotografie di comete mostrarono interessanti caratteristiche nelle code cometarie, variazioni che le precedenti osservazioni a occhio nudo non avevano permesso di cogliere.

Tra le altre notevoli ricerche che egli effettuò durante gli otto anni trascorsi all’osservatorio di Lick, figurarono le misure dei diametri planetari e dell’ellitticità di Urano. Barnard continuò le sue osservazioni micrometriche dei satelliti di Giove e Saturno e osservò in pianetino Eros durante l’opposizione avvenuta nel 1900-1901. Le molteplici misure di quest’ultimo si rivelarono di grande aiuto a H. Spencer Jones (1890-1960) nella determinazione della parallasse (fenomeno di spostamento apparente di un oggetto rispetto allo sfondo, conseguente alla modifica dell’angolo di osservazione) solare all’opposizione successiva (1930-1931). Studiò pure le variabili di ammasso e determinò le posizioni relative di novae (enormi esplosioni stellari) con grande precisione, scoprendo nel corso di queste ricerche dieci nuove variabili. Durante l’ultimo anno della sua vita, dedicò le proprie residue energie allo studio delle regioni oscure della Via Lattea, porzioni di universo nelle quali, evidentemente, è presente notevole quantità di “materia assorbente”. Alcune fotografie furono più tardi incorporate nell’Atlante della Via Lattea, completato postumo e pubblicato nel 1923 sotto i più sentiti auspici della Carnegie Institution di Washington. 

La stella Barnard

Un confronto tra una lastra presa nel 1916 e un’altra presa all’osservatorio di Lick nell’agosto del 1894, permise a Barnard di scoprire nella costellazione di Ofiuco una stella ad alta velocità, che proprio da lui prese il nome. In conseguenza della morte della moglie avvenuta nel 1921, non avendo figli Barnard stilò un testamento nel quale donava la sua casa all’Università di Chicago, mentre i suoi libri, medaglie e premi allo Yerkes Observatory. La sua ultima osservazione astronomica risultò essere quella relativa a una occultazione del pianeta Venere, il 13 gennaio 1923, che osservò dalle finestre della camera presso la quale scontava la propria malattia. Dai colleghi leggiamo tanto di lui: essi amano ricordarlo come uomo mite, dal cuor gentile e animo servizievole. Premuroso, tollerante, dall’indole individualista, rimangono di lui il suo estro, la sua ostinata applicazione e l’innato senso di rispetto per il prossimo. Mai fu docente né, tantomeno, mai obbligò chicchessia a seguire le sue orme. 

Sotto il segno del Capricorno

Coriaceo, determinato, pratico: Emerson, nato sotto il segno del Capricorno, riassumeva in maniera esemplare queste peculiarità del segno. Nemmeno una infanzia amara, che gli impose di crescere anzitempo, lo scoraggiò e depistò dai suoi propositi. Spesso scrutava Saturno, come spesso osservava i suoi satelliti, alla ricerca di chissà quale elemento stupefacente. Saturno governatore di Capricorno, simbolo e richiamo di quel Sole Nero, antica allegoria di una divinazione antidiluviana.

 



Emanuele Cangini
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria... Leggi la biografia
Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta una scuola ai indirizzo tecnico e a seguire l'Università presso la facoltà di Ingegneria Meccanica.È curatore e revisore di testi per Macro Edizioni, e per la rivista Scienza e Conoscenza nonchè giornalista divulgativo e critico letterario, relatore e conferenziere. Accanito lettore, da sempre... Leggi la biografia

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